In un articolo pubblicato su l’Espresso per il resto assolutamente condivisibile su come l’idea di privacy ha generato dei mostri, Alessandro Gilioli mi casca sulla classica buccia di banana.
Raccontando che la Cassazione ha condannato Le Iene televisive che avevano sottoposto a un test antidroga 50 deputati e 16 senatori, nonostante non avessero detto chi avessero trovato positivo a cannabis e cocaina, Gilioli afferma «la Corte suprema non solo ha considerato ininfluente il diritto di informare i cittadini che oltre un terzo dei suoi rappresentanti fa uso di droghe, ma anche irriso il buon senso sostenendo il danno allimmagine di “tutti i parlamentari”». Ribadisco che sono completamente d’accordo sul concetto espresso (da Gilioli, non dalla Cassazione), e sono anche della scuola che pensa che i nostri rappresentanti abbiano un diritto alla privacy minore. Però c’è qualcosa che non va. Supponiamo pure che il campione dei nostri “onorevoli” sia statisticamente corretto, e quindi possiamo dire che la percentuale di positivi sia quella che si troverebbe in tutto il Parlamento. Però cinquanta più sedici fa 66, e 16 persone sono meno di un quarto del totale, non “oltre un terzo”. Direte che non cambia la sostanza dei fatti (bisticcio voluto), e avreste anche ragione: ma anche da queste piccole cose si vede come la povera matematica sia negletta, e a nessuno venga in mente di verificare un conticino così semplice. Tristezza.
Ultimo aggiornamento: 2008-06-20 11:50
Sempre stato molto scarso in matematica, chiedo scusa e ringrazio: l’edizione cartacea ormai è andata ma almeno posso correggere quella sul blog.
:-)
Ale
altrove la notizia è riportata parlando di 16 deputati trovati positivi su 50 testati
@pbeneforti: a parte che 16 su 50 è comunque meno di un terzo e non oltre un terzo, i conti li faccio su quello che trovo scritto :-)
suggerivo l’origine dell’errore.