Ratzinger, Galileo, Feyerabend e altri ancora

Metto subito una cosa in chiaro: della storia dello “studente tedesco che rinuncia all’università”, come Alessandro Robecchi chiosa la rinuncia del Papa a intervenire durante l’inaugurazione dell’anno accademico alla Sapienza, non mi è per nulla interessata, e infatti non è un caso che non ne avessi affatto parlato da queste parti. Se proprio avessi dovuto commentare, avrei detto che chi voleva manifestare manifestasse pure, e che i 67 docenti di fisica, invece che scrivere l’ormai famosa lettera, avrebbero fatto meglio a chiedere di poter parlare dopo Benedetto XVI e raccontare tutte quelle cose lì. Ma capisco che in questo modo si sono fatti molta più pubblicità. Però stasera Stefano mi ha chiesto di commentare il discorso di Paul Feyerabend citato dall’allora cardinale Ratzinger, e il tuttologo che in me non si può certo esimere. Da buon tuttologo, non so nulla di quello di cui parlerò, ma non c’è certo problema: tanto tra le mie lettrici (almeno due, più una che il blog non ce l’ha e quindi non posso linkare) e forse anche qualche mio lettore [*] di gente che potrà dottamente sbertucciarmi ce n’è.
La frase incriminata di Feyerabend (tratta da questo sito: come sempre, per prima cosa cercare le fonti!) è questa: «La Chiesa dell’epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione» Cominciamo dalla seconda frase, che è la più semplice: si traduce in “Galileo è stato condannato per ragion di Stato, ed è stato riabilitato per ragion di Stato”. Macché fede, ragione, o anche solo morale o etica: tutto quello che contava e che conta era ed è “cosa viene più comodo”. Da questo punto di vista, insomma, la laicità della scienza non c’entra un tubo, proprio perché la religione non c’entra un tubo. Ricordo – ma questo è probabilmente inutile – che il “metodo scientifico” non era certo così noto ai tempi di Galileo, visto che è stato lui ad inventarlo. Quindi l'”attenersi alla ragione” della Chiesa di allora era l’attenersi alla “ragione aristotelica”, mi sa tanto.
Mi ha stupito, invece, che i fisici non si siano lamentati di un’altra citazione nell’intervento di Ratzinger. Non certo quella di von Weizsacker che “fa ancora un passo avanti, quando vede una «via direttissima» che conduce da Galileo alla bomba atomica”. Penso che su quello si sia tutti d’accordo: senza il cambio di paradigma dalla scienza aristotelica a quella galileiana, non si sarebbe certo arrivati alla bomba atomica, o se per questo al PC su cui leggete questo mio sproloquio. Parlo invece del pezzo che riguarda Ernst Bloch. La premessa è giusta: «il sistema eliocentrico -così come quello geocentrico- si fonda su presupposti indimostrabili». Peccato che parta subito per la tangente, dicendo «Tra questi, rivestirebbe un ruolo di primo piano l’affermazione dell’esistenza di uno spazio assoluto; opzione che tuttavia è stata poi cancellata dalla teoria della relatività.» La relatività non c’entra un tubo, mi spiace. Il punto è banalmente che la scienza (galileiana, non aristotelica) non può avere certezze ma solamente modelli, e si deve scegliere il modello che (oltre a fare previsioni dimostrabili, che è l’unica cosa che si sente dire in genere) è il più semplice. È chiaro che avere delle orbite ellittiche intorno al sole che sta in uno dei fuochi dell’ellisse è di gran lunga più semplice che avere epicicli di primo e secondo ordine per “aggiustare” le orbite circolari intorno alla Terra, ma questo non sarebbe stato un problema. Se non ricordo male, Bellarmino aveva cercato senza riuscirci di convincere Galileo a dire che usava il sistema eliocentrico perché era il più semplice, senza però dire che “era quello vero”; cosa che il pisano non ebbe assolutamente intenzione di fare (doveva essere una testa ben dura anche lui).
Diciamo che io mi sarei aspettato come critica a Benedetto XVI appunto questa: che parla di scienza (la parte blochiana sulla teoria della relatività) senza sapere di cosa parla, e di parlare tanto di “presupposti indimostrabili” ma poi affermare implicitamente che la Chiesa ha il modo di affermare la Verità anche su quelli prettamente scientifici (se le due teorie scientifiche geo- ed eliocentrica si basano entrambe su presupposti indimostrabili, perché si doveva affermare che quella Vera era la prima?) A parte la stupidità, almeno per come la vedo io, di una battaglia di retroguardia – crederete mica che Ratzinger creda nella Terra al centro dell’universo? – quello in effetti è un punto piuttosto pesante. Mi sa però che forse era troppo fine… stiamo parlando in fin dei conti di fisici :-P
[*] il buffo è che le due fanciulle che cito stanno dalle “parti opposte della barricata” rispetto ai due fanciulli. Queste connotazioni sessiste…

