È stata la notizia-bomba di ieri (tranne che su Radiopop, che è sempre refrattaria allo sport a meno che non ci sia qualche conduttore interista): Ivan Basso ha confessato il suo coinvolgimento nel doping, come sembrava trapelare dalla Operacion Puerto. Nella blogosfera abbiamo gli affranti ma fedeli perinde ac cadaver, e i “lo sapevamo”; generalmente la stampa segue un profilo relativamente amichevole (vedi Repubblica, La Stampa; controcorrente il Corsera).
Che ne penso io? Beh, innanzitutto riprendo quanto scrissi l’anno scorso, quando fu escluso a priori dal Tour de France, e ancora tre anni fa, alla notizia della morte di Pantani. Da un lato, sono certo che nel ciclismo tutti sono chi più chi meno dopati: una classica forse la si può fare, ma una corsa a tappe di tre settimane con giornate dove si fanno oltre 200 kilometri e altre in cui si va su e giù per le montagne non può essere fatta alle medie degli ultimi anni, né è credibile che Savoldelli – che vinse il giro d’Italia l’anno in cui Pantani fu fermato a Madonna di Campiglio – avesse “naturalmente” 49.9 di ematocrito dopo due settimane di corsa. Non parliamo di Gilberto Simoni, che trovato positivo per due volte alla cocaina spiegò che gli era stata fatta un’iniezione di novocaina dal dentista e poi… aveva bevuto un tè alla coca. E vogliamo ricordare come Coppi non aveva problemi, in tempi meno sofisticati di oggi, ad affermare che si prendeva “la bomba” (le anfetamine, unite a pacchi di anfetamine)?. D’altra parte, l’esplosione di Basso da buon ciclista a campione è casualmente avvenuta quando è finito nella squadra guidata da Rijs… il che per gli addetti ai lavori qualcosa significa.
Ma è anche vero che il ciclismo è forse lo sport più ipocrita che ci sia, visto che fa queste campagne moralizzatrici prima che ci sia non dico una condanna definitiva ma almeno un pronunciamento ufficiale anche se iniziale, e soprattutto le fa in maniera molto mirata: Lance Armstrong non è stato toccato se non dopo che si è ritirato dall’agonismo. A volte mi chiedo se non sarebbe meglio legalizzare un po’ di roba, e ottenere un compromesso decente.
Una battuta finale: quando ho visto il titolo di quest’Ansa (“Chiappucci: Basso mal consigliato”) devo dire che il mio primo pensiero è stato “Per il Diablo, Ivan non avrebbe dovuto confessare” :-) Ricordo che Chiappucci è stato il primo ciclista ad essere stato fermato per ematocrito troppo alto, non appena fu stabilita la norma…
Ultimo aggiornamento: 2007-05-08 12:10
Una correzione: Pantani fu fermato a Madonna di Campiglio per ematocrito alto nel 1999, e il giro di quell’anno lo vinse Gotti, non Savoldelli. Che invece vinse il giro del 2002 dopo la squalifica di Garzelli e Simoni…
io continuo a non essere d’accordo alla liberalizzazione del doping (neanche il “legalizzare un pò di roba” che suggerisci tu): nello sport, a qualsiasi livello (sappiamo che nel ciclismo si bombano pure gli amatori), si dovrebbe salvaguardare la salute degli atleti.
la prima mossa intelligente sarebbe ridurre il carico e gli impegni, ma a nessuno frega niente, la moneta è l’unica regola, altro che ipocrisia…
08/05/2007 13:14
Altri Sport
“Sconterò la pena e tornerò”
Dopo lo choc delle ammissioni di ieri, Basso in conferenza stampa a Milano spiega le sue ragioni. “E’ solo tentato doping. Nella mia carriera non ho mai assunto sostanze dopanti né fatto ricorso all’autotrasfusione. Sconterò la mia pena e tornerò a correre. Saprò tornare a farmi volere bene, penso che il gruppo mi accetterà. Non sono mancati attestati di stima di colleghi.Ho ammesso il tentativo di doping in vista del Tour e sono pronto a scontare la mia pena. Nessuno mi ha chiesto nomi di altri atleti, né io lo sapevo”.
AH! Ecco… così va bene… :-)
D’accordo su tutto, tranne che sull’impossibilità di fare Giro o Tour senza doparsi (si può eccome, se fai solo quello nella vita).