Come potete leggere su Repubblica – oppure qua se preferite l’inglese e volete trovare i puntatori ai comunicati dell’UE – i ministri del lavoro dell’Unione Europea hanno fatto un bellissimo accordo, parole loro. Sì, i lavoratori interinali avranno il diritto alla stessa paga degli assunti fin dal primo giorno e gli stessi diritti in caso di malattia, anche se dopo tre mesi; ma la cosa che salta più all’occhio è il nuovo tetto di ore lavorative in una settimana. Anzi no, peggio ancora: il tetto rimane a 48 ore, ma come per le case è possibile costruire un soppalco, e arrivare a 60 ore la settimana. (Non guardate il limite di 65 ore: è nei casi di lavoro a chiamata in cui anche l’attesa conta come lavoro, il che significa che comunque sei a disposizione ma non stai faticando). Visto che gli euroburocrati sono buoni, hanno aggiunto che non puoi iniziare a farti un mazzo tanto dal primo giorno; che l’iperstraordinario deve essere su base prettamente volontaria; che non puoi essere mobbato se ti rifiuti di farlo. Come? qualcuno sta dicendo che il secondo e il terzo punto sono in contraddizione? Allora non hanno bene capito come funzionano le cose nelle piccole imprese.
Sessanta ore significano dodici ore al giorno dal lunedì al venerdì, o se preferite dieci ore al giorno dal lunedì al sabato: più o meno quello che si faceva nel 1908. Quel che è peggio, è che l’arretramento viene sbandierato come grande conquista, un po’ come il taglio di tasse sugli straordinari che fa tanto bene alle aziende ma è spacciato come la mecca per l’operaio o l’impiegatuccio che finalmente – se il capo glielo consente – potrà restare inchiodato al pezzo per avere lo stesso potere di acquisto di dieci anni fa.
Prepariamoci, che non è finita qui.
Ultimo aggiornamento: 2008-06-10 18:04
Qui in Spagna si sono lamentati della cosa, proprio vedendola come un ritorno ad un passato di minori tutele. Non lo hanno sbandierato come una conquista quanto come un obbligo. Se lo dice la maggioranza degli stati che lavorare 12 ore fa bene non c’è modo di opporsi. Figuriamoci se lo dice anche il capo…
P.S.: A me comunque fa paura un prodotto, uno scontrino, un programma, un pavimento, un piatto di pasta o una legge fatta da qualcuno (ultrasettantenne, tanto per restare in tema) che è da 12 ore al lavoro…
Dall’Inghilterra – ma immagino succeda anche altrove – ho già notizia di diversi consulenti il cui mandato è stato interrotto il giorno precedente alla scadenza trimestrale, con il committente che richiede all’agenzia di mandargli un altro collaboratore per i tre mesi (meno un giorno) successivi.
quello che mi spaventa e’ appunto il fatto di dire: il lavoratore puo’ scegliere di farsi un mazzo tanto. chiaro che chi ha bisogno lo fara’, ma il tetto di ore era proprio per proteggere questi folli da se stessi.
aumentare gli stipendi mai eh?
@Bubbo: infatti la Spagna era contraria, assieme a qualche altro paese… ma non l’Italia, che anzi per bocca della sottosegretario si è felicitata perché con il suo voto si è raggiunta la maggioranza qualificata.
@fB: e infatti l’UK ha fatto lobbying per peggiorare l’accordo: per gli interinali, ad esempio, si parlava di sole 6 settimane e non 12. D’altra parte sembra che lassù da voi un terzo della gente lavori già 60 ore…
>lassù da voi un terzo della gente lavori già 60 ore…
Ho i miei bravi dubbi, i Ticinesi italianeggiano, i Romandi amoreggiano e gli Zucchini millantano; a meno che i Reto-Romanci, di cui non ho notizia, lavorino 72 ore al giorno non vedo come si possa mantenere la media. Il normale orario è di 41 ore settimanali.
E poi adesso è persino legale scioperare, dall’ottobre 1999 per la precisione,quindici giorni prima del mio arrivo.
@fB: ho sbagliato… chissà perché ti facevo in UK…
Mau, posso dire che il tuo paragone con il 1908 non c’azzecca niente? Il tipo di lavoro di cui si parla è un altro.
Cerchiamo di separare, quando si parla di quantificare il lavoro, tra lavori fisicamente pesanti, e lavori intellettuali e di concetto.
Per i primi c’è un problema meccanico di usura; per i secondi e in alcune mansioni, il lavoro non si può misurare a ore, ma a progetti. E i progetti, in alcune fasi, hanno settimane che possono avere anche 100 ore di lavoro. Perchè è innovando attraverso progetti e processi che si crea ricchezza e si può aumentare uno stipendio, ovvero assumere di più.
Io eviterei di sottintendere lo slogan “lavorare meno per lavorare tutti”, perchè dal punto di vista economico è una boiata pazzesca.
Dal punto di vista legislativo si può discutere se il metodo è il tetto delle ore (a me sembra ‘na stupidaggine) oppure l’approccio con il precariato (quante persone precarie Vs. quelle fisse) oppure il modo con cui il precariato è sfruttato (due giorni prima della fine del contratto ti scarico).
Però permettimi di dire che queste cose sono difficili da regolare per legge. In Germania ci sono possibilità legislative simili a quelle Italiane, però nessuno fa certe scorrettezze.
Per concludere, a me sembra più una questione di sensibilità culturale verso il lavoro e la persona che lavora che una storia di leggi. Tanto le leggi le puoi fare come vuoi, l’inganno si trova sempre…
@Fabrizio: puoi dire quello che vuoi, basta che non metti in bocca a me frasi che non mi sono mai sognato di pronunciare (“lavorare meno per lavorare tutti”. Da quando sono nato, gli abbassamenti dell’orario di lavoro non hanno mai portato maggiore occupazione).
Entrando nel merito, e tralasciando il fatto che il burnout può anche arrivare per occupazioni non fisiche, dire che un progetto può avere fasi che superano anche le 100 ore la settimana non ha senso: se fosse stato semplicemente quello il problema, avrebbero fatto una delibera che rilassa i limiti di lavoro settimanale con una ricomposizione annuale/semestrale/trimestrale dell’orario complessivo. Detto in altro modo, la media del lavoro è costante ma si permettono i picchi: la flessibilità non deve infatti essere a senso unico.
Se uno dovesse fare una legge sul precariato partendo dal “quante persone precarie Vs. quelle fisse” ho il sospetto che si impelagherebbe mica da ridere – così ad occhio bisognerebbe considerare le commesse di quell’azienda, oltre alla percentuale assunti/precari. Un mal di mare.
fabrizio: i lavoratori sono uomini, non tabelle costi/benefici.
il tuo senso economico tienilo per la calcolatrice.
100 ore a settimana sono 14 e passa ore al giorno da lunedì alla domenica oppure da lunedì al sabato sono 16 ore e mezza circa. cioè dalle 8 a mezzanotte senza pause. se no si arriva tranquilli fino alle tre
“Perché è innovando attraverso progetti e processi che si crea ricchezza e si può aumentare uno stipendio, ovvero assumere di più.”
Si innova lavorando 100 ore a settimana? Non che il processo ha qualcosa che non funziona? Il team non andrebbe allargato? Questi “economicisti” a me fanno davvero paura.