Ultimo aggiornamento: 2008-01-15 23:14

16 pensieri su “Ratzinger, Galileo, Feyerabend e altri ancora

  1. gius

    In realta’,la “questione” su Ernst Bloch e’ nata ben prima della querelle sull’inaugurazione dell’anno accademico de La Sapienza, con cui, a mio parere, c’entra pure poco.
    E’ nata con la “spe salvi”.
    Che un fine teologo tedesco, scriva una cosa sulla speranza e riesca a non fare mai riferimento al “principio speranza” di un esimio filosofo tedesco che ha segnato un’epoca e una scuola e che ha insegnato per anni all’universita’ di Tubinga e’ (per essere lievi), quanto meno, cosa bizzarra assai!…

  2. gius

    Dimenticavo!
    La frase blochiana “incriminata” e’ questa:
    «Una volta data per certa la relatività del movimento, un antico sistema di riferimento umano e cristiano non ha alcun diritto di interferire nei calcoli astronomici e nella loro semplificazione eliocentrica; tuttavia, esso ha il diritto di restar fedele al proprio metodo di preservare la terra in relazione alla dignità umana e di ordinare il mondo intorno a quanto accadrà e a quanto è accaduto nel mondo» (3).
    Conoscendo molto bene Bloch, posso assicurare che non stava affatto parlando ne’ di astronomia ne’ di relativita’! ;)

  3. ALG

    Non ho avuto voglia di leggere la famosa lettera ma il punto che, credo, abbia colpito sia il discorso di Feyerabend (che a mio parere non spieghi benissimo) che Ratzinger cita senza contestualizzare. Non mi dilungo troppo, se interessa oggi Sofri su Repubblica spiega sinteticamente ma bene, per chi sa un po’ di epistemologia, il concetto. Un discorso contro il metodo sembra, non essendo contestualizzato, un discorso contro la scienza. Ed ovviamente, a meno di considerare Ratzinger uno sprovveduto, l’impressione che se ne deduce non è che riportasse il discorso di un altro ma che usasse le parole di un altro per affermare ciò che lui pensa.
    Quanto a Ernst Bloch, è verissimo l’errore ma non penso sia la maggiore preoccupazione quando si stila un documento politico (poche cose e comprensibili!), voglio dire, ti immagini cosa sarebbe uscito su Repubblica o sul Corriere se nella lettera ci fosse stata la tua disquisizione? Ma sei matto?
    Ciao

  4. S.

    Tutto chiaro! (in realtà non è vero ma non posso fare la figura di quello che non ha capito nulla)
    Comunque se per una ragione politica è nato il caso Galileo sempre per una ragione politica è nata tutta la querelle in cui la scienza c’entra come un cammello nella cruna dell’ago. Ho capito giusto?

  5. .mau.

