A Sonny&Me

I blog hanno un loro ciclo di vita: nascono, crescono, e muoiono anche. Nella maggior parte dei casi, un blog finisce “not with a bang but a whimper”: chi lo scrive si scoccia, iniziano a passare giorni e poi settimane tra un post all’altro, fino a che la polvere si accumula sui bit. Ma in questi giorni tra i blog che conosco due hanno chiuso con un bang. Onestamente, non mi preoccupo più di tanto di xlthlx, che tanto la conosco bene e una volta disintossicata ripartirà ancora una volta, salvo poi fare di nuovo la piazzata tra un anno o giù di lì :-P
Vorrei invece spendere due parole in più su Sonny&Me, visto che io credo di essere stato (meglio, lo sono state le notiziole…) uno dei motivi perché lui aprisse il suo blog. Mi sento insomma il dovere morale di scrivergli due parole, visto che tanto so che mi legge ancora.
Hai scritto che stavi chiudendo il blog perché ormai la tua “copertura” era svanita, e i tuoi studenti (anzi le tue studentesse, a giudicare dagli ultimi commenti che ho potuto leggere) avevano trovato questo tuo spazio. A parte che – a giudicare almeno dagli ultimi tuoi messaggi – sembravi quasi un serial killer che lasciava apposta delle tracce perché la polizia riuscisse a trovarlo, c’è un punto che mi lascia perplesso. Vedi, un blog è fondamentalmente un diario, anche se pubblico e generalmente commentabile. In un diario finisci sempre a parlare di te stesso. Puoi scegliere di cosa parlare: ad esempio io parlo abbastanza di quello che faccio, ma mai delle cose davvero importanti. Però so benissimo che si possono sapere molte più cose del sottoscritto leggendo i miei post in cui non parlo di me, perché comunque ci sono indizi di come la penso in tutto quello che scrivo. Per evitare questo risultato, hai solo tre possibilità: non avere un blog, averne uno dove posti racconti o cose senza alcuna attinenza con te stesso, oppure avere davvero un blog anonimo, il che però significa anche “senza interazione con i tuoi lettori”. C’è chi lo fa, c’è chi riesce persino ad avere un blog normale e un blog anonimo – non chiedermi come, io forse riuscirei a usare due stili di scrittura completamente diversi, ma sarebbe una faticaccia. A dire il vero c’è anche chi fa il “blog per amici”, con accesso protetto da password, ma anche quella mi pare una forzatura, e comunque non ti ci vedrei.
Il punto di base però è un altro. Che c’è di male se i tuoi studenti (o i tuoi colleghi, o il macellaio sotto casa tua) sa che hai un blog e lo legge? Occhei, gli studenti possono essere un po’ ruffiani, ma tu non dovresti avere problemi ad accorgertene. Per il resto, molti non saranno per nulla interessati da quello che scrivi mentre alcuni invece lo apprezzeranno, indipendentemente dalle interazioni che hanno nella vita reale con te. Non siamo persone monodimensionali; quello che siamo sul lavoro è una cosa, quello che siamo con gli amici è un’altra cosa, quello che siamo online è un’altra cosa ancora. Ma se non siamo troppo alienati (un poco lo siamo per forza…) non c’è nulla di male, e anzi tutto questo è un vantaggio!
Tutto qua :-)

Ultimo aggiornamento: 2008-03-09 12:23