Il culto della teiera

Bisogna dire che il Corsera sta facendo di tutto per abbassare il già non eccelso livello della cultura italiana. Prendiamo ad esempio questa notizia. Il titolo, “Condannata seguace del culto della teiera”, potrebbe al limite far venire in mente i Monty Python con Brian di Nazareth, anche se dubito che il lettore tipico del Corsera conosca il Culto della Scarpa Perduta. Anche l’occhiello, “tra le altre cose gli adepti venerano un’enorme teiera alta come una casa di 2 piani”, concorre a far credere che il tutto sia semplicemente una storia divertente come tante altre, tranne magari per la donna che è stata condannata.
E invece no.
Se uno si mette a leggere tutto l’articolo, scopre che la condanna (a due anni di prigione, mica a un’ammenda più o meno nominale) è stata comminata per apostasia. A più di quattrocento anni dal rogo a Giordano Bruno, è ancora possibile essere condannati per avere deciso di lasciare la propria religione… e magari bisogna essere ancora grati che in fin dei conti ti lascino la vita e si limitino a farti passare un paio di anni in gattabuia. Per un illuso come me, questa è semplicemente una cosa inconcepibile; ma ancora meno concepibile è vedere che essa viene lasciata assolutamente sullo sfondo, per raccontare invece di come la teiera sia “il recipiente che usa il Creatore per distribuire la sua benevolenza agli uomini” e come nel villaggio dove il culto è basato si trovi anche “un grande ombrello, metafora del conforto e riparo che offre la fede”.

Ultimo aggiornamento: 2008-03-05 13:23

10 pensieri su “Il culto della teiera

  1. mestesso

    [ho ripreso il commento di me stesso da un messaggio privato copincollato – .mau.]
    I mussulmani non possono cambiare fede, una volta abbracciata la loro religione non la puoi più abbandonare. Ecco perché l’apostasia è reato nei paesi osservanti (come la malesia, anche se io avevo scritto indonesia).
    Non è l’unica religione con vincoli di questo tipo: l’induismo non può essere abbracciato, o si nasce induisti, oppure ciccia.
    Cmq non è legale citare Giordano Bruno, perché la nostra cultura non è compatibile con la loro (e viceversa). Così noi abbiamo sempre ragione, loro sempre torto, e viceversa :).

  2. Stefano

    Ti approvo in pieno ormai da anni la maggior parte dei giornalisti fanno a gara con la pettegola di Cesenatico alla ricerca del titolo ad effetto o della storia a sensazione.
    Vuoi vedere che hanno tutti fatto il praticantato al Daily Bugle con J. R. Robertson?
    Pero’ temo che per una volta non siamo messi male solo noi in Italia…

  3. Apis

    Mah, a me questa teiera fa pensare alla teiera di Bertand Russell … c’entrerà qualcosa?

  4. Francesco

    il culto della teiera è fantastico. Mi ricorda Plotino e la sua Creazione per sovrabbondanza oppure la Creazione giocosa di matrice orientale. Certo che beceri proibire una religione. Benchè tollerante cercherei di manifestare una delicata pressione sui capi dei culti intolleranti. Altrimenti chi difende gli adoratori della Grande Teiera ? I diritti umani sono validi in tutte le latitudini e la libertà di pensiero ed espressione è uno di questi. Non c’è relativismo che tenga. Se contassi qualcosa all’ONU censurerei (almeno) la Mal-esia.
    Francesco

  5. Alessandro

    La cosa non mi piace.
    Scriveva Lewis Carroll:
    “(…)Quasi nulla e’ cosi’ pericoloso come precipitarsi verso il proprio destino. Potete precipitarvi su campi di patate, o di fragole, senza farvi molto male: potete anche precipitarvi al balcone (a meno che non sia una casa nuova, costruita in economia e senza architetto), sopravvivendo alla sconsiderata impresa: ma una volta che vi siate precipitati verso il vostro destino – ebbene, dovete subirne le conseguenze!”
    Cosi’ vedo che ci precipitiamo allegramente verso un nuovo medioevo, e che uno stato confessionale condanni l’apostasia sembra incidentalmente normale ed accettabile: la cosa strana e’ il culto della teiera.
    Io potrei anche credere che il cosmo sia nato dallo starnuto di un essere chiamato il Grande Ciaparche Verde e vivere nel timore del giorno in cui ci sarà l’Avvento del Grande Fazzoletto da Naso Bianco.
    Pero’ dovrei “sbattezzarmi”, per una piena adesione alla mia fede.
    Cosi’ come potrei volermi “sbattezzare”, magari seguendo le procedure suggerite dall’UAAR (e dai Brights), per il banale motivo che non trovo traccia alcuna di cattolico in me, oltre che per altri motivi che Odifreddi riassume con “ingerenze del clero laido nello stato laico”.
    Ma visti i tempi, e visto il sentire comune che sembra emergere anche da una notizia piccola piccola come quella riportata, anzi, dal modo in cui viene riportata, mi chiedo quale sarebbe il prezzo da pagare.
    Due anni di galera o una vita di ostracismo?
    Dipendera’ dal paese. :-(

  6. .mau.

    @Alessandro: beh, tra i commentatori di queste notiziole c’è una persona sbattezzata. Non mi pare sia così ostracizzata, ma magari sarebbe meglio chiederglielo direttamente… io in queste cose sono notoriamente un bietolone :-)

  7. vb

    La Malesia peraltro è uno dei paesi islamici più tolleranti, multietnico e multireligioso da sempre: certo è un paese molto più moralista del nostro, ma mi fa strana una condanna del genere per una questione puramente religiosa. Credo che in realtà si tratti dell’aver abbandonato una religione per abbracciare una setta… un po’ come i tedeschi che mettono fuori legge Scientology.

  8. Lopo

    Beh, forse lo sbattezzo non mi ha fatto diventare un VIP, ma è stato un simpatico argomento di conversazione per diverso tempo anche con molti amici credenti, che del resto sapevano bene che sono ateo militante.
    Ostracismo direi proprio di no: è vero che Livorno è città di mangiapreti, di comunistacci e del Vernacoliere (e di Don Zauker), ma allo stato attuale penso che solo in certe situazioni molto “chiuse” (che so, dei paesi, magari del Sud o del cuore della Sardegna *) ci potrebbe essere un’esclusione sociale vera e propria.
    D’altra parte non è mica un atto pubblico: sta al singolo decidere se dire a parenti, amici e conoscenti di essersi sbattezzato.
    * beninteso: sono di famiglia sarda.

I commenti sono chiusi.