    @Stefano: la mia sensazione in effetti è che il discorso di Ratzinger del 1990 fosse semplicemente un pretesto per i 67 fisici. Da questo punto di vista era molto più puntuale la lettera dello scorso novembre di Marcello Cini, anche se nella sua foga di chiamare sempre il papa “professor Ratzinger” in un certo senso paradossalmente gli dà i titoli per farlo, il suo discorso. (Mi spiego: Benedetto XVI che parla all’inaugurazione dell’anno accademico è come minimo un’incongruenza, il professore di teologia Joseph Ratzinger che parla in quell’occasione no).
    È anche vero che parlare di Galileo in Italia è un modo certo per attirare l’attenzione dell'”opinione pubblica” :-)
    @Gius: partendo dal principio che forse io Bloch l’avevo sentito nominare ma nulla più – d’altra parte mi conosci, no? – io non stavo citando direttamente lui, ma il modo in cui Ratzinger l’aveva citato. È stato il non ancora papa a parlare di “teoria della relatività”! (facendo poi un potpurri, visto che anche Galileo aveva una “teoria della relatività” che è stata poi portata alle sue estreme conseguenze da Einstein). Leggendo tutta la frase di Bloch, sono d’accordo con te: il suo punto di vista è assolutamente a-scientifico, nel senso buono del termine: l'”ordine del mondo” non si immischia con la scienza e le lascia fare il suo lavoro.
    @ALG: io non scrivo per Rep o per il Corsera, ma per i miei ventun lettori! (il tutto ha anche altri corollari: la “linea editoriale” è mia e me la gestisco io, visto che al massimo perdo lettori ma non soldi). Resta comunque il fatto che io non parlo di Feyerabend e di Bloch, ma di come Ratzinger li ha citati. D’accordo che lui è un po’ più famoso di me, però non vedo perché non possa anch’io fare la stessa cosa…

  6. ALG

    @.mau.
    Non credi che conosca la tua linea editoriale? (cmq ho guardato in archivio, parlavi di 21 lettori anche prima che iniziassi a leggerti, o ne hai perso uno quando ho iniziato io o il tuo contatore è sballato, magari satura a 21 ;-) )
    In pratica ti faccio notare solo due cose nel mio commento, sei stato un po’ fumoso nel condannare l’uso delle citazioni che fa Ratzinger (tra l’altro mentre conosco bene Feyerabend non conosco altrettanto bene Bloch e il post di Gius mi è stato molto utile).
    Quanto al farti notare che sono tecnicismi, è vero che non scrivi per i quotidiani nazionali quindi puoi essere tecnico (anzi, è uno dei motivi per cui ti leggo mentre dei quotidiani nazionali leggo al più i titoli) ma non puoi ignorare il contesto della lettera dei 67 professori quando la critichi se no ti poni allo stesso livello di Ratzinger…
    Ciao

  7. .mau.

    @ALG: l’uso delle citazioni che fece Ratzinger (stiamo parlando di diciott’anni fa, non della settimana scorsa). Tirare fuori adesso quella cosa è pretestuoso come chiedere a Barack Obama cosa faceva vent’anni fa, e infatti Cini aveva avuto un approccio molto più serio… che non si è filato nessuno :-P
    Però sulle citazioni mi sembrava di non avere affatto condannato quella di Feyerabend, ma di averlo fatto su quella di Bloch: il mio pensiero è almeno quello. Il contesto della lettera? assolutamente indipendente da Galileo e da quanto Ratzinger disse diciott’anni fa. È sulle posizioni attuali di papa Benedetto XVI, e tirare fuori Galileo è un modo economico per farsi pubblicità, IMNHO.
    Nota che non c’entra con il commento, ma non ho voglia di farci un nuovo post sopra: la BBC parla di cosa è successo, ma toppa alla stragrande dicendo che Fifteen years ago Pope John Paul II officially conceded that in fact the Earth was not stationary.. Il “conceded” ecclesiastico è vecchio di un paio di secoli, ma anche in UK hanno le loro idee :-)

  8. Larry

    Solitamente non mi piace fare la maestrina, però quel “Se proprio avrei dovuto commentare” è davvero brutto da leggere…

