Ieri sera siamo stati al Piccolo (pieno ma non pienissimo) per vedere l’ultima fatica di Marco Paolini, accompagnato come al solito ultimamente dai Mercanti di Liquore.
Punto uno: Paolini continua ad essere un affabulatore fantastico. Era lì, pima che iniziasse lo spettacolo, seduto ai bordi del palco a raccontare la difficoltà idi fare la spesa al supermercato nonostante la lista bella