Ieri repubblica.it, tanto per cambiare, lanciava l’allarme: “la destra vuole abbassare di nuovo a 14 anni l’obbligo scolastico”, obbligo innalzato a 16 anni dal governo Prodi II. Peggio ancora: l’emendamento in questione non è che abbassi l’età dell’obbligo, ma permetterebbe di assolverlo “anche nel sistema regionale della formazione professionale e nei percorsi triennali istituiti dal ministro Moratti”, invece che nelle scuole statali.
Onestamente non riesco a capire tutta questa storia. Dal mio punto di vista l’alzare a 16 anni l’obbligo mi sembrava tanto una misura presa per parcheggiare due anni in più i ragazzi, e abbassare ulteriormente il livello dell’insegnamento. Già oggi col 3+2 l’università è un superliceo; ma se nelle superiori infiliamo gente che ha tutto meno che voglia di studiare, o li si lascia per strada continuando a bocciarli, il che non mi pare una bella cocsa, oppure si toglie roba per tutti. Il vero problema non è avere l’Avviamento 2.0 semplicemente spostato dopo le scuole medie, ma non avere una vera traduzione pratica del dettato costituzionale dove lo studente meritevole non solo abbia gratuita la scuola, ma anche una borsa di studio che gli permetta di comprarsi i libri, di mangiare e finanche di avere qualche soldo. Studiare costa fatica, ed è giusto che venga premiato.
Su La Stampa (cartaceo) di oggi, in compenso, ho scoperto una cosa interessante: che in futuro per insegnare bisognerà avere fatto la laurea triennale nella materia da insegnare e il biennio di specializzazione in istruzione. Finalmente qualcuno – sembra che la proposta sia bipartisan, tra l’altro – si è accorto che non basta sapere le cose per insegnarle?
Ultimo aggiornamento: 2008-07-19 19:57
più che abbassare l’età (o alzarla) i vari governi (destra o sinistra) dovrebbero preoccuparsi di fornire i soldi per comprare il materiale scolastico (principalmente i libri scolastici). attualmente in Italia un ragazzo, voglia studiare o meno, si può trovare costretto a studiare su testi di seconda mano, spesso ridotti in pessimo stato, solo per risparmiare qualche decina di euro.
una follia la triennale + due anni. chi pensa che possa funzionare non ha la più pallida idea del livello medio. universo mondo o no, l’università italiana DEVE tornare al vecchio ordinamento. il nostro sistema scolastico è concepito per quello a partire dalla prima elementare.
per l’obbligo, da innalzare non solo a 18, ma al diploma, con un sistema di “bocciature” disciplinari. si fanno cinque anni di scuola superiore, e si esce tranquillamente all’ultimo anno con matematica del primo (o nemmeno). senza esame di stato per chi non si iscrive all’università. chi vuole fare l’esame di stato deve arrivarci con tutte le materia sufficienti a partire dal primo anno (eventualmente recuperabili eventuali insufficienze).
ok, detto così si capisce poco, magari trovo il tempo di approfondire in un post :-)
per inciso, ho sempre trovato che il sistema di reclutamento basato sul concorso, che prevedeva una verifica delle conoscenze e nessuna competenza didattica fosse una follia (ben spiegabile per altro). ma in quale società malata il ministero dell’istruzione partiva dal presupposto di NON fidarsi del ministero dell’università e voleva saggiare la preparazione dei laureati e se ne fregava bellamente delle loro capacità didattiche?
ipazia
Anche se fortunatamente lo conosco poco (io, vista anche l’età, mi sono laureato col vecchio ordinamento), credo che sul 3+2 abbia perfettamente ragione ipazia. In effetti l’impressione è che si sia voluto “diluire” il carico di lavoro in una serie di tesine, esamini e così via. Appunto una sorta di superliceo come diceva Mau, col risultato che magari sarà aumentato il numero di laureati, ma… a che prezzo?