  9. paolo beneforti

    a mio very humble parere non ha molto senso giudicare il contenuto di una lettera aperta e collettiva come se fosse un articolo accademico: il riferimento Feyerabend/Galileo è servito ad attirare l’attenzione sulla protesta, dato che la querelle Galileo vs. ChiesaCatt, a spanne, la conoscono tutti e tutti dànno torto alla Chiesacatt e ragione a Galileo.
    però la scelta dei 67 docenti è stata ben mirata (forse per caso, tuttavia), dato che anche Ratzy, nel discorso di 18 anni fa, faceva il furbo usando argomenti sofistici (neanche tanto sottili) per indebolire la posizione del razionalismo dal punto di vista storico.

  10. ALG

    @.mau.
    Temo ci sia stato una piccola incomprensione. Non ti contesto sulle citazioni che come dicevi già tu per Feyerabend ed abbiamo scoperto dopo per Bloch (ancora grazie a Gius) sono state citate fuori contesto. Anche a me sembra fuori luogo usare un discorso di 18 anni fa ma non toglie nulla al fatto che in quel discorso le citazioni vengano fatte in modo a dir poco sofistico. Quanto alla questione lettera, come continuo a ripetere, l’obiettivo è ottenere visibilità per la propria protesta e mi sembra che sia stato ottenuto.
    Sinceramente io avrei visto bene, non fraintendetemi per il paragone, una cosa fatta tipo l’invito di Ahmadinejad alla Columbia di qualche mese fa… un intervento seguito da dibatto, in questo caso sui rapporti scienza e fede. Ma sto divagando.
    Per chiarire: ben vengano le tue osservazioni “tecniche” ma non sono queste l’argomento del contendere attuale. Io sinceramente non apprezzo molto i modi della polemica (discorso di 18 anni fa, contestazioni aspre etc…) ma non mi piace osservare come questo Papa faccia ampiamente uso nei suoi discorsi di sofismi (vedi anche Regensburg). Questo era quanto intendevo.

  11. searcher

    Il sistema copernicano non era più semplice di quello tolemaico, anzi. Come quello tolemaico, prevedeva circonferenze ed epicicli: matematicamente un gran casino, con la differenza che con Tolomeo c’erano 1500 anni di esperienza. L’idea delle orbite ellittiche fu di Keplero, ma Galileo la rifiutò sempre in nome dell’argomento platonico (la circonferenza è la figura più perfetta, il cielo è perfetto, in cielo ci sono solo circonferenze). Le orbite ellittiche ebbero successo quando Newton dimostrò che una forza centrale genera orbite ellittiche, ma parliamo di cinquant’anni più tardi.

  12. zorrykid

    Il punto non e’ se Galileo avesse ragione, o se avesse delle prove valide a sostegno delle sue teorie.
    Il punto e’ che la chiesa processava gli scienziati (e vorrebbe farlo di nuovo).
    La scienza non deve sottostare a nessun processo davanti ad un autorita’ esterna alla comunita’ degli scienziati (tanto meno religiosa). La scienza deve essere libera, o non e’ scienza.

  13. Galilei

    ‘La scienza deve essere libera’. Bella come affermazione. Mai come oggi si vede l’uso che la scienza fa della sua ‘libertà’. Per esempio, dopo aver annunciato con un certo clamore l’inutilità ai fini scientifici delle cellule staminali embrionali, molti centri di ricerca continuano ad usarle. Che senso ha, mi chiedo, proseguire per una strada contromano quando abbiamo notato che la polizia ci insegue e che stiamo per fare un incidente? Eh si, la scienza sembra proprio che voglia perdere dei punti… Cosa c’è dietro alla ‘libertà’ di usare gli embrioni se non l’interesse economico e un’assurda prova di orgoglio e di forza? Molti scienziati dovrebbero guardarsi allo specchio e chiedersi se uno come Galileo avrebbe fatto certe cose…

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