A un mese abbondante dalle mie notiziole in merito (1 – 2) torno a parlare delle famose “dimissioni telematiche”, citando un articolo di lavoce.info.
La situazione è ancora peggiore di quanto immaginassi. Innanzitutto il modulo di dimissioni non deve essere usato quando le dimissioni sono consensuali: come si poteva banalmente immaginare, chi voleva fare il furbo adesso è passato a fare firmare in bianco, al momento dell’assunzione, un accordo di risoluzione consensuale.
Peggio ancora, con una seconda circolare del 25 marzo (tre mega di PDF, non chiedetemi come mai sia così grande) è stato tolto l’obbligo di andare dai Centri per l’Impiego a farsi dare il modulino datato: puoi farti dare il numero dal tuo PC connettendoti al sito. Peccato che in questo modo il datore di lavoro, che i dati del lavoratore ce li ha, può farsi dare l’identificativo e compilare lui stesso il modulo di dimissioni per quando gli serve. Insomma, ci vorrebbe la firma digitale… che ovviamente non esiste per nulla all’atto pratico.
Resta insomma il mio solito triste commento: l’idea era buona, la realizzazione no.
Aggiornamento: (4 luglio) è di nuovo cambiato tutto. Vedi qua.
Ultimo aggiornamento: 2008-04-08 14:07
Speriamo che in un futuro non troppo remoto si possa utilizzare la propria Carta d’Identità Elettronica (se/quando arriverà: teoricamente è disponibile dal 2006) come “firma digitale“, ovviamente unita ad una password da digitare.
Per quanto riguarda l’argomento, beh, è banale dire “nulla di nuovo sotto il sole” ma forse anche appropriato. :-/
Un grosso pregio questo sistema ce l’ha, quello di complicare la vita a chi vuole lasciare il suo posto di lavoro.