Certamente non dipende solo dall’istruzione, ma anche da un sacco di altre cose, ma io negli ultimi anni mi sono trovato a dover gestire ragazzi del servizio civile e l’esperienza (a parte qualche eccezione) è veramente sconfortante…
Ragazzi di 24-25 anni che se non li prendi per la manina si perdono perché non hanno la più pallida idea di cosa voglia dire organizzarsi. Ma la cosa più mostruosa è probabilmente la differenza abissale tra gli obiettivi che si pongono e la preparazione e gli strumenti necessari per arrivarci. Spiego meglio, non si rendono conto di cosa non è alla loro portata: a parole sono pronti a fare mille cose, ma quando gli dici “ok, vai”, si perdono. Esempio pratico. Una ragazza (tutt’altro che stupida), che doveva fare un rapporto sugli impianti di energia alternativa effetivamente realizzati in regione. 3 settimane di lavoro, una pagina di roba (e non è che non ci abbia lavorato). Io in un paio d’ore su google ho trovato 50-100 volte tanto.
Scusate per questa analisi impietosa (e poi tutto sommato nemmeno io mi ritengo immune dal fenomeno, diciamo solo un po’ meno), però forse a voler rendere le cose semplici a tutti i costi si fa più danno che altro. Le difficoltà servono a crescere: servono a porsi dei problemi e a cercare il modo per risolverli.
Tornando al discorso sulla scuola di insegnamento, in teoria ci sarebbe già la SSIS (ma preferisco sorvolare), il vero problema però è trovare una maniera per dare una prospettiva seria a chi (per non si sa quale motivo) decide di insegnare. Una mia amica (2 lauree e una preparazione da paura) c’ha messo 15 anni tra concorsi, supplenze e così via prima di diventare di ruolo. Al quel punto l’impressione è che quando finalmente “arrivi” al posto fisso, ormai l’entusiamo, la voglia di trasmettere conoscenza, ormai se ne siano già andati da un bel pezzo: pensi solo che ormai ti sei sistemato e tiri a campare. Ovviamente ci sono delle eccezioni: il mio prof. di storia al liceo era all’ultimo anno prima della pensione e credo fosse una delle persone più vitali che abbia mai conosciuto, ma temo siano eccezioni rare.
@Yuri: Il 3+2 credo sia nato per scopiazzare la struttura didattica di alcuni altri paesi ed anche perché il diploma universitario nato nel 1990 non aveva avuto un grande successo. Insieme sono stati introdotti i crediti e lo spezzettamento degli esami in due, ma sono cose diverse.
Quello che si voleva ottenere era di ridurre il fenomeno dei fuoricorso e cercare di rispondere all’esigenza che si aveva di avere una figura intermedia tra il laureato ed il diplomato, chiesta a gran voce dal mondo produttivo.
Il risultato netto è che in media nessuno di ferma alla laurea di primo livello, e nonostante questo non trova lavoro facilmente, ci sono i fuoricorso esattamente come prima pur avendo semplificato le materie ed alla fine in Italia i laureati in media guadagnano il 10% in più rispetto ai diplomati.
Per le superiori e le medie io sarei per il ritorno ai 14 anni come età dell’obbligo ed eventualmente un sistema a due livelli: uno di asilo per adolescenti, il cui scopo principale e` tenere gli adolescenti in crisi ormonale da qualche parte in modo che non si facciano male, ed ogni tanto cercando di insegnargli qualcosa. Niente bocciature di fatto, i privati sono benvenuti perché deve sembrare una cosa di élite. Alla fine però non si può di fatto entrare in università (es. obbligo di esame difficilissimo di ingresso per tutte le facoltà che può essere superato dalle scuole di secondo tipo). Il secondo binario è una scuola dura in cui si boccia a volontà, una materia insufficiente e si ripete l’anno, due bocciature e si ritorna alla scuola precedente, i privati se vogliono fare questi corsi devono essere sotto stringente controllo statale. Questi possono fare l’università.
La cosa dovrebbe essere fatta ovviamente in modo non palese, ma in modo che l’adolescente con iPhone vada al primo tipo di scuola, mentre l’adolescente con il Mac Pro(tanto per stare in casa Apple, ed secludendo che un Mac Pro costa come 6 iPhone) vada al secondo.
@valepert: amen.
