campagna per il sé

Questo blog aderisce con gioia alla campagna iniziata da Luca Serianni e rilanciata oggi da Stefano Bartezzaghi per l’accentazione del pronome “sé” anche davanti a “stesso / stessa / stesse “, e non solamente davanti a “stessi”.
A dire il vero, è già molto tempo che scrivo “sé stesso”, dopo appunto avere letto gli argomenti portati dal Serianni ed esserne stato convinto; d’altra parte, non si capisce perché “sé” dovrebbe perdere l’accento solo perché non c’è possibilità di confonderlo con “se”. Forse che uno può scrivere “vado la a vedere il film”, visto che tanto non c’è possibilità di confondere “là” con “la”?

Ultimo aggiornamento: 2007-10-29 09:49

12 pensieri su “campagna per il sé

  1. chartitalia

    Capisco l’alto valore della campagna: se ne potrebbe fare una anche per il “qual’è”?
    Io credo che una lingua sia quanto di più irrazionale possa esistere quindi mi convincono poco tutte le teorizzazioni sul perchè ci voglia o non ci voglia un accento o un apostrofo: sono convenzioni. Si fa così. Punto. O meglio ancora: si può fare sia così che cosà senza gridare al delitto.
    Ecco, dopo aver impiegato una vita ad abituarmi a mettere l’accento se il sè era solo soletto, non vorrei essere criminalizzato nel caso omettessi l’accento in questione. Per la verità io sarei per una moratoria sugli accenti: tenderei ad eliminarli tutti visto che il buon vecchio ASCII non prevedeva lettere accentate… e che anche attualmente le varie codifiche UFT-8, Windows-1252, ISO8859-1 non è che facilitino le cose. E visto che ormai il 90% di ciò che viene scritto viene fatto tramite tastiera, magari iniziare ad abolire tutti gli accenti non sarebbe una cattiva idea… Cosa che mi sembra più semplice che far capire agli americani che il resto del mondo gli accenti li ha ancora…

  2. sciasbat

    Sarà la mia parte snob, ma non sono d’accordo :P Siccome l’accentazione di “sé” è particolore è un ottimo mezzo di distinguersi e distiguere… Dovrebbero essercene di più di eccezioni del genere!

  3. .mau.

    @mida04: Mi spiace, ma qua non sono al tuo fianco.
    Io sono abbastanza vecchio per continuare a dire “qual buon vento”: la regola che distingue troncamento da elisione è appunto legata a come si dice la stessa parola davanti a consonante e non a vocale (se la si può dire, l’apostrofo non ci va, altrimenti ci va), e non ne conosco eccezioni. O forse tu scrivi “buon’anno”?

  4. mestesso

    Le forze in gioco nella “perdita” degli accenti sono potentissime, e potrei dire, ineluttabili.
    In francese, dove il ruolo degli accenti è assai più importante nella comprensione di una frase che non in italiano, è da tempo che si è ormai diffusa la pratica di non metterli, se non a scuola o nei giornali (manco tutti).
    Gli accenti sono impedimento alla scrittura, nel senso che la rendono più lenta, peccato mortale nella nostra società moderna.
    Più profondamente, le lingue (tutte, mica solo l’italiano) si rimodellano di continuo sulle esigenze dei propri “utenti”.
    Internet, i cellulari o meglio i computer e le tastiere, sono una forza a cui chiunque soccomberà. Certo, rimarrano i giapponesi di turno che su una isoletta pensano di essere in una altra epoca, ma senza offesa alcuna, è solo una constatazione, è una battaglia persa.

  5. Paola

    Appoggerei qualunque iniziativa lanciata da Serianni. Anche un appello per la liberazione dei pesci rossi.
    (scherzi a parte: quest’uomo sa infondere una passione fuori dal comune persino trattando la grammatica normativa, che nelle mani di chiunque altro mi risulta piacevole come un maglioncino di carta vetrata indossato a pelle; se capita dalle vostre parti, andate a sentirlo parlare, fatevi del bene!)

  6. paolo beneforti

    il “sé stesso” lo pratico da tempi non sospetti, e dunque.
    trovo però che la campagna sia prematura: prima bisognerebbe insistere un pochetto sull’uso naif di _è_ al posto di _é_

  7. Sky

    Una volta mi dissero che, in caso di dubbio (dello scrivente), “non è peccato” metter l’accento dove “a orecchio” ci potrebbe stare: da quel momento me ne son fregato delle varie regolette (“su di e su da l’accento non va” XD) “liberandomi” da solo e lasciando a chi legge il compito di tagliare eventuali eccedenze. ;)
    [OT]Quanto all’uso dell’ASCII… vogliamo parlarne col mondo arabo?.. con quei due o tre (miliardi di) cinesi?
    L’ASCII7 andava bene quando le risorse (RAM, dischi, linee trasmissive) erano poche: ora è molto meglio andare verso l’UTF (oltre al fatto che, magari, non esistono solo gli americani al mondo). :D [/OT]

  8. fB

    Non c’è bisogno di sdoganare “sé stesso”, la regola che vorrebbe la mancanza dell’accento è relativamente recente, del tutto artificiale e per giunta non è mai stata accettata da un congruo numero di illustri grammatici (tra cui il Gabrielli).
    Discorso completamente diverso per “qual”, la distinzione tra elisione e troncamento esiste e non è per nulla artificiale. Aggiungere l’apostrofo ai troncamenti ne implicherebbe l’uso, per esempio, anche in “buon anno” e “un asino”… blergh.

  9. fB

    mestesso> certo, rimarrano i giapponesi di turno che su una isoletta pensano di essere in una altra epoca, ma senza offesa alcuna, è solo una constatazione, è una battaglia persa.
    Non è che sia un vezzo dei Giapponesi, è che certe lingue, come appunto il Giapponese e a maggior ragione il Cinese, non sono proprio scrivibili in linea di principio tramite un alfabeto. Ci sono troppi omofoni distinguibili nel parlato, ma non nello scrittp: alcuni Giapponesi hanno provato a scrivere la propria lingua in romaji, ma la lettura risulta lenta e difficoltosissima.
    Inoltre in una nazione come la Cina, dove si parlano molte lingue diverse, l’uso di un sistema ideografico comprensibile da tutti senza necessità di traduzione è un grandissimo vantaggio.

  10. vb

    Addirittura i giapponesi in trasferta a Pechino si fanno capire disegnando ideogrammi: spesso si leggono in modo completamente diverso, ma significano la stessa cosa…

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