Della strage di Ustica ufficialmente non sappiamo nulla, ma in pratica è noto a tutti che nella notte in cui l’aereo cadde in mare ci sono state molte, troppe coincidenze per non immaginare cosa possa essere successo davvero: e soprattutto se ne continua a parlare. Dei centoquaranta morti della Moby Prince, invece, non se ne ricorda nessuno. Gli atti processuali dicono che quella notte dell’aprile 1991 c’era nebbia, gli ufficiali di bordo scelsero per uscire dal porto una rotta pericolosa e intanto se ne stavano a guardare la partita in tv, e fatalità volle che il traghetto non si accorse dell’enorme petroliera davanti a sé e la speronò. Peccato che ci siano plurime testimonianze che giurano che di nebbia non ce n’era affatto, e che il traghetto abbia squarciato la petroliera dal lato rivolto al mare aperto. Enrico Fedrighini, con un lavoro meritorio che purtroppo rimane anch’esso quasi sconosciuto, ha raccolto in questo libro (Enrico Fedrighini, Moby Prince: Un caso ancora aperto, Edizioni Paoline 2005, pag. 364, € 13, ISBN 978-88-315-2857-3) tutti gli atti documentali di cui non si è affatto tenuto conto nel processo, e che fanno intuire che quella notte si stava svolgendo un traffico d’armi verso la Somalia (il nome di Ilaria Alpi non vi ricorda nulla?) con la fattiva collaborazione degli americani di Camp Darby, e che è stato scientemente scelto di non intervenire a salvare le persone del traghetto, possibili testimoni. Un mistero all’italiana riuscito fin troppo bene, purtroppo. L’unica pecca del libro è che il suo stile, soprattutto nelle prime cento pagine, è un po’ troppo sensazionalista: garantisco che non ce n’era bisogno.
Un’ultima considerazione. Qual è l’editore che ha avuto il coraggio di pubblicare il libro (di un sindacalista di base ancorché al Politecnico, impegnato politicamente coi Verdi)? Non ci credereste mai: le Edizioni Paoline (quelle di Famiglia Cristiana, insomma). Non c’è più religione.
Ultimo aggiornamento: 2008-03-30 13:15
Scusa se vado un po’ off-topic ma mi devi togliere una curiosità: ma come fai a produrre una recensione di un libro con cadenza (circa) bisettimanale? Escludendo che tu copi le recensioni o che tu le basi dalla lettura della quarta di copertina mi resta solo la possibilità di dedurre che te li leggi tutti con una certa attenzione. Ora, io faccio già fatica a leggere una rivistina di 40 pagine circa che mi arriva a casa tutti i mesi e per leggere un libro di medio cabotaggio da cima a fondo mi ci possono volere dai 5 ai 7 mesi.
Sono invidioso…
>come fai a produrre una recensione di un libro con cadenza (circa) bisettimanale?
Leggendoli :-)
Comunque non è bisettimanale, aNobii mi dice che in questo trimestre ho letto 16 libri, uno la settimana o poco più. Significa varie cose: lettura veloce, capacità di riprendere un testo ricordando dove si era arrivati, sfruttamento dei momenti più vari (questo libro l’ho letto in palestra nelle pause tra una serie e l’altra di esercizi, giusto per dare un’idea), lettura in parallelo di più libri (che significa che a volte capitano due-tre recensioni in un colpo), relativa rapidità nel riassumere… e ovviamente niente tv :-)
grazie per questa segnalazione.
Io me li ricordo i morti della Moby Prince.
Abbiamo perso in quella tragedia una carissima persona e amico, del mio paese. Il capitano di fregata Antonio Sini, che salì a bordo della Moby allultimo momento, sono state date sempre delle spiegazioni poco chiare. Era l’ufficiale che aveva addestrato per la “guerra elettronica” il tecnico Davide Cervia, scomparso cinque anni prima del “mistero” della Moby Prince….