Chi mi conosce lo sa: generalmente non sopporto di stare a guardare un video. Assommiamoci poi la pessima abitudine di essere bombardati da mille informazioni, il che porta inevitabilmente, almeno per me, a una perdita della mia capacità di concentrazione. Ciò detto, credo che si possa comprendere come l’avere accompagnato Anna a vedere questo film di Robert De Niro che dura la bellezza di due ore e e quarantasette minuti è davvero stata una prova d’amore. Almeno il film fosse stato interessante! Già non ho capito la ragione di avere lasciato il titolo in inglese, visto che non si parla mai esplicitamente del Buon Pastore. Tanto valeva limitarsi al sottotitolo italiano, “L’ombra del potere”, che racchiude meglio la storia di questo pezzo grosso della CIA, che ha contribuito a fondare dopo il suo lavoro per l’OSS durante la seconda guerra mondiale. La storia si riaggomitola – non possiamo parlare di “dipanarsi”, visti i continui flashback che fanno perdere ogni tanto il senso del tempo – attorno al fallito sbarco alla Baia dei Porci e alla ricerca di chi avesse fatto la soffiata. Edward Wilson, il protagonista, alla fine esce quasi come un Eichmann. Il simbolo della “banalità del male” è per me l’ultima scena del film dove lui, ingobbito, entra negli enormi corridoi della nuova sede sella CIA dopo che praticamente si è perso famiglia e amici… il tutto per nulla. Questa scena, e qualche battuta qua e là, non basta certo a risollevare un film che sembra essersi perso un’ottima occasione per un’opera incalzante… e più breve.
Ultimo aggiornamento: 2007-04-26 10:44