Non entro nel merito delle ragioni che hanno portato alla rottura delle trattative tra CAI e sindacati, anche se mi pare di aver capito che chi continua a puntare i piedi sono i piloti e non il personale di terra. Mi limito a segnalare queste frasi di Guglielmo Epifani: secondo Repubblica, il segretario generale Cgil ha affermato che la sua organizzazione ha espresso sul piano di salvataggio Alitalia «una sottoscrizione inequivoca per le parti di sua rappresentatività» (personale di terra), ma per piloti e assistenti di volo non poteva prendere una posizione «per un problema di democrazia sindacale: decide il 51% dei lavoratori. E le sigle confederali, tutte insieme, hanno una rappresentatività di gran lunga al di sotto di questa soglia».
Domandina 1: com’è allora che hanno accettato di fare incontri senza le altre sigle sindacali?
Domandina 2: come mai alle firme dei vari contratti TLC – quello che conosco di persona, e dove comunque non c’è certo il 51% di iscritti al sindacato – la CGIL e le altre confederazioni siglano l’accordo con la clausola “salvo approvazione da parte dei lavoratori”, con relativo referendum, e qui no? Dov’è la differenza di rappresentatività?
Serietà sarebbe stata dire “potevamo accettare la parte relativa al personale di terra, ma non quella per piloti e assistenti di volo”. Sarebbe stata un’assunzione di responsabilità. Dire “non abbiamo accettato perché non siamo rappresentativi” è solo una presa per i fondelli.
Ultimo aggiornamento: 2008-09-19 10:15
Ho scritto un lunghissimo pippone in tre puntate (e forse più) per analizzare la situazione anche dal punto di vista del sindacato.
Credo che qualche stilla di verità (o perlomeno di tecnica fallimentare) possa esserci, perciò lo propongo come contributo.
Le due domandine di .mau. permangono comunque irrisolte, e pungono nel fianco.
http://nonsoabbastanza.blogspot.com/2008/09/alitalia-sorge-ancora.html
@mfisk: avevo letto le prime due parti, mi mancava ancora la terza. Dal tuo punto di vista, quindi, pensi che i piloti si sentano più sicuri con un fallimento (e una riassunzione da parte di qualcun altro, visto che tanto qualcuno deve pur far volare gli aerei), mentre il personale di terra preferirebbe un acquisto più o meno in blocco?
Una parte delle risposte te la posso dare io che ho seguito molto bene la vicenda per curiosità personale.
Per prima cosa, una azienda parastatale come Alitalia non è ditta privata come Telecom. Anche se in teoria valgono le stesse regole, la realtà è ben diversa. Il sindacato nel parastato o nel pubblico ha 1) una rappresentanza mooolto più alta dei lavoratori 2) essendo in regime di puro clientelismo, fottere il sindacato (od un sindacato) significa che il referente politico nella azienda viene bruciato, con tutti i problemi di ricatti e veti incrociati che una tale operazione scatena. Insomma, non è bello e si evita (sai quanti piloti votano AN ;) ).
Insieme i due punti fanno una bel volume di fuoco.
Domanda 1: merito di Berly. Lui voleva chiudere anche solo con la triplice. Ma dentro CAI c’è gente che col sindacato non ci vuole niente a che fare, perché significa rogne e soldi. Il presidente di CAI ad un certo punto ha dovuto prendere atto che aveva tutti contro, anche se lui avrebbe fatto tutto quello che Berly gli diceva (firma con la triplice+UGL).
Domanda 2: dove sta scritto, in quale legge intendo, che necessita la maggioranza dei lavoratori per approvare un contratto? Per quel che ne so io, conta che l’RSU a maggioranza firmi (se sono in 3, 2). Poi quello che dicono i lavoratori conta (legalmente) una mazza. E se l’RSU non firmasse, con il commissariamento sarebbero legalmente esautorati.
Solo Alitalia e la sua malagestione poteva arrivare sino a questo punto, ed il Berly ora deve metterci del suo per non perdere la faccia…vedrai che nelle prox 2 settimane si aggiusta tutto ;). Alitalia ha ancora diverse settimane di liquidità…
Anzi mi correggo: l’azienda conclude l’accordo con chi firma nella RSU, e gli altri escono dalla trattativa, e lasciano ai singoli iscritti la facoltà o meno di aderire. Poi, chi non ha firmato, fa ostruzionismo…e cerca di far perdere soldi alla controparte sotto forma di scioperi.
