Scheda:
autori: Beretta-Del Prete – Celentano
anno: 1967
edizione: Clan Celentano
tonalità: la maggiore
tempo: 4/4
struttura: Intro – Ritornello – Strofa – Strofa – Middle8 – Strofa – Ritornello – Strum. – Middle8 – Strofa – Ritornello
Non penserete mica che Adriano Celentano abbia iniziato a fare il predicatore con gli show televisivi del terzo millennio, vero? Macché! Già a metà degli anni ’60 alcuni dei suoi brani erano già contro quello che non gli piaceva, che in genere era tutto cio che non era fatto come lui avrebbe voluto. Torno sui miei passi è del 1967, ed uscì come lato B di La coppia più bella del mondo. Il testo è dei fidi Luciano Beretta e Miki Del Prete; la musica è del nostro Molleggiato, e in effetti si vede la differenza nella varietà – meglio, nella mancanza di varietà – degli accordi rispetto a quanto Paolo Conte aveva composto per l’altra faccia del 45 giri. D’altra parte, il brano è divertente sia nel testo che nella melodia, con il suo rifiuto di accettare il beat e la scelta di ” tornare sui suoi passi”, vale a dire fare rock. Peccato che poi abbia smesso…
Struttura armonica
Intro
|La | | | |Mi7 | | | | La: I V
A dirla tutta, l’introduzione, più che un rock, a me ricorda i brani orchestrali dei primi anni ’50, probabilmente a causa dello stile orchestrale con una frase molto breve. Le otto battute dell’introduzione terminano con una cadenza che secondo me non c’entra un tubo con l’arrangiamento orchestrale dietro, né con il prosieguo del pezzo… ma tant’è. In effetti anche al termine del brano, dopo l’ultima ripetizione del ritornello, viene suonato un accordo di la6/9 che è una classica chiusa rock, ma di nuovo stona con il resto dell’arrangiamento. Chissà come mai c’è stata una scelta simile
Ritornello
|La | | | |Mi | |(La) | | La: I V (I)
Il ritornello è cantato da un coro, e la ripetizione della parola iniziale di ogni strofa (“Passano, passano… Cambiano, cambiano… Nascono, nascono…”) dà come l’idea che i nostri coristi siano lì a minacciare con il dito puntato il nostro Molleggiato. Sono anche disposto a perdonare l’evidente affronto alle leggi della musicalità perpetrato sballando tutti gli accenti tonici, per la risposta seguente di Celentano (“Come farò a stare a galla non so”), cantata mentre tutti gli strumenti tacciono di colpo. Musicalmente, le otto battute rafforzano ancora più la tonalità, con un passaggio I-V-I (quest’ultima solo teorica, visto che gli strumenti appunto non suonano). Notate come fino a questo momento gli accordi usati nella canzone sono solamente due.
Strofa
|La | | | |Re7 | |La | |Mi7 | |(La) | | La: I IV I V (I)
La strofa, dove Celentano esprime il suo manifesto rocchettaro, musicalmente è un classico twelve-bar blues. Presente Rock Around the Clock? Ecco, è esattamente la stessa cosa. Quattro battute sulla tonica, due sulla sottodominante (nella variante con l’accordo di settima minore, quello che dà una dissonanza blues: nel nostro caso il do naturale del re7 cozza con il do diesis nella tonalità di la maggiore), due di nuovo sulla tonica, due sulla dominante e le ultime due sulla tonica. A dire il vero, queste ultime due battute sono cantate senza accompagnamento, come le ultime due del ritornello, e in effetti c’è la stessa frase musicale che così fa da collante al brano. L’altro collante, se si vuole, è dato dall’accentazione musicale sempre separata da quella tonica: fortunatamente “rock’n’roll” e “beat” sono parole tronche, ma pas-SI e stra-DA sono indubbiamente accentate sull’ultima sillaba. L’intermezzo strumentale è simile alla strofa, ma rimane fermo sull’accordo di mi7 nelle ultime quattro battute; d’altra parte, essendo un intermezzo non c’è nulla di male a non farlo terminare sulla tonica.
Middle8
|Do#7 | |Fa#7 | |Si7 | |Mi7 | | La: III VI II V
Sempre per restare in tema di assoluta aderenza agli schemi classici, il Middle8 è composto di… otto battute. Esse formano un’unica frase, con un continuo giro di quinte discendenti; in pratica il classico concetto di cadenza V-I è portato all’estremo, visto che partiamo dalla “quinta della quinta della quinta della quinta della tonica” e man mano togliamo una matrioska. Questo trucchetto non è certo nato con Celentano: per fare un esempio beatlesiano, Cry for a Shadow usa lo stesso giochetto (come? non conoscete Cry for a Shadow? Beh, non è così strano visto che è stata incisa nel 1961 mentre i Beatles suonavano come session men del famosissimo Tony Sheridan). In Italia posso ad esempio citare la parte finale della strofa di Sotto questo sole di Francesco Baccini (“prendi la bici, andiamo, dai, si va…”) oppure il middle 8 di Bimba se sapessi di Sergio Caputo (“È sempre più difficile tirare avanti questo show…”).
