Sabato sera sono riuscito a portare Anna al cinema. Mi sono messo d’impegno, andando persino a comprare i biglietti in anticipo conoscendo la coda all’Anteo e i nostri tempi tecnici per muoverci (e ho fatto bene: due ore e mezzo prima dell’inizio dello spettacolo, c’era già mezza sala prenotata). Il film scelto è stato l’ultima fatica di Paolo Sorrentino, Il Divo, sul periodo della vita di Giulio Andreotti tra il suo settimo governo e l’inizio dei processi di Palermo e Perugia contro di lui.
Personalmente ho deciso che non mi piace la regia di Sorrentino, con tutto il suo stile personale di affastellare le immagini in un ordine che si riesce a capire solo alla fine. Devo però dire che sono rimasto sveglio per tutti i 110 minuti del film, e chi mi conosce sa che è un risultato davvero buono. Nulla ovviamente che non si conosca, anche se ho fatto un po’ di fatica a ricostruire quel periodo della nostra storia. Nulla ovviamente che non sia apparso su documenti ufficiali, per evitare anche solo la possibilità di una querela. Attori sicuramente bravi, anche se non ho capito il cameo di Fanny Ardant: qualche volta Toni Servillo è forse andato troppo sulla macchietta, come nei dietrofront robotici, ma il passo, la postura e l’espressione del volto erano proprio sue. Alcune scene riuscitissime – l’arrivo della corrente andreottiana. Altre un po’ dubbie – la passeggiata notturna con scorta mi sembra un po’ esagerata, dai miei ricordi personali del periodo. Altre che proprio non mi sono piaciute, come il fantasma di Aldo Moro che ritornava a intervalli regolari a tormentarlo; a questo punto come “orologio interno” al film bastavano gli analgesici contro le emicranie…
Quello che forse esce maggiormente fuori dal film è la solitudine di Andreotti, l’altra faccia del suo cinismo e del suo voler essere sempre superiore a tutto. La scena in cui la moglie gli rinfaccia la sua mediocrità (“tu non sei colto, sai solo quattro cose e hai la battuta pronta”) e lui risponde appunto con una battuta è forse la quintessenza del film. In definitiva, vale comunque la pena di vederlo.
Postilla: Anna mi ha fatto notare come l’opera sia stata cofinanziata… dai francesi. Lei afferma che è per farci un dispetto: io non so, anche perché mi chiedo cosa possa capirci uno straniero nonostante il “glossario italiano” iniziale.
Ultimo aggiornamento: 2008-06-09 17:31
I francesi adorano i film italiani in cui laviamo i nostri panni sporchi. Comunque il film merita.
Leggendo il tuo post mi sono chiesta se non fossi stata io a scriverlo in un momento di trance. Abbiamo avuto la stessa reazione ed abbiamo pensato e detto le stesse cose del film, della regia e della recitazione, macchietta compresa! Ma credo che siamo in pochissimi a pensarla così. In genere c’è chi grida al capolavoro o chi boccia in toto il film.
Beh, se riuscite a reggere una seconda serata al cinema, andate a vedere Gomorra; mi piacerebbe leggere le tue impressioni su questo film che è diverso da ogni altro, che sembra portare all’attenzione degli spettatori realtà e personaggi che sembrano esagerati e invece sono proprio reali, dove la recitazione e la regia colgono la sintesi di un mondo sconosciuto a molti, perfino a chi vive a pochi isolati più in là. Un film che mi ha fatto star male, molto più di quanto non sia accaduto leggendo il libro di Saviano.
@ross: La mia dose di film è molto, molto, molto ridotta…