Rep.it l’ha scritto in fondo in fondo al suo articolo intonante peana sul risultato 2008 dei conti pubblici italiani, “Deficit/Pil all’1,9% nel 2007 – Mai così basso dal 2000”. Il Corsera lo scrive nell’occhiello, confidando sul fatto che il titolone “Istat: l’Italia cresce poco, ma cala il deficit” lo copra. Solo La Stampa, forse in ricordo di quello che avrebbe fatto trent’anni fa, titola a tutta pagina: “Il 2007 è l’anno delle tasse record”. (Per la cronaca: ho guardato anche Il Giornale, ma non ho trovato nulla). In pratica, la pressione fiscale nel 2007 è stata del 43.3% del PIL, il dato più alto dal 1997 con la famosa eurotassa e i salti mortali per riuscire ad acciuffare i parametri di Maastricht ed entrare nell’euro. Per dare un’idea, tra il 2001 e il 2006 la pressione è oscillata dal 40.5% al 41.7%. Ma che vuol dire tutto questo?
Sull’edizione cartacea de La Stampa c’erano degli articoli interessanti, che però non parlavano esplicitamente delle ragioni di questo impennarsi della pressione fiscale. Una possibilità è in effetti quella della lotta all’evasione fiscale, che ha fatto sì che la gente pagasse più tasse; potrei aggiungere che un mio amico – notoriamente non di sinistra – afferma che in realtà quella storia è una balla, e c’è semplicemente stata una pletora di misure formali unite a obblighi di pagare “per evitare accertamenti, che non si sa mai cosa portino” forfait ben superiori a quello che si sarebbe dovuto fare.
Ovviamente non sono un economista e quindi non so dare risposte precise al riguardo, ma sono un matematico e una cosa la vedo facilmente. Anche partendo dal punto di vista che l’aumento della pressione fiscale dipenda interamente dai soldi emersi, non è che questa sia una buona notizia per chi è sempre stato onesto. Questi numeri sono infatti calcolati facendo il rapporto tra il Prodotto Interno Lordo globale e i soldi pagati globalmente di tasse, il che significa che gli onesti pagavano già prima troppi soldi, solo che le percentuali ufficiali non lo mostravano. E questo, come immaginate, non capita solo con quest’ultimo governo, ma arriva da ben più lontano. La vera colpa di Prodi, piuttosto, è stata quella di non ridurre le spese, il che avrebbe in effetti permesso una riduzione delle tasse senza farci bacchettare dall’Europa; ma la cosa più divertente, almeno secondo l’articolo della Stampa cartacea di oggi, è stato che nel 2007 Prodi ha anticipato delle spese correnti (e non bruscolini, si parla dell’1% del PIL) per non avere troppo poco deficit e rischiare quindi che l’anno prossimo l’UE gli chiedesse di fare ancora di più. Ciò significa che i conti di quest’anno respireranno un po’ di più, ma che l’abbassamento delle tasse proposto dal Partito Uno e Bino, e che sembrerà così fattibile visto lo stato della spesa lo pagheremo pesantemente dal 2009 in poi.
Ma deve ancora nascere il politico che riuscirà davvero a contenere la spesa pubblica.
Ultimo aggiornamento: 2008-03-01 20:09
Ho in preparazione anch’io un post su questi temi; il problema è che siamo in un clima forcaiolo in cui qualsiasi aumento di tasse a chi “sembra che ne abbia” o possa anche solo vagamente essere tacciato di “evasore”, magari perché ha dei redditi all’estero, viene accolto con gli applausi.
Mettiti però nei panni di una azienda o di un imprenditore globale che lavora su cinque o dieci paesi, di cui uno non solo ha le tasse più alte degli altri, ma rompe continuamente le scatole con accertamenti e pretese fiscali dandoti dell’evasore per principio; tu potenzierai la sede italiana o cercherai di chiuderla il prima possibile?
L’Italia è come un supermercato che ha i prezzi più alti degli altri, e in più va dai clienti e li aggredisce dicendogli che devono spendere per forza di più, che non spendono abbastanza. Magari sul momento il cliente si fa intimidire e paga, ma appena riesce a uscire dal negozio, non lo rivedi più…
ma guarda un po’, proprio ieri parlavo con uno che ha un’azienda e diceva che con Prodi le tasse sono aumentate.
Ludo quando lavorava in proprio e aveva una società con uno (c’era Berlusconi) diceva da un anno all’altro che le tasse erano aumentate.
Insomma, ma le tasse aumentano sempre per le aziende?
vb, non so quanto incidano sul totale delle entrate fiscali le aziende con tot filiali all’estero… quando salta fuori che in media molte categorie di “liberi professionisti” guadagnano meno di un insegnante elementare i casi sono 2: o l’economia è messa molto male, o qualcuno che evade o elude il fisco effettivamente c’è…
Detto questo, la percentuale di pressione fiscale in sé dice ben poco… dipende da cosa lo Stato ti da in cambio con quei soldi. Se servono per far funzionare decentemente un paese è un discorso… e anzi può convenire pagare molto, ma avere in cambio molto (servizi, sanità, istruzione), se viceversa buona parte di questi soldi viene impiegata per “altro” (sprechi, sistemi clientelari e così via), il problema non è tanto di ridurre la pressione fiscale (che toglierebbe ancora più risorse ai servizi, avvantaggiando solo i nababbi), ma piuttosto di eliminare questo “altro”.
Boh: Su questo, vista la necessità di approfondire, ho espanso il commento più sopra in un post, e ti invito a vedere i dati.
Yuri: Esistono numerose teorie politol-sociologiche che sostengono che, vista la natura umana (quella italiana in particolare), “altro” è inestricabilmente legato all’esistenza stessa di una spesa pubblica e di qualcuno che può spendere soldi non suoi, per cui l’unico modo per avere servizi efficienti e senza sprechi è che il pubblico faccia le regole con cui debbano essere forniti e preveda i necessari vincoli di servizio alla collettività, ma allo stesso tempo affidi i servizi ai privati, tagliando nel contempo le tasse.
Insomma, l’idea che possa esistere uno Stato italiano efficiente e non corrotto mi sembra un sogno irrealizzabile: forse faremmo meglio a metterci una pietra sopra e comportarci di conseguenza.