Venerdì sera Anna e io abbiamo sfruttato la grande generosità di Telecom, che dopo avere messo non so quanti soldi come partner del restauro ha permesso a cinquecento fortunati di vincere una visita a Villa Necchi Campiglio, con tanto di volontari del FAI che ci davano dovizia di spiegazioni. La villa è in pieno centro di Milano (via Mozart, a duecento metri dalla cerchia dei Navigli), ed è un esempio quasi perfetto di razionalismo (il “quasi” lo spiego dopo). In pratica le due sorelle Gigina e Nedda Necchi e il marito di Gigina, Angelo Campiglio, avevano deciso che stare nel pavese era troppo da parvenu, e quindi si sono comprati questo terreno e hanno dato incarico a Piero Portaluppi di costruire una casa, senza limiti di budget. Portaluppi non se l’è fatto dire due volte, e dal 1932 al 1935 ha tirato su questa delizia di puro razionalismo, credo uno dei pochissimi esempi di edifici e ambienti civili rimasto in Italia. D’altra parte i Necchi Campiglio non avevano eredi, hanno sempre vissuto in quella casa (Gigina è morta nel 2001 alla bella età di 99 anni, donandola appunto al FAI), e quindi non ci sono stati interventi se non quello anni ’50 di Tomaso Buzzi che ha rocochizzato alcune stanze e cambiato la mobilia: purtroppo, dico io.
Non lasciatevi suggestionare dai fascistissimi edifici romani: il razionalismo non è affatto algido, ma sceglie semplicemente di usare forme semplici – le rette, gli archi di cerchio, nel caso di Portaluppi la losanga – per creare ambienti comodi ma belli. Ci sono soluzioni – la libreria con gli inserti in vetro per dare luce, la veranda chiusa con pannelli di alpacca e feritoie, l’ala notte con la sfilza di porte quasi tutte finte e il soffitto a botte – che si potrebbero tranquillamente spacciare per contemporanee. Le sale da bagno poi, con una doccia che è una Jacuzzi antelitteram, sono favolose Aggiungiamo poi una serie di quadri e sculture del primo ‘900 dalla collezione Gian Ferrari in prestito permanente, e capirete come la visita meriterebbe comunque i sei euro del biglietto, che vi permetterà di vedere anche la Collezione de’ Micheli nella Camera della Principessa (che venerdì era chiusa). Oltre alle visite guidate (orario 10-18 dal mercoledì alla domenica) la villa ospita anche serate tipo la nostra, come racconta il Corsera. Ultimo tocco: nel parco della villa c’è un campo da tennis, ma a quanto pare nessuno dei proprietari ci giocava. Cosa non si fa per far parte dell’alta società!
Ultimo aggiornamento: 2008-06-22 17:42
Mau, il razionalismo è un’altra cosa. Portaluppi tutto può essere definito tranne che (per fortuna sua, e nostra) razionalista. Casomai puoi accostarlo al Novecento milanese (quello di Muzio e Giò Ponti, per intenderci), anche se Portaluppi era eccentrico persino per quei canoni. Il razionalismo quello di Terragni, di certe opere di Gardella, ecc.
@ludo: è vero che storia dell’arte contemporanea l’ho fatta (forse, la memoria ormai è svanita) più di 25 anni fa, però mi era stato insegnato che il razionalismo ha un insieme di caratteristiche – a parte quelle più spinte dal fascismo – e mi pare che Portaluppi le abbia seguite. Non si può parlare di funzionalismo o come diavolo si chiama la corrente anni ’50 e ’60, ma ad ogni modo i punti principali ci sono…
Mau fidati, una laurea in architettura almeno a questo serve. :)
Portaluppi *non* è un razionalista. Il funzionalismo non c’entra nulla, e oltretutto come dici viene qualche decennio dopo. Portaluppi era un eclettico genialoide (btw era mio parente alla lontana), che va inquadrato in quel gruppetto di architetti decisamente anti-razionalisti come Muzio, Ponti, Andreani (altro genialoide, se hai visto le case della lottizzazione del parco di palazzo Serbelloni tra via Serbelloni e via Mozart sono tutte sue) ecc.
Cerca in rete qualche foto di edifici di Terragni e Lingeri, e confrontale con gli edifici di Portaluppi. Poi guarda le case di Gio Ponti, o fatti un giro in bici appunto tra via Serbelloi e via Mozart, e ne riparliamo.
Nella fretta di scrivere il commento prima di uscire dimenticavo un altro architetto di quel periodo e quella “tendenza” attivo a Milano, Giuseppe de Finetti. Di suo puoi vedere l’Hotel Touring tra via Manin e piazza della Repubblica (dentro purtroppo non resta però più niente di originale) e due belle case nella piazza dietro il Gaetano Pini, quella più famosa la “Casa della Meridiana”. Che ironicamente ha alle spalle un edifico piuttosto alto di Ignazio Gardella, quello sì (tardo) razionalista.
Sarebbe bello — ed è tanto tempo che vorrei farlo — aprire un blog fotografico sugli edifici del ‘900 (inteso come secolo) di Milano, che spesso sono poco conosciuti. Magari prendendo l’occasione per fare delle gite pseudo-architetturali in bicicletta, alla ricerca di edifici da fotografare e raccontare. Se interessa a qualcuno, magari è la volta buona che lo faccio. :)
[nota: questo messaggio mi è arrivato via email da Cristiano Pieri del sito indicato sotto. Ho deciso che è comunque informativo, quindi lo allego qua – .mau.]
Dai commenti che ho letto,mi sembra che questi amici dell’architettura si siamo dimenticati del Tomaso Buzzi.Ricordo a loro che il Buzzi fu chiamato dalla famiglia Necchi ad ingentilire gli interni,e non solo,della villa in questione.La residenza proprio per il suo commisto stile razionale del Portaluppi ed il decò moderno del Buzzi diventa così particolare ed unica.Leggete il libro che l’Electa ha posto nelle librerie in questi giorni intitolato “Tomaso Buzzi-Il Principe degli architetti” e poi capirete di cosa parliamo.Gratuitamente potrete già farvi un’idea della forza del personaggio Buzzi consultando il sito a lui dedicato: http://www.collezionepieri.com
Cordialità a tutti