Leggo su La Voce un articolo di Tito Boeri e Massimo Bordignon che si lamentano perché nella nuova bozza di federalismo preparato da Simplificius Calderoli ci sarebbe un commino che lascia alle regioni a statuto speciale parte delle accise sui carburanti raffinati nel loro territorio. Il motivo politico di questa aggiunta, come Boeri e Bordignon spiegano, si chiama Raffaele Lombardo, o se preferite MPA; il motivo tecnico non ci sarebbe perché l’accisa è un’imposta sul consumo e non sulla produzione, e quindi si giungerebbe al paradosso che la benzina consumata dai piemontesi darebbe soldi ai siciliani.
Sulla parte politica non credo ci sia molto da dire. Su quella “tecnica”, però, vorrei fare un paio di considerazioni.
1. Una raffineria non è esattamente una bella cosa per chi ci abita vicino, esattamente come un rigassificatore o una centrale a carbone. Da questo punto di vista, l’idea di lasciare parte delle imposte sull’uso di un materiale a chi ha dovuto subire una produzione necessariamente inquinante non è così stupida.
2. Il federalismo fiscale mette però in evidenza la contraddizione che ormai si ha con la differenza tra le regioni a statuto speciale e quelle ordinarie. Perché io residente in Lombardia devo dare dei soldi alla Sicilia (o al Friuli-Venezia GIulia, o alla provincia di Trento)? Qual è il razionale? Nel caso particolare, perché la norma di cui sopra è fatta solo per le regioni a statuto speciale?
Mi piacerebbe che qualcuno di più importante di me chiedesse le stesse cose su un media più importante di queste notiziole, ma intanto inizio da qua.
Ultimo aggiornamento: 2008-09-15 11:05
Le regioni a statuto speciale non hanno più ragione di esistere da almeno vent’anni; questa sarebbe la prima cosa su cui metter mano nella riforma federale. Ma ovviamente non sarà fatto, visto che la Sicilia è un serbatoio di voti indispensabile per la destra.
Umm. Sul punto 1 il principio è pericoloso, come la vecchia monetizzazione del rischio per cui se gli operai prendevano qualche soldo in più poi potevano anche rischiare la vita un po’ di più. Se la raffineria è pericolosa (oltre che “poco bella”) non c’è tassa che compensi il rischio. Certo, anche questa idea del rischio=soldi, è utile per il nucleare prossimo venturo.
Sul punto 2 la questione va posta subito in termini più generali. Lo stato serve? E a cosa? Perché devo finanziare e tanto guerre che non voglio, aziende che non uso, scuole che non mi imparano nulla?
Per ora il “federalismo” sono tasse da ripartire tra le regioni, addizionali in busta paga da ripartire tra i comuni, ecc. con un costo, anche gestionale, enorme e sempre a carico del contribuente.
Spero che la sanità pubblica, prima di morire, possa fare un iniezione di buon senso e di vera buona gestione a qualcuno che ne avrebbe tanto bisogno.
@Bubbo: le alternative al punto 1 sono diverse. (a) si obbligano tutti ad avere qualcosa di brutto e cattivo; (b) si delocalizza il qualcosa di brutto e cattivo, tanto nei paesi poveri preferiranno morire a pancia un po’ più piena; (c) si trova un sistema di fare a meno della cosa brutta e cattiva. Non mi pare che nessuna delle opzioni sia però fattibile e utile. Per il punto 2, temo non cambierà molto tra federalismo e attuale regime fiscale, dal punto di vista dei benefici. Per i costi, boh: dipenderà da quanta gente in più dovrà ricevere prebende.
In realtà è la dimensione “Stato nazionale” a non avere più senso: troppo grande per essere efficiente e troppo piccola per avere peso politico su dinamiche globali. Sarà mica un caso che lo Stato con l’economia più forte d’Europa (Germania), così come la Spagna che ci ha fatto le scarpe, sono tra i più federali d’Europa; o che tutti gli stati che hanno fatto miracoli socio-economici negli ultimi 10-20 anni, dall’Irlanda alla Danimarca, sono di dimensioni comparabili a una nostra Regione medio-grande… La soluzione sarebbe appunto quella di rendere a statuto speciale tutte le Regioni, tanto per cominciare.
@.mau. (commento #3): (d) raccontare che la cosa “brutta e cattiva” è in realtà “bella e buona” (che la centrale a carbone non inquina, che le emissioni dell’inceneritore sono perfette per i suffumigi, che le centrali nucleari non hanno effetti collaterali) e che stimola l’occupazione e l’economia locale. Attualmente mi pare che sia la tecnica politica più utilizzata.