Che i confederati non amino gli autonomi e viceversa è un fatto stranoto. Che i confederati quando possono fare a meno degli autonomi lo facciano, mi pare altrettanto evidente. Detto questo il referendum sui contratti può vanificare o consolidare la trattativa, ma in questo caso il tempo non ci sarebbe stato e nel caso in cui si fosse andati al muro contro muro coi piloti, oltre ad Alitalia, sarebbe fallita pure la CAI che, col capestro che c’e’ sotto, sarebbero stati altri dolori per i contribuenti. La CIGL si è messa a trattare, lei stessa, con le altre sigle, retrocedendo anche da posizioni già assunte al tavolo, pur di mettere dentro anche chi era stato in un primo momento estromesso dai tavoli e ferocemente avverso ai risultati del tavolo.
Ad ogni modo diffidate di chi dice che i lavoratori Alitalia sono dei super privilegiati che non hanno voluto/saputo rinunciare ai propri privilegi.
C’e’ un po’ di vero anche in questo, sicuramente, ma è anche vero che i nuovi proprietari avrebbero preteso turni di lavoro e ritmi massacranti, mano libera sui lavoratori in cambio di rettribuzioni lontane anni luce dagli standard medi europei. In pratica Alitalia sarebbe diventata come una di quelle piccole Low Cost in quanto a trattamento del personale, ma tutt’altro che Low Cost in quanto a tariffe. Tant’e’ che avevano già annunciato di ritoccare la Roma-Milano sulla quale sono monopolisti. Alitalia ha una voragine tale nei bilanci per cui, con la metà del personale che ha attualmente, e quindi il dimezzamento del costo del lavoro, sarebbe comunque in perdita. Mentre Scajola si fa il suo volo privato da Villanova d’Albenga (aeroporto grande come il mio appartamento) e Roma, con 18, dico 18 passeggeri in media all’anno per dare lo zuccherino al suo bacino elettorale e causando all’azienda una perdita pazzesca e senza senso.
Questi comportamenti ora li devono pagare solo i lavoratori? Anche se hanno qualche privilegio più degli altri?
@mestesso: prendo atto che nel parastatale l’affiliazione sindacale sia molto più alta. Detto questo, non hai risposto alla domanda 1. Che SilvioB volesse l’accordo a ogni costo, è ovvio: ma perché allora la CGIL si è messa al tavolo senza gli altri? Per la 2, di contratti firmati da minoranze ne ho visti tanti anch’io :-)
@.mau.: non sono riuscito a capire se ci siano o meno differenze sostanziali tra piloti, assistenti di volo e personale di terra.
A logica, direi che le tre posizioni sono, nell’ordine, caratterizzate da qualificazione decrescente; ma questo non vuol necessariamente dire minore appetibilità sul mercato, dato che entra in gioco anche la variabile salariale.
Allo stesso prezzo tra un pilota e una hostess di terra ti compro un pilota: ma è chiaro che il prezzo non è lo stesso.
Come spiego nella terza parte, tuttavia, il punto è che “fallimento” e “vendita in blocco” NON sono alternative tra loro: sono due facce della stessa medaglia.
@mfisk: quello a cui stavo pensando io non è tanto il rapporto qualificazione/costo del lavoro, quanto il rapporto qualificazione/ridondanza. Se i piloti di troppo non sono poi così tanti, mentre per il personale di terra occorrerebbe un taglio molto pesante, puoi immaginare come le visioni di dipendenti e sindacati delle categorie divergano… senza contare che la proposta CAI potrebbe anche essere appunto penalizzante in maniera diversa.
Sai che non ho capito di cosa stiamo parlando?
Voglio dire, non basterebbe far fallire Alitalia, poi la nuova compagnia fa le sue offerte ai potenziali dipendenti che le servono, e se sono troppo basse semplicemente non trova nessuno ed è costretta ad alzarle?
A che servono i sindacati in questa situazione, a parte ritagliare per se stessi una fetta di potere e incasinare la trattativa per logiche più parapolitiche che economiche?
E se grazie alla pressione dei sindacati la nuova compagnia si ritroverà sul groppone mille dipendenti in più che non le servivano, non ci perderemo noi italiani che dovremo pagare tariffe più alte per mantenerli?
In sostanza: ma che ce ne frega dell’approvazione da parte di lavoratori che hanno lavorato duro per dieci anni per far fallire la propria azienda? Non sarà anzi un passaggio controproducente, perché questa approvazione sarà subordinata ad un tentativo di riproposizione il più estesa possibile delle stesse logiche che hanno fatto fallire l’Alitalia attuale?
