L’edizione milanese di Repubblica lo sbatte in prima pagina, anche se stranamente il sito ATM non ne fa parola: da oggi è possibile usare il telefonino tra le stazioni Cordusio e Cairoli (circa quattrocento metri, ma si sa che quello che conta è il principio). Entro fine anno le stazioni della rossa fino a Pagano – ma non le gallerie – riceveranno il segnale, e in soli tre anni tutta la rete metropolitana non sarà più il rifugio di chi voleva stare un attimo senza il terrore dello squillo che assale.
Non che la teNNologia sia così complicata: ancora nello scorso millennio a Bruxelles il mio telefonino funzionava perfettamente. E di per sé magari potrebbe anche essere utile avere la possibilità di fare una telefonata mentre si è in banchina, sopratutto la sera. Però mi chiedo se i signori dell’ATM pensino che sia possibile parlare al telefono mentre si è sulla gialla. Quando ci salgo con Anna, lei sa che non intendo affatto dover gridare e capire un terzo di quello che mi si dice…
Aggiornamento: (19 novembre) È lunedì mattina, l’omino della comunicazione ATM è riuscito a trovare il suo ufficio, e il comunicato stampa è apparso.
Ultimo aggiornamento: 2007-11-18 17:42
ussignur. gia’ e’ un problema in treno, adesso anche in metro…
Con beato stupore (loro), i miei mi telefonavano dal metrò di Mosca un paio di anni fa per annunciarmi che lì avevano già questa feature.
Ma dico! Vabbè il milanisezzare, ma le origini, dove le mettiamo? Non vorrei essermela sognata, la cosa, ma a me pare che la giovin metro di Torino nasca già bell’e coperta. Tanto per ribadire il vecchio gioco dei primati torinesi scippati dai milanesi…
@piotr: sì, la metro torinese è nata coperta (anche se oggettivamente per il 90% del percorso iniziale bastava una singola BTS messa in corso Francia angolo via Principi d’Acaja :-) )
Ma sempre oggettivamente, dire che a Milano abbiano preso la decisione di portare giù il segnale perché l’avevano fatto a Torino mi sembra un po’ esagerato!
Diamine, è ben più che esagerato, è pura fantascienza. Però è divertente ciurlare nel manico, no? Io lo faccio sempre, per irritare la torinesissima moglie, specialmente da quando ho scoperto che tale situazione sembra perfino avere un nome (“complesso di Fetonte”).
Il problema del telefonino in metro non è tecnologico, ci mancherebbe!, ma di business: chi si puppa i soldi dei chiamanti e dei riceventi? Qualcosa va anche alla metro o tutto all’operatore? In base alle chiamate fatte e ricevute o agli utenti potenziali o agli utenti reali misurati al tornello? Chiaro che ci vanno anni di trattative!
Però non vedo il problema “acustico”, soprattutto io che quando viaggiavo in metro a Roma 1 ora al gg. usavo sempre i tappini giallini di protezione.
L’idea non è quella di parlare in viaggio con qualcuno che si conosce ma di scambiarsi SMS…