Leggo in giro (ecco ad esempio il Corsera che con un emendamento al “pacchetto sicurezza” approvato in modo bipartitico in commissione Bilancio e Finanze – avete letto bene: Bilancio e Finanze – con il plauso del piddì abbiamo finalmente superato il problema delle impronte digitali da prendere agli zingari. Infatti entro capodanno 2010 – meno di un anno e mezzo da oggi – tutti noi dovremo apporre nella nostra carta d’identità i nostri ditini. Più precisamente l’articolo che raddoppiava da 5 a 10 anni la validità della carta d’identità ora dice «La carta di identità ha durata dieci anni e deve essere munita della fotografia e delle impronte digitali della persona a cui si riferisce». Tanto, dice il deputato PD Giulio Calvisi (il cui sito è in ristrutturazione dallo scorso 25 aprile), “esiste una direttiva comunitaria che porterà tutti gli stati ad avere questa novità”.
A me avere o no il dito spiaccicato sulla carta d’identità cale poco o punto. Posso poi immaginare che l’Unione Europea abbia detto in maniera più o meno ufficiosa a Sìlvolo che se voleva togliersi dal vespaio in cui si era cacciato l’unica soluzione decente per non perdere la faccia era questa. Peccato però per parecchi piccoli particolari:[*]
– si vuole raddoppiare la durata della carta d’identità, immagino per risparmiare un po’ di soldi, e poi si obbliga comunque la gente a rifarla e perdere tempo… a meno naturalmente che il 2010 sia il limite dell’introduzione delle nuove carte.
– naturalmente quello che succederà in pratica è che prima tutti i cattivi neocomunitari verranno schedati (tanto sono quelli da schedare sul serio, no?) e poi, con mooooolta calma, si può vedere cosa fare degli altri.
– per quello che ricordo, la carta di identità la si può fare dai quindici anni in poi. I bambini sinti e rom, che bisogna schedare “per la loro tutela” (e sto aspettando ancora che qualcuno mi spieghi come effettivamente sarebbero tutelati) quindici anni non ce li hanno certo. Dobbiamo aspettarci un altro emendamento per obbligare anche i neonati ad avere la carta d’identità?
– può darsi che le moderne tecniche informatiche permettano di confrontare un’impronta digitale con sessanta milioni di altre impronte in un tempo breve, ma ne dubito. In pratica, insomma, cinquantanove milioni e mezzo di file rimarranno lì a fare nulla e si verificheranno solo i brutti e cattivi. Però l’uguaglianza di fronte alla legge è chiarissima.
Capisco che qua da noi abbiamo un’opposizione di lotta e di governo: ma almeno provare a dire che cosa non va, invece che aprire con gioia la bocca per ricevere la zolletta? È davvero chiedere troppo?
[*] non ce la faccio proprio ad essere serio, se vedo la possibilità di un gioco di parole, come una frase allitterativa, non riesco a evitarlo.
Ultimo aggiornamento: 2008-07-16 11:23
“esiste una direttiva comunitaria che porterà tutti gli stati ad avere questa novità”.
Sperando che lo sappia, il deputato ha dimenticato di dire che non in tutti gli Stati esiste la carta d’identita’ quindi non si sa dove si dovranno mettere ‘ste impronte digitali
Ma, se come si diceva nei commenti della notiziolahttp://xmau.com/notiziole/arch/200807/004500.html, nella carta d’identità elettronica, l’impronta digitale è già prevista, l’articolo è assolutamente inutile, se si prevede l’introduzione progressiva della c.i. elettronica.
Per quanto riguarda la schedatura dei minori di 15 anni, la cosa logica da fare sarebbe ovviamente mantenere un archivio di minori che si sottraggono all’obbligo scolastico o che commettono piccoli reati.
@Mike: considerando che la carta d’identità elettronica non è ancora usata in maniera generale oggi, nella migliore delle ipotesi si arriverebbe ad averci tutti schedati nel 2019. Per i minori, perché dovresti prendere le impronte di qualcuno prima che compia un reato? le prendi dopo, e se non sono nella base dati significa che è la prima volta. Sull’obbligo scolastico, perché solo sinti e rom, e non tutti i bambini?
(se non si fosse capito, per me l’ipocrisia di chi vuole far passare certe misure come “a favore” di qualcuno è fin peggiore del prendere le misure e basta)
>può darsi che le moderne tecniche informatiche permettano di >confrontare un’impronta digitale con sessanta milioni di altre >impronte in un tempo breve, ma ne dubito.
Fino ad un paio di anni fa, quando per motivi di lavoro mi ero informato, si viaggiava a 50000 impronte al secondo, od in altri termini si potrebbe fare un matching totale in una ventina di minuti.
