I gatti di Schrödinger (libro)

[copertina] (se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!)
Io ho sempre avuto il sospetto che la fisica quantistica faccia male alla gente. Già Fritjof Capra col suo Il Tao della Fisica mi aveva fatto sorgere dei dubbi, ma con questo libro, dal sobrio sottotitolo “Meccanica quantistica e visione del mondo” (Davide Fiscaletti, I gatti di Schrödinger, Muzzio – Il piacere della scienza febbraio 2007, pag. 220, € 22.50, ISBN 978-88-7413-149-5) la convinzione si è rafforzata. L’idea alla base del libro non sarebbe affatto male: raccontare delle varie interpretazioni delle equazioni della meccanica quantistica, per vedere se si possono in qualche modo conciliare con il nostro buonsenso. Mi sta anche bene che l’autore abbia una sua predilezione per l’ipotesi di Bohm, o “dell’onda guida”, e che voglia presentare al pubblico tale ipotesi sicuramente molto minoritaria. Però posso garantire che non c’è affatto riuscito. La prosa è spesso pesante, come nell’introduzione, o ridondante, come nel penultimo capitolo dove a un certo punto ero convinto di avere perso il segno e di stare rileggendo lo stesso paragrafo; il tono da evangelista poi dopo un po’ scivola nello stucchevole e fa venire voglia di cassare l’interpretazione di Bohm solo per ripicca. Qualcosa alla fine si riesce a capire, ma bisogna fare molta fatica.

Ultimo aggiornamento: 2007-10-19 11:10

8 pensieri su “I gatti di Schrödinger (libro)

  1. fB

    Io penso che sia la meccanica “classica” a confondere le idee: ci si forma su concetti non solo inadeguati, ma insufficienti, e anche quando si è capito il tutto si fa poi fatica a esprimerlo chiaramente perché si tenta di ricondurre tutto a un insieme di nozioni ormai familiari, ma troppo limitate.
    Sostengo da parecchio tempo che ai giorni nostri, trascorso un secolo dalla sua nascita, gli studenti di fisica dovrebbero prima imparare la meccanica quantistica (che non è intrinsecamente “piú difficile”, almeno all’inizio) e solo dopo, come approssimazione, la meccanica classica. La successione storica in questo caso non funziona per niente bene.
    Un libro il cui titolo comprende sia la “meccanica quantistica” (fisica) che la “visione del mondo” (filosofia) è doppiamente pericoloso.
    I divulgatori con una formazione fisica di base rischiano di uscire fuori tema e di trovarsi a fare filosofia invece che fisica, senza averne l’intenzione e tantomeno un’adeguata preparazione; per contro capita il viceversa con i divulgatori a base filosofica. Difficile, per come sono strutturate le nostre scuole moderne, trovare qualcuno con una buona base in entrambi i campi, ancor piú difficile trovare qualcuno di costoro che sia in grado di farsi capire. Non mi stupisce affatto che il risultato sia in questo caso pesante e stucchevole.

  2. Sonny&Me

    Mah, lo studio della meccanica quantistica che precede quello della meccanica classica … è tutto da vedere. E le nozioni matematiche alla base della quantum mechanics, tutti gli operatori matematici, quando devono essere forniti agli studenti? Funzioni di più variabili, operatori differenziali, potenziali complessi, superfici di Riemann, kets e brakets… A meno che non si voglia ridurre il tutto ad una pura descrizione qualitativa. E se poi volessimo trattare temi come la diffusione elastica tra nuclei pesanti, dove l’approccio semiclassico è il più congeniale, anche tale approccio andrebbe fatto prima di quello classico? Ho le mie riserve.
    Mau, nel libro in questione è trattata l’interpretazione stocastica della meccanica quantistica?

  3. .mau.

    Se mi dici qual è l’interpretazione stocastica, te lo dico :-)
    (ma poi, dovevi proprio avere un ampersand nel nick, che mi sballa sempre la validità della pagina e devo correggerla a mano? :-( )

  4. Massimo Manca

    Ciao, leggo spesso le tue minirecensioni a libri di divulgazione matematica-fisica, ma non ne ricordo nessuna che dicesse “Ah, sì, questo sì che è bello”. Ci fai un post un giorno dove piazzi un po’ di letture di questo tipo che hai trovato particolarmente interessanti? Personalmente finora ho avuto solo delusioni (fra cui l’illeggibile Teorema del Pappagallo), compensate dai soli _La fisica di Star Trek_ e _Satana, Cantor e l’infinito_ di Smullyan, Bompiani, la cui copia personale regalai e poi scoprii che era uscito di catalogo e qundi non lo trovo più.

  5. SonnyEtMe

    In quel libro si parla, per esempio, mediante lo schema di controllo stocastico, dei potenziali di controllo della collimazione di fasci di particelle cariche negli acceleratori?
    Ancora, ad esempio, viene trattata l’interpretazione e la combinazione delle informazioni provenienti da diverse ricerche di oscillazione con neutrini da sorgenti terrestri e solari, con particolare riguardo al caso di tre generazioni?
    O, ancora, si dimostra che la meccanica stocastica fa previsioni in accordo con la meccanica quantistica anche nel caso di stati “entangled”, diversamente da quanto diversamente creduto?

  6. .mau.

    @Sonny&Me: No, ma non pensava nemmeno di farlo, quindi non è un problema.
    Ps: L’ampersand la puoi anche usare, basta però che invece che Sonny&Me tu scriva Sonny&Me. (vediamo se così esce fuori giusto; in pratica, ma senza spazi in mezzo, sarebbe Sonny & a m p ; Me

  7. .mau.

    @massimo manca: non è vero. A questo, sempre sulla fisica quantistica, ad esempio ho dato 5/5 (o 4/4 su Anobii). Altri libri fisici che ho apprezzato incondizionatamente sono Alice nel paese dei quanti e Il quanto di Natale di Colin Bruce, di cui non ho ancora letto l’ultimo.
    Per la divulgazione matematica, non ho mai trovato nulla di realmente bello, anche perché non ho mai scritto nulla :-P Più seriamente, mi sa che spiegare la matematica dell’ultimo secolo sia troppo complicato, ma quella di due secoli fa (dalla teoria dei gruppi alla topologia, passando per il continuo e i cardinali infiniti) potrebbe avere di meglio. In genere è meglio accontentarsi dei libri con problemi matematici, oltre ovviamente a tutto Martin Gardner e a Rudi Mathematici.

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