Thyssen-Krupp

Immagino che abbiate già letto tutti questo articolo del Corsera.
Ma onestamente, vi aspettavate qualcosa di diverso da una multinazionale? O forse pensavate che fuori dall’Italia fossero tutti parenti di Lupo de’ Lupis, il lupo tanto buonino? Nei contratti di lavoro c’è scritto che tu non puoi parlare male dell’azienda, e dire che non si faceva nulla per la sicurezza cos’è, se non “parlare male”?
Venerdì Ezio Mauro (che è stato direttore de La Stampa, e quindi Torino la conosce bene) ha scritto questo. Non leggetelo se non siete d’animo forte.
Aggiornamento (14 gennaio): leggendo il corrispondente articolo su La Stampa (che qui gioca in casa), si rafforza la sensazione che le notizie sul dossier della Thyssen-Krupp, che in teoria immagino fossero un memo interno confidenziale, siano state casualmente fatte uscire fuori direttamente da Guariniello che si voleva togliere qualche sassolino dalla scarpa.

Ultimo aggiornamento: 2008-01-13 22:13

7 pensieri su “Thyssen-Krupp

  1. Annarella

    A dire la verita’ si :) Perche’ ho lavorato due anni in una multinazionale e passato vari mesi proprio in Germania.
    Non mi aspetto siano tutti delle Madri Terese, m’aspetto ci sia un chiarimento, un risolvere le situazioni.
    Non m’aspetto quel pastrocchio misto di considerazioni politiche e visioni mediatiche.
    Non credo che tirerebbero fuori un report come quello se di mezzo ci fosse IG Metal perche’, da quel che ho visto, inizierebbero uno sciopero di 14.301 anni

  2. .mau.

    @Annarella: allora diciamo che fanno l’equivalente degli automobilisti svizzeri che appena passato Chiasso cominciano a fare tutte le cose che non si sognerebbero di fare in Canton Ticino.
    Ma non parliamo dei sindacati, per favore. Saresti disposta a scommettere che loro sapessero della situazione, ma avessero negoziato con l’azienda di stare zitti in cambio di forti buonuscite agli operai e magari una mano per trovare loro un altro lavoro? Tanto era questione di un anno prima che chiudesse tutto, che cosa poteva mai succedere?
    (d’altra parte, se gli estintori fossero stati controllati probabilmente non sarebbe successo nulla. Solo che non si può sempre basarsi sullo stellone)

  3. Annarella

    A scomettere che non vi siano stati accordi di scambio del genere che descrivi no :/
    Anzi credo che il problema della riallocazione delle persone sia anche uscito e di quale fosse la situazione .
    Di sicuro, a livello di PR, un report del genere, se deve servire per la politica d’immagine, e’ un’autentica tafazzata :(

  4. CV

    Spiace contraddire ma le multinazionali tedesche nel trattamento dei dipendenti hanno sempre avuto il doppio binario e soprattutto, un atteggiamento diffidente/condiscendente nei confronti di tutti coloro che “non sono tedeschi”. Espresso meglio, se vengono stabiliti degli standard validi per il dipendente tedesco il rispetto di quello standard non viene “controllato dalla casamadre” ma viene demandato alla dirigenza locale (composta spesso da allegri expats iperpagati, non italofoni e a volte in atteggiamento semi-vacanziero) ovviamente valutata su parametri di costi e redditività e quindi si chiude allegramente un occhio (ma anche due) sui “tagli” di certi standard in virtù del fatto che bisogna “adeguarsi alle abitudini locali”.
    Poi magari chiedono un rigoroso rispetto delle ca**ate di visual identity (e apriti cielo se si spaglia il pantone del logo) ma, per esempio, sui livelli retributivi e dei fringe benefits si chiudono occhi, orecchie, bocca e naso…
    E non me lo sto inventando, in famiglia ci sono un paio di generazioni di casistica di dipendenti di diverse multinazionali tedesche, italiani tedescoparlanti, italiani non tedesco-parlanti, tedeschi e pure tedeschi “expatriert” (non dirigenti…).

  5. mestesso

    Io ho lavorato per 6 anni come dipendente di una delle più importanti multinazionali tedesche (si veda il mio blog lavorativo se qualcuno vuole sapere tutta la storia) e continuo a lavorarci come consulente, anche se non è più tedesca ma finladese :).
    Il fatto che una ditta sia tedesca, non dà alcuna garanzia in più. Infatti è vero che la “madre” è tedesca, ma il management (a parte 1-2 persone) è italiano, ed italiane sono le modalità di lavoro, comprese certe metodiche discutibili.
    Inoltre negli ultimi anni, c’è stata un a grossa “questione morale” in Germania, con vari scandali ad alto livello, e non prendete troppo per buona la situazione. C’è una maggiore attenzione alla qualità del prodotto, ma NON della qualità della produzione.

  6. Yuri

    Che dire? Bell’esempio di imprenditoria…
    Non so se ste cose siano penalmente rilevanti… ma un bel risarcimento di svariati milioni di euro in danni morali e materiali non sarebbe una cattiva idea… visto che è l’unico linguaggio che capiscono certi magnager (non è un errore di battitura).
    Riguardo al discorso che in Italia non esistono più gli operai (che poi è vero fino a un certo punto, oltre un milione e mezzo di persone non sono proprio poche), è evidente che in un sistema economico di questo tipo tutto il settore industriale in genere non può essere messo molto bene: quando rispettare le misure di sicurezza “costa troppo”, si smonta tutto e si va a fare la fabbrica da qualche altra parte, dove il valore della vita umana è valutato meno. Risultato: lo stesso prodotto a costi minori. Certo probabilmente anche da quelle parti qualcuno ci resta secco, ma chissenefrega, basta che non si sappia troppo in giro.
    Allora mi chiedo, è un bene che ci siano le normative di sicurezza e che vengano fatte rispettare (alla Thyssen non molto a quanto pare), ma quanto siamo ipocriti se poi lasciamo che tutto quello che importiamo dall’estero sia prodotto senza rispettare gli stessi standard?

  7. Uriel

    Ma onestamente, vi aspettavate qualcosa di diverso da una multinazionale?
    —-
    La vera domanda e’: mi aspetto qualcosa di diverso da CHIUNQUE?
    No.
    Uriel

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