Come sempre in queste cose, il problema può stare nel utilizzo che si fa di informazioni del genere.
I processi basati unicamente su prove indiziare, come le impronte, sono pericolosi: io posso lasciare le mie impronte in un posto che risulta teatro di un delitto, ad esempio, pur non avendo niente a che fare.
E’ anche vero però che diversi delitti insoluti non lo sarebbero più avendo a disposizione informazioni di questo tipo.
Dove tracciare quindi la linea? A me l’opposizione ideologica non piace, e soprattutto so che anche senza impronte, gli errori si fanno e si faranno sempre.
La vera domanda quindi è “il margine di errore che sempre esiste, aumenta o dimunuisce con l’introduzione di questa procedura?”
L’errore, in un processo, significa mettere dentro un innocente, o lasciar fuori un delinquente. Oggi, notoriamente, il nostro sistema lascia fuori i delinquenti in misura mooolto maggiore di quanto non incarceri innocenti.
Dovrei fare una analisi più profonda, ma ad occhio ho l’impressione che qualche mariuolo in più finirebbe dentro. Non molti, ma qualcuno in più.
Direi che sono a favore, per ora, a meno che qualcuno non mi dimostri che l’errore giudiziario si sposti in misura significativa dall’altra parte.
>[*] non ce la faccio proprio ad essere serio, se vedo la possibilità di un gioco di parole, come una frase allitterativa, non riesco a evitarlo.
nessuno ti capisce più di me. :D
nel merito della questione seria, chiaro che la soluzione trovata è un rattoppo con molte contraddizioni e scarsa realizzabilità. Maroni voleva più che altro darsi visibilità e trovare consenso; un’operazione propagandistica il cui successo stava proprio nel discriminare.
prendere impronte (e campione dna, perché no?) a tutti è sempre stato rifiutato perché è un’operazione di schedatura che puzza di Stato di polizia, e c’è un punto limite, tra il controllo dei cittadini e la lotta al crimine, oltre il quale è a rischio la (ah ah!) democrazia.
peccato solo che dalle impronte non si possa desumere se uno è di “pura razza padana”; questo, dal punto di vista leghista, risolverebbe tutto. ;)
Sulle tecniche informatiche: so che stanno fondendo (o hanno fuso) gli archivi di Polizia, Carabinieri ecc, e questo ha consentito di trovare colpevoli di numerosi delitti rimasti altrimenti impuniti. Non so se sono pronti a gestire le impronte di tutti, avevano già ora dei problemi di scalabilità (certe volte manco un Superdome basta).
Casomai si potrebbe osservare che
le impronte digitali sono falsificabili, seppur con grande difficoltà, mentre il codice genetico no, e credo che in Inghilterra conservino quello di tutti i nuovi nati a partire dal 19XX.
@paolo: sulla banca dati DNA britannica avevo già scritto tre mesi fa, e non era esattamente una bella cosa…
La persona che sta sulla banconota da 100 dollari era solito dire: “They who can give up essential liberty to obtain a little temporary safety, deserve neither liberty nor safety.”
Forse qualche italiano dovrebbe ricordarselo. Non è un problema di avere uno schedario di impronte digitali o della possibilità di consultarlo. Il problema è che io ho determinati diritti tra i quali quello di non permettere allo stato di conoscere le mie azioni (come potrebbe fare parzialmente con le impronte digitali). Il mio diritto è ovviamente limitato dalle necessità di indagine; se sono sospettato di un delitto o sono un criminale recidivo posso ammettere che questa mia libertà venga ridotta. Ma farlo preventivamente, non importa se solo ad un piccolo gruppo (c’è l’aggravante di razzismo o discriminazione), per aumentare la sicurezza non mi sta bene.
Tutto il resto, compresa l’applicazione che la legge avrà in Italia, sono chiacchere prive di valore.
Ciao
Una cosa non mi è chiara: quando ho fatto la visita per il militare mi sono state prese le impronte digitali, e sicuramente lo stesso è stato fatto a tutti i “maschi” che sono mai stati sottoposti alla stessa visita (e cioè tutti i nati prima del 1980, circa). Due cose su questo:
1) non mi risulta che nessuno si sia mai lagnato per questo fatto, io non di sicuro. Perchè allora adesso nasce tutto questo problema?
2) che fine hanno fatto tute le impronte prese? sono schedate? So che sono in “analogico” (inchiostro su fogli di cata) ma forse non è un lavoro immenso digitalizzarle. Sono mai state usate/possono essere usate in indagini delle forze dell’ordine?
Ciao
Il sempre ottimo Marco Calamari su PI di oggi