Ieri sera Anna ed io siamo andati a mangiare in questa “asticeria”. Il locale è in via Porro Lambertenghi 25 a Milano (telefono 02-6688455), e se non si sa che c’è si fa fatica a trovarlo: è un’unica vetrina, con dodici coperti in tutto. Anche la gestione è molto minimalista: Paolo Arrigoni fa tutto, dal cameriere al cuoco, oltre naturalmente ad andare a comprare tutte le derrate.
Come avrete probabilmente immaginato, il ristorante ha relativamente poche proposte, e l’astice la fa da padrona. Astice che vedete lì nell’acquario, roba che non è per deboli di cuore insomma. Naturalmente tutto questo ha il suo costo, e non pensate di cavarvela con meno di cinquanta euro a testa. Però il posto è grandioso se uno deve fare bella figura con una donna: il menu “per lei” è rigorosamente senza prezzi. Ah, tra i dolci il cannolo “aperto” è semplicemente spaziale.
Il più grande errore del proprietario? far fare il proprio sito Web a tale “milanocommunication s.n.c.”, col risultato che il sito non può essere visitato con Firefox.
Ultimo aggiornamento: 2007-12-01 17:56
In tutti i ristoranti curati il menu (talvolta anche la carta dei vini, magari abbreviata) per la dama è muto, senza i prezzi. E’ una cosa comoda quando si invita e non si vuol mettere in imbarazzo l’ospite, e permette si scegliere spontaneamente, se si è invece ospiti. Naturalmente nulla vieta di chiedere un menu in chiaro o di scambiarseli sulla tavola.
La carta dei vini invece dovrebbe restare saldamente nelle mani di chi invita o di chi ha vera competenza, perché i vini possono avere prezzi ordini di grandezza superiori rispetto al menu e vanno gestiti con mano ferma.
Mi permetto di dissentire sul tema della “bella figura”. Sono una donna, e ogni volta che mi si presenta un menu “sanitizzato”, faccio il cambio con quello dove posso leggere i prezzi. Mi rendo conto che l’intenzione è di cortesia o di galanteria nei confronti della donna. Ma al giorno d’oggi l’ipotesi che sia sempre l’uomo a pagare e che la donna non debba preoccuparsi di quello che costano le cose, quasi fosse la regina Elisabetta che gira sempre senza soldi in tasca, è così retrograda da essere quasi insultante. Quando un ristoratore mi offre una carta senza i prezzi, implicitamente mi sta dando della mantenuta: dopo decenni di battaglie per l’indipendenza economica, trovo che sia una cosa perlomeno triste. E’ vero che, per tradizione, spesso è l’uomo che paga per la cena. Ma esistono anche coppie in cui la donna guadagna più dell’uomo, e non c’è ragione di vergognarsene. Io voto per il menu “degli adulti” a entrambi (e anche ai bambini, se ce ne sono – non è mai troppo presto per imparare qualcosa sul valore del denaro).
Ottimo, LivePaola. Non avrei potuto dirlo meglio. Condivido e sottoscrivo.
Mai che lo diano a me il menu muto… cavolo… il mio parla, fischia… strilla perfino. ;-)
Ma a Milano è obbligatorio dare ai ristoranti nomi contenenti giochini di parole cretini?
Comunque io di menu muti non ne ho mai visti, ma di donne che per un motivo o per l’altro al momento di pagare avevano scordato il portafogli ne ho viste molte. Spesso peraltro è solo svampitura, e poi a me offrire fa sempre piacere, però da maschio ogni tanto ti chiedi perché la parità debba spesso funzionare solo a senso unico.
@vb: “Fratelli La Cozza, da sempre con le mani in pasta” è a Milano? “Agnolotti & Friends” è a Milano?