La messa in latino

Non avevo ancora parlato del motu proprio ratzingeriano che faciliterebbe la possibilità di celebrare la messa secondo il rito tridentino, per l’ottima ragione che il motu proprio non è ancora stato reso pubblico, e non mi andava affatto di parlare sul nulla. Però a quanto pare sono in minoranza: basta leggere Repubblica sempre sulla notizia e scoprire come i cattolici inglesi si lamentino perché la Messa (pardon, la Mesa: ora che Repubblica sta riproponendo i fumetti di Tex, si scoprono delle strane commistioni…) sia antisemita. Sapendo che la maggior parte di quelli che mi leggono sono di estrema sinistra :-), e di queste cose non ne sanno magari troppo, mi pare opportuno dare qualche notizia in più, che può sempre essere utile nelle chiacchierate alla macchinetta del caffè. Altrimenti, come al solito, siete liberi di saltare la lettura.
Innanzitutto, iniziamo da uno scoop di base. Il problema non è la messa in latino. In effetti, come si può vedere andando a sfogliare i documenti del Vaticano II, la Sacrosanctum Concilium (III, 36) dice che nel rito latino la lingua ufficiale è… il latino. Poi viene graziosamente concesso, sotto controllo vescovile, di usare la lingua nazionale. In pratica non credo di conoscere nessun posto in cui la messa venga celebrata col rito postconciliare, ma in latino; però non ci sarebbe nessun problema ecclesiastico a farla. Quello che vogliono i lefebvriani è celebrare la messa col rito tridentino; che il rito sia in latino è un fatto, che ritengano il latino più “degno” per la celebrazione è probabilmente un altro fatto, ma sono due cose distinte.
Secondo scoop: di “perfidi ebrei”, o addirittura i “giudei infami” (sempre da Rep.it, questa volta addirittura in homepage. Strano, non mi pareva che avessero ripubblicato il Cuore, né il Diario minimo con l’Elogio di Franti. Chissà da dove gli è venuto fuori l’aggettivo) effettivamente se ne parlava nel messale Tridentino, durante la funzione (che non è una messa, ma qui entrerei troppo nel dettaglio) del venerdì santo. C’era infatti una preghiera “pro perfidis Iudaeis”: Wikipedia ne riporta il testo. La preghiera “per gli Ebrei” continua ad esserci ancora oggi, anche se il testo è molto cambiato, non solo per la cancellazione della parola “perfidi” ma anche perché non si dice più “fa’ che capiscano qual è la Vera Fede”. C’è tutta una diatriba sul vero significato dell’aggettivo “perfidis” in quel contesto: la mia personale opinione è che era nato nell’accezione latina “che hanno rotto il patto” (quello di Abramo che per un cristiano è stato completato dal Cristo) ma che ha rapidamente assunto il significato attuale di “perfidi” per colpa proprio di quella frase e dell’antisemitismo nemmeno troppo strisciante dei secoli passati. Però…
Il punto è però che quando ho scritto che “se ne parlava“, non è che pensassi al nuovo messale. Il rito tridentino ha avuto varie modifiche, a partire dal 1570 quando fu promulgato; l’ultima avvenne… nel 1962, dove la frase incriminata era stata appunto tolta da Giovanni XXIII, che dietro la faccia contadina da Papa Buono era un finissimo politico e aveva capito che forse era meglio evitare certe espressioni. È possibile che qualche lefebvriano sia un sedevacantista, ma non credo che ritengano diabolica la versione del 1962 dell’Ordo Missae: insomma, la ragione indicata nell’articolo di Rep.it mi pare tanto una bufala. Nulla di così strano.
Per quanto riguarda me, sono completamente agnostico rispetto alla reintroduzione del rito tridentino, almeno fino a quando rimane facoltativo: dal mio punto di vista è troppo esoterico, e non credo nemmeno che la chiesa cattolica ci guadagni qualcosa, ma chi sono io per giudicare?
Aggiornamento: (5 luglio) Anna mi ha fatto notare come in Inghilterra il latino abbia avuto delle connotazioni molto negative a partire dallo scisma anglicano e dalla contestuale King James Bible. Magari la vera ragione è questa…
Aggiornamento: (8 luglio) Continuo l’analisi qua.

Ultimo aggiornamento: 2007-07-04 14:20

6 pensieri su “La messa in latino

  1. L.A.Bachevskij

    A me capitò più volte la messa postconciliare in latino nelle vacanze in Grecia e durante un viaggio in Germania, in cui, alle messe cattoliche, si riunivano fedeli di varie nazionalità, da cui la scelta del latino come lingua accomunante.
    Ciao,
    LAB

  2. accacappa

    …quando si dice essere preveggenti. Se non sbaglio, ti avevo lasciato qualche settimana fa un commento proprio sui danni che l’uso quotidiano causa alle scienze etimologiche (uh, ma che paroloni), e avevo fatto proprio l’esempio dei per-fidi ebrei…ah, siamo troppo avanti.
    Un saluto
    HK

  3. professore

    Anche a me è capitata la messa postconciliare in latino: parroco amante del latino che ogni tanto la celebrava. Omelia in italiano, però :-)

  4. .mau.

    Non sono un esperto liturgista, ma sono ragionevolmente certo che la predica in volgare sia nata ben prima della Controriforma…
    (pausa per una veloce ricerchina…)
    Ecco qua. Concilio di Tours, 813. «[i vescovi debbono] tradurre (transferre) le prediche in modo comprensibile, nella lingua romana rustica o nella tedesca (in rusticam romanam linguam aut thiotiscam), affinché tutti possano comprendere più facilmente quel che viene detto».

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