@ipazia: il 3+2 e’ il risultato di un accordo europeo per rendere “traducibili” i titoli da un paese all’altro. Per me come docente universitario, ha il vantaggio che gli studenti “lenti” hanno una via d’uscita dignitosa a metà percorso, e che si possono offrire corsi brevi (anche di riqualificazione).
@.mau.: che io sappia finora (e dalla riforma 3+2) per insegnare _alle superiori_ ci voleva 3+2+2: 3 di laurea triennale, 2 di specialistica-ora-magistrale, e 2 di preparazione all’insegnamento. Se si leva il +2 nel mezzo, si porta la preparazione degli insegnanti ad un livello più adeguato al loro stipendio – il che purtroppo Non È Una Bella Cosa.
Per la cronaca, io ho visto come funzionano alcune SISS (cioè il +2 dove dovrebbero imparare a insegnare) e non sono un gran che. Anche perché sono state istituite senza fondi per farle funzionare, e con poco controllo sulla competenza di chi insegna.
Portare l’obbligo a 16 anni dovrebbe a mio parere servire a preparare tutti alle conoscenze minime per vivere nella società di oggi, che sono più di quelle che c’erano quando eravamo ragazzi noi.
Quanto a “se nelle superiori infiliamo gente che ha tutto meno che voglia di studiare”, ti ricordo che alle superiori ci sono sempre stati (forse non nella tua scuola privata). Nel natio borgo selvaggio al liceo non ci andava chi aveva voglia di studiare: ci andava chi aveva i soldi in famiglia. Stare in una classe di fancazzisti per cinque anni mi ha aiutato – invece di perdere tempo a studiare storia dell’arte o latino, mi sono portata avanti con la matematica e ho letto tutti i libri che volevo.
NB Non penso che in assoluto studiare storia dell’arte sia una perdita di tempo. Visto però che a me non interessava, sono stata ben felice di poter seguire il mio gusto personale.
@Barbara: testi aggiornati e puliti permettono al ragazzo di ricavare più informazioni (ho visto in giro testi di storia che non parlano dell’11 settembre e sono passati quasi 7 anni) e ad organizzarsi meglio (con la sottolineatura delle parti più importanti del testo, dopo averlo letto, lo studente ha già compiuto metà del lavoro).
@valepert: l’11 settembre non è storia.
@Barbara: da quanto ne so io (cioè da quanto mi hanno raccontato amici che ci sono andati) alla fine la SSIS il più delle volte ti ritrovi gli stessi docenti e gli stessi programmi che hai già fatto… insomma alla fine è poco più che un sistema per “parcheggiare” gli studenti per altri 2 anni e mungerli ancora un po’…
Quanto al discorso del 3+2 in linea di massima sarei d’accordo sul discorso dei due livelli (e della possibilità di uscita al primo), però è stato gestito veramente maluccio. Innanzitutto con la sola laurea di primo livello si fa ben poco (a parte poche eccezioni), il secondo punto sono i programmi, almeno come l’ho visto io a storia. Col vecchio ordinamento un esame era una cosa di una certa mole: almeno 6 mesi di lezione (se non addirittura corsi annuali) in cui prima si dava un inqradramento generale della materia (la parte istituzionale) e poi si approfondivano determinati punti (parte monografica), più eventuali seminari ecc…
Con la riforma sono saltati fuori degli esami da 5 crediti (a volte anche meno), che non sono né carne né pesce: ci sono corsi che durano sì e no un paio di mesi che danno giusto un’infarinatura generale e in cui non si approfondisce quasi nulla, e poi via di corsa perché poi ogni 15 giorni c’è un’esamino che si prepara in una settimana…
@valepert: quando ho fatto la maturità io, il programma di storia finiva al 1915. Altro che 11 settembre!
@Yuri: concordo con praticamente tutto quel che dici. D’altra parte il ministero ha messo delle linee guida allucinanti e molto rigide sui programmi dei 3+2, e le facoltà hanno fatto del loro meglio per riuscire a infilarci contenuti sensati. Si vede che sono di parte, eh?