.mau.: sulla domanda 1, penso che Epifani sia stato obbligato a partecipare. Si dice, in maniera piuttosto insistente, che ora Epifani abbia i giorni contati (per non aver risolto la questione).
La teoria (io la riporto così come mi è stata detta, relata refero) è che il PD vuole scaricare Epifani, ora che Rifonda non esiste più, la componente massimilista di CGIL vale quanto un due di picche in parlamento. E se Epifani vuol restare, deve renderla inoffensiva. Ma come? Una conclusione positiva lo avrebbe aiutato parecchio.
@vb: premetto che di Alitalia ci capisco poco… però… a quanto dicono ha un numero di dipendenti spropositato rispetto alle dimensioni della compagnia. Da un lato il compito del sindacato sarebbe tutelare i lavoratori (ovvero cercare di fare in modo che non perdano il posto), dall’altro è anche vero che:
1- Alitalia (come molte compagnie statali ed ex-statali) è stata per anni un carrozzone in cui si piazzavano dentro amici, parenti, amici dei parenti e così via (il tutto a spese dello Stato).
2- Quando si va a tagliare, quasi mai si tagliano i “rami secchi”, ma più semplicemente i “soggetti deboli”. Ovvero, in una situazione in cui c’è una percentuale di persone assunte con sistemi clientelari, anziché tagliare questi spesso si preferisce tagliare quelli che lavorano davvero (e non ho dubbi che in Alitalia ce ne siano molti). Storia già vista con le ferrovie…
Dunque che si fa? C’è certamente una grossa responsabilità del sindacato nel fallimento della trattativa con Air France. Ma faccio fatica a capire cosa stiano realmente combinando i sindacati e quali interessi tutelino: se quelli dei lavoratori che lavorano o dei lavoratori parassiti…
Una volta si parlava di “questione morale”. Beh, forse anche nel mondo sindacale c’è una questione morale: sarebbe ora di cominciare a parlare di tutela per i lavoratori che se lo meritano, non per tutti indiscriminatamente…
Detto questo, tutta la storia della cordata mi sembra il classico pasticcio all’italiana: un gruppo di imprenditori, senza rischiare un euro del proprio, si dovrebbe prendere la parte buona di Alitalia e lasciare il marcio a carico dello Stato. Comodo. Così sono capace anch’io a fare l’imprenditore…
Yuri: Concordo anch’io che così è facile fare l’imprenditore, d’altra parte se venissero da me a chiedermi se voglio impegnare il mio tempo e il mio patrimonio per far sì che l’Italia abbia ancora una compagnia aerea non vedo perché dovrei metterlo a disposizione per pagare i debiti fatti dagli altri: va bene investire e prendersi il rischio di iniziare una nuova azienda nel settore, ma i debiti pregressi li paghi chi li ha fatti.
Per il resto vedo purtroppo che tanti hanno un certo modo di pensare, cioè che il compito di una azienda non sia assumere la gente che serve al suo scopo sociale, ma assumere chi ha bisogno di un lavoro. E’ appunto questa la scelta che sottintende chi parla di “tutela dei soggetti deboli” (che spesso sono e rimangono deboli perché non hanno alcun incentivo a smettere di esserlo, visto che da deboli hanno uno stipendio garantito senza fare niente: in pratica è un incentivo alla riduzione della produttività del Paese).
Comunque, anche qui, se si partisse da zero non ci sarebbe da tagliare, ma solo da costruire: è molto più facile che in questa situazione non vengano fuori “rami secchi”, mentre nessun imprenditore sarebbe così autolesionista da assumere quelli che non lavorano e lasciare a casa quelli che lavorano (e se lo facesse non durerebbe a lungo).
Per chiarire il primo paragrafo di qui sopra: tu dici che gli imprenditori della CAI entrerebbero “senza rischiare un euro del proprio”, ma non so da dove tu abbia preso questa notizia, visto che si è sempre detto che la CAI investirebbe un miliardo di euro nell’affare; non è certo poco.
@vb:
Se tu imprenditore vuoi entrare sul mercato del trasporto aereo non lo fai perché ti piace tanto l’Italia ma perché ci vedi una possibilità di guadagno. Se credi che ci sia una possibilità di guadagno analizzi come entrare su questo mercato e ti fai il business case.
