A una settimana dalla sua chiusura, sono andato alla sede staccata della Triennale in Bovisa a vedere la mostra Timer, o per la precisione la versione 2007 di quella che secondo gli organizzatori dovrebbe “affermare il ruolo di Milano come uno dei potenziali riferimenti europei dell’arte dei nostri giorni”. Da casa mia sono solo dieci minuti in auto, ma che mi hanno permesso di fare tante scoperte: ad esempio che per arrivare in via Lambruschini non si passa dalla Bovisa ma da via Mac Mahon, e che si può rischiare un tamponamento a catena perché un sessantenne idiota se ne sta in bicicletta sul lato sinistro della carreggiata del cavalcavia Bacula e improvvisamente decide di spostarsi sulla destra. Io in realtà non l’avevo nemmeno visto, ho solo notato un’inchiodata generale cui ho contribuito anch’io…
Ma passiamo alla mostra. Eravamo in quattro: oltre a me e Anna c’era infatti copiascolla e una sua amica piacentina. E siamo anche entrati con il biglietto ridotto usando alcune delle mille tessere di copiascolla. Lo spazio espositivo è molto bello, ampio e luminoso; per quanto riguarda le opere, si sa come funziona l’arte contemporanea: c’è della roba onestamente bella, nel senso che ti dice qualcosa, e c’è tanta fuffa, accuratamente nascosta dalle didascalie che mostrano un uso non comune del dizionario dei sinonimi e contrari, per riuscire a dire senza dire. Ma il massimo è sicuramente stato raggiunto nel pannello che apre la mostra e spiega il suo contenuto. Non so chi tra Davide Rampello, Gianni Mercurio e Demetrio Paparoni si sia cimentato in quella prosa: il signore in questione è però riuscito a scrivere un testo che, tradotto in italiano corrente, dice più o meno “L’undici settembre è un punto di svolta anche nell’arte: gli artisti mostrano questa svolta facendo esattamente le stesse cose”. Un mito.
Il sito è molto bello visivamente, ma una chiavica nella fruizione: scordatevi di usarlo se non avete una risoluzione almeno 1024*768 e tanta fantasia.
Ultimo aggiornamento: 2007-06-03 19:44
Non commento il sito, non è il genere che piace a me.
Solo per dire che 1024×768 è SVGA: anche se non sono uno di quelli che devono esser sempre “on the edge”, con l’ultimo hardware accelerato-SLI-multihead-salca%%0, penso che nel 2007 sia quanto meno “sensato” pensare ad un display “standard” SVGA ed in genere, in giro, vedo i 1280×768 (hi-tech ma “poveri” :-DDD), 1280×960 (standard) e anche oltre.
E’ vero che ho un amico il quale considera il suo Apple//e ancora “quel che mi serve, perchè, c’è altro?”… ma non lo considererei “lo standard”. ;-)
ma tu parti dal principio che uno usi il browser a finestra piena, cosa che nel mio caso è falsa. In ufficio ho 1400*1050 (potrei salire a 1600*1200, ma il refresh scende a 65Hz e l’occhio si stanca), a casa 1280*800, ma sempre con due righe in fondo occupate dalla barra di stato. In questo momento la finestra di firefox è 1095*848, tanto per dire.
Eh beh… ovvio che i calcoli li fai sempre “a finestra piena” (diciamo “con barra-strumenti e barra-indirizzo visibili: già il resto, per me, è optional), altrimenti sarebbe impossibile stabilire una “normalità” nella visualizzazione.
Poi se uno mette il monitor a 10×10 non credo sia chi crea la pagina a doversene preoccupare no? ;-)
Questo te lo dico perchè alcuni clienti “pretendono” di visualizzare il nostro sito aziendale “in qualsiasi modo”: quando poi ci vai a parlare scopri che hanno 18 tool-bar (tipo google-bar, yahoo-bar & co.) e, sotto, 4 o 5 righe di barra-applicazioni (ovviamente piene di roba e/o fisse) ed il display “utile” è ridotto a 7 o 8 righe di testo (corpo 12).
Non si pretende il full-screen (no title-bar, no address-bar e no status-bar) ma una volta che ti setti la tua visualizzazione tutto diventa “optional”. ;-)