Una struttura di questo tipo crea inevitabilmente un’aspettativa, che è poi rinforzata dal testo con le triplici ripetizioni delle parole chiavi (guardati, levati: sempre con doppio accento musicale sulla prima e sull’ultima sillaba), e soprattutto dal terzinato finale, un altro vecchio trucco per creare un’aria di attesa al termine di una struttura musicale.
Due parole finali
Come avete visto da questa analisi, non possiamo certo dire che la canzone fosse una novità rivoluzionaria nemmeno quarant’anni fa quando è stata incisa: rigidamente ancorata ai cliché del rock, e con un testo che faceva già presagire in nuce la svolta predicamentale di Celentano. Però non mi vergogno a dire che a me piace. Fosse per me, cambierei un po’ introduzione e chiusura, ma per il resto me la tengo stretta: forse perché a differenza del nostro, io la sento quasi come una presa in giro.
Ultimo aggiornamento: 2008-05-04 12:30
Wow… ma non è che organizzi corsi di musica anche? :-P
Comunque, a quando l’analisi di brani tipo qualcosa del Battiato anni ’70 (es. Sulle corde di Aries), di qualche gruppo progressive italiano, o magari dei Pink Floyd? Sarebbero davvero interessanti :-)
De gustibus …
Che fatica gli accordi “italiani”, ormai sono completamente assuefatto al sistema anglosassone, molto più semplice da usare secondo me… soprattutto quando vai a cercare i tabs su internet e sono quasi tutti fatti così…
Visto che siamo in tema, una delle mie preferite…
____G__G/F#________Em7______Dsus4
I’m free to be whatever I
___Cadd9______________Dsus4__________________G______Dsus4
Whatever I choose and I’ll sing the blues if I want
____G__G/F#________Em7______Dsus4
I’m free to say whatever I
___Cadd9______________Dsus4__________________G______Dsus4
Whatever I like if it’s wrong or right it’s alright
__Em7____________A7sus4
Always seems to me
__Cadd9________________________________G___G/F#
You only see what people want you to see
__Em7____________A7sus4
How long’s it gonna be
__________Cadd9____________________________
Before we get on the bus and cause no fuss?
__D________________________________________
Get a grip on yourself, it don’t cost much.
Musicalmente non è che sia chissà che, accordi semplici (ed è pure copiata da “How sweet to be an idiot”), molto facile da suonare, a parte il salto da D a G (a fine strofa) che ci ho messo un po’ ad addomesticare… Però per me è una delle migliori incise dagli Oasis e una canzone per essere bella non è che debba per forza essere “complicata”, deve però avere un “qualcosa”, basti pensare a “Louie Louie”…
un link al testo faceva fatica? ;P
Non ho ben capito se hai preso questa specifica canzone per un tuo odio veso il molleggiato o meno…
Cmq, se vogliamo parlare di critica musicale della canzone italiana, il molleggiato non sfigura affatto come qualità tecniche, nel senso che il livello medio è disarmante.
La cultura musicale in Italia è assai povera. Alle scuole media ti insegnano quattro povere cose, e pure male. Le iniziative di cultura musicale sono pochissime. Il risultato lo sentiamo ogni giorno…
Cmq, meglio una buona cnzone tecnicamente povera, che una brutta canzone tecnicamente perfetta. Il cuore per me in musica val più della ragione…
Giusto… mau, come si inserisce un link nel commento? Un link cliccabile, non solo l’url.
@Massimiliano: non sono un teorico della musica, faccio solo finta. Se ti interessano le analisi musicali delle canzoni dei Beatles, puoi guardare quelle di Alan Pollack sul sito recmusicbeatles.com.
@maurizio: a me le canzoni anni ’60 piacciono. Sono semplici, divertenti, le puoi cantare a squarciagola con una chitarra dietro…
@paolo beneforti: il testo delle canzoni è protetto dal diritto d’autore, e la SIAE è capace a citarti in giudizio anche solo se metti un link. Ma tanto il modo più semplice per trovare il testo di una canzone X Y è scrivere lyrics “X Y” in una finestra di Google :-)
@yuri: un link lo si mette tra le virgolette in <a href=””>testo</a>. Per gli accordi, io li leggo in entrambe le notazioni: in genere uso quella italiana per le canzoni italiane e quella anglosassone per quelle non italiane.
@mestesso: a me non piace il Celentano dagli anni ’80 in poi, ma il rocchettaro è nel mio cuore. Secondo te, avrei perso tutto il tempo a fare l’analisi per una canzone che non mi piace? Quanto alla “povertà musicale”, in realtà non significa molto. Lucio Battisti, dal punto di vista musicale, è un minimalista, ve l’assicuro.
Per tutti: naturalmente eravate già passati qua, vero? :-P
@mau: ah, ok, good ole plain html :)