Non c’è nulla di male nel fare ciò che si propone la CAI, lo stato è disposto a cedergli una compagnia aerea allo sfascio a condizioni agevolate (si prende tutti i debiti). Un’alternativa potrebbe essere investire i propri soldi per comprarsi aerei e farsi una nuova compagnia aerea (quello che stan facendo Montezemolo e Co. per le ferrovie) oppure aspettare che Alitalia fallisca per rilevare gli Assets che interessano e mettere in piedi una compagnia aerea nuova. Quesste ultime ipotesi hanno dei limiti poiché non potrebbero basarsi sul brand e il portfoglio clienti di una compagnia aerea funzionante e richiederebbe molto più tempo per entrare sul mercato. Ma avrebbe il vantaggio di non avere problemi sindacali.
Alitalia è un’azienda clientelare? si. I sindacati non devono cercare di fare il loro lavoro? E’ normale che sia così.
Tra l’altro vorrei porre una domanda. Le condizioni che garantisce il governo italiano mi sembrano molto vantaggiose; non potrebbe entrare qualche altra compagnia aerea (Air France, Lufthansa, British Airways etc…) che potrebbe essere interessata al mercato italiano? Perché sul tavolo della trattativa ci sono dei sindacati che, da come dichiarano, non sono rappresentativi di tutti? Chi li ha voluti e perché…
Nessuna compagnia straniera entrerà in Italia pesantemente (cioè col ruolo di principale vettore nazionale) senza l’invito del governo: non si fa, perché il governo ha comunque pesanti poteri regolatori e può farti trovare le cose moooolto lunghe. Lufthansa ha mosso qualche passo timido, per esempio annunciando nuovi voli dall’aeroporto di Varese Brughiera: espansione quatta quatta e con giudizio in attesa di capire che succede. Vedremo gli altri, penso però che preferirebbero la nascita di una compagnia italiana ragionevolmente sana in cui entrare con quote fra un paio d’anni.
vedo che lo sport preferito continua ad essere quello di dare la caccia alle pagliuzze, sdegnando le travi…
>Serietà sarebbe stata dire “potevamo accettare la parte relativa
>al personale di terra, ma non quella per piloti e assistenti di
>volo”. Sarebbe stata un’assunzione di responsabilità. Dire “non
>abbiamo accettato perché non siamo rappresentativi” è solo una
>presa per i fondelli.
Premesso che credo che la CAI, non essendosi ancora sciolta, voglia portare a termine il colpaccio e che ritirarsi sia un proclama di facciata per mettere in difficoltà i sindacati…
In questo caso la parte forte sono i piloti: è vero, come ha detto mfisk, che il personale di terra ha un salario più basso, ma “costruire” un pilota richiede un tempo incredibilmente più alto. In pratica i piloti -partendo dall’assunto che chiunque si ritrovi per le mani la flotta Alitalia non potrà tenerla inutilizzata- credono, chiunque e in qualunque modo acquisti gli aerei, di poter trovare lavoro e di spuntare delle buone condizioni.
Il personale di terra, specie quello a più bassa specializzazione, non è nella stessa condizione.
La CGIL, essendo un sindacato non strettamente di categoria, ma di natura più “universale”, si trova nella situazione di dover fare la voce grossa quando parla in nome dei piloti, ma di pietire quando parla in nome del personale meno qualificato.
Poiché una situazione dove con una mano chiedi aiuto e con l’altra sferri mazzate parrebbe ridicola, la CGIL si è tirata fuori da questa situazione nell’unico modo che le è parso ragionevole: nascondendosi.
“Io? Io non c’ero. E se c’ero dormivo.”
Del resto in quella che era una situazione da schizofrenia acuta con personalità multiple, non c’era altra soluzione.
Più che una presa per i fondelli, a me è sembrato un atto di resa: “io non posso rifiutare perché inculerei una parte, ma non posso accettare perché ne inculerei un’altra. Quindi vi dico che potrei anche accettare, se non ci fossero i piloti, e poi mi defilo e vedetevela con loro.”
Alla fine mi sono messo a fare due conticini, sugli esuberi e sul costo del personale.
Sugli esuberi (vale a dire sul fatto che ci sia o meno troppa gente) non si può dire granché, almeno al momento: bisognerebbe avere informazioni molto più di dettaglio. Ma sul costo del lavoro i risultati mi sembrano molto interessanti: li trovate sul blog (http://tinyurl.com/4297de).