Ricordo inoltre che molti corsi di laurea, formalmente di 4 anni, non venivano quasi mai finiti in meno di 5. Per questi il 3+2 è stato un riprendere contatto con la realtà (e a non far pagare le tasse da fuoricorso a studenti bravi). A matematica invece è stata una sfiga, perché da noi chi ce la faceva in 4 anni c’era, con soli 15 esami da fare :-).
“Su La Stampa (cartaceo) di oggi, in compenso, ho scoperto una cosa interessante: che in futuro per insegnare bisognerà avere fatto la laurea triennale nella materia da insegnare e il biennio di specializzazione in istruzione. Finalmente qualcuno – sembra che la proposta sia bipartisan, tra l’altro – si è accorto che non basta sapere le cose per insegnarle?”
.mau., sono dieci anni che, per insegnare in medie e superiori, dopo la laurea bisogna frequentare la SSIS (scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario, dove peraltro insegno) per accedere all’insegnamento. Alla SSIS si accedeva finora dopo una laurea quadriennale o quinquennale. Dico finora, perché per ora, al di là delle dichiarazoni di principio, l’unica novità di questo governo è stata quella di sospendere la SSIS, tranne eventual colpi di scena la prossima settimana:
http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=23093&action=view
Se verrà riattivata, l’idea del Governo è che per accedervi basti la laurea triennale, il che comporterà evidentemente un crollo nella preparazione degli insegnanti e una loro ulteriore dequalificazione sociale.
@.mau.: concordo ma preciso una cosa: se le ristampe più recenti dei libri di storia mostrano almeno una immagine dell’evento non vedo perché la maggior parte degli studenti debba ancora usare edizioni obsolete del testo. aggiungo che non sto dicendo che bisogna cambiare versione del testo solo perché c’è una foto in più, ma in sette anni qualche correzione sarà sicuramente stata apportata (ricordo che il mio volume attribuiva erroneamente la citazione “Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo” a Voltaire. segnalarlo agli autori e dover attendere un decennio prima che i ragazzi non si trovino più davanti a certi svarioni è semplicemente assurdo).
Prima o poi ci farò un post (se posso), ma mi è capitato un paio di settimane fa di incontrare due 18-20enni (uno ancora in corso di matura) che volevano farsi dare mezzo miliardo (non da me, io valutavo soltanto…) per mettere in piedi una dot com che avrebbe cambiato il mondo, facendo una supercazzola con scappellamento a destra nel mondo del social networking online.
Inutile dire che, dei due, il “tecnico” aveva visto solo tre schermate di Visual Basic in vita sua, e non aveva assolutamente la minima idea di cosa significasse in pratica costruire una piattaforma Web. Ma il problema non era quello; era la totale incapacità di ammettere di non sapere che pesci pigliare. In pratica, sperava di farsi dare mezzo miliardo e poi “boh, in qualche modo si vedrà”.
Ecco, il problema vero della scuola italiana non è l’incapacità (che pure esiste in molti casi) di insegnare competenze: è l’incapacità di insegnare a vivere.
@vb: i due ragazzi secondo me avevano capito tutto:
1. Farsi dare un finanziamento per supercazzola
2. Rispettare i requisiti minimi o formali per l’erogazione a fondo perduto dei soldi spendendo il minimo possibile
3. Scappare con la cassa
4. Profitto!!
E direi che ci sono riusciti in molti: http://it.search.yahoo.com/search?p=488+truffe
@Mike: purtroppo mi sa che tu abbia ragione…
Qualche anno fa mi è toccata una consulenza per un progetto europeo. Non entro troppo nei dettagli, ma era una cosa che prevedeva un sito internet in cui gli utenti dovevano inserire una serie di dati sui propri consumi (acqua, energia ecc.) e il sistema calcolava il rendimento dell’edificio, fornendo una serie di suggerimenti.
Entro nel sito e già si carica la metà della roba perché questi geni non conoscono la differenza tra “\” e “/” perciò metà dei link e delle immagini non funzionano, in compenso però non avevano previsto nessun sistema di controllo dei dati, perciò potevi dichiarare che casa tua (superficie complessiva 4 milioni di metri quadri) consumava quanto una lampadina da 25W. Il sistema si beveva tutto allegramente e, cosa ancora più interessante, ogni dato andava a influenzare la media generale (che era utilizzata come parametro di riferimento per i suggerimenti), perciò bastava un cretino che metteva dati sbagliati per far sballare tutti i conti.
Vado a questa bella riunione, gli spiego la differenza tra “\” e “/” e gli altri problemi che ho trovato: questi mi rispondono che non c’è problema perché gli utenti metteranno dentro i dati corretti…
Naturalmente gli risposto in sostanza “arrivederci e grazie”, ma ho poi saputo che non sono mai arrivati in fondo al progetto…
Avete presente quella scenetta di Ficarra e Picone sulla storia che chiedono non so quanti miliardi di finanziamento alla comunità europea per un campo di bocce sulla spiaggia? Davvero a volte la realtà supera la satira…
P.S. L’unica cosa positiva del progetto è che siccome le pagine di aiuto del sito erano state fatte con i piedi, metà delle istruzioni erano in inglese, l’altra metà in olandese. Dato che non so una parola di olandese, mi sono dovuto far aiutare da una ragazza olandese che lavorava con me e abbiamo fatto amicizia :)
valepert: so che una delle motivazioni del tre+due è quella che hai citato tu, la “traducibilità” all’estero, ma è una delle molte, e come le altre si è tradotta nella pratica in una debacle. quasi tutti i miei studenti che hanno deciso di fare la specialistica all’estero hanno dovuto superare esami integrativi perchè il loro curriculum era stato giudicato inadeguato. per arrivare al caso di una triennalista di filosofia alla quale è stato proposto, visti esami e contenuti, di iscriversi al secondo anno dell’equivalente triennale spagnola…e ti dirò, avevano ragione loro, in tutti i casi a me noti.
>Finalmente qualcuno – sembra che la proposta sia bipartisan, tra >l’altro – si è accorto che non basta sapere le cose per insegnarle?
La chiave è un buon personale docente. Il resto (la durata e le modalità della lezione, esami non esami, etc…) sono quisquilie.
Un buon docente fa imparare qualcosa e instilla il desiderio di conoscere di più.
Fino a pochi anni fa, la scuole era solo ed unicamente un serbatoio di posti di lavoro per gente che non voleva lavorare granché, più qualche insegnate che veramente ci credeva.
Ora, piano piano, le cose migliorano. Speriamo continui così.
La cosa realemente triste è che l’università peggiora, e le superiori migliorano.
Io comunque vi potrò dare un test efficace, perché fulgido 43 enne, compagno felice di una ricercatrice in matematica applicata, proverà a fare la matricola attempata. Anzi, voglio fare un diario online dell’esperienza…
PS: è per merito della fidanzata, non mio, che mi ci metto…
@ipazia: non c’è bisogno di andare all’estero… un docente di letteratura italiana mi raccontava di una ragazza che si era trasferita da un’università siciliana (non ricordo quale) a quella di Bologna. L’esame valeva 5 crediti, ma per qualche imponderabile ragione la segreteria ne riconosceva solo 4 e mezzo… insomma avrebbe dovuto farle un esame da mezzo credito. Cosa le chiedi per mezzo credito? La quarta di copertina di un libro? Ha firmato il libretto e amen.
:)
Non sono d’accordo che la 3+2 è un superliceo, anche se posso convenire che non è il sistema piu’ adeguato per l’Italia.
Perlomeno ad ingegneria, che conosco, ma mi sembra che valga per altre facoltà, il 3+2 è stato lo splitting degli esami di 5 anni in esami da fare in 3+2 anni, con la differenza che quasi ogni esame è stato diviso in due. Quindi per conseguire la laurea da 3 vai a dare quasi lo stesso numero di esami (le stesse materie e gli stessi argomenti, non ti scontano nulla) di quella vecchia da 5.
Eviterei le generalizzazioni, se possibile. :-)
Non capisco perché riferite questa discussione all’Italia. Il tema “scuola” discende per intero dalle decisioni OCSE e dal famigerato accordo di Bologna.
Gli stati nazionali si limitano ad implementare i tagli (alla spesa e alla qualità) con modalità adeguate ad evitare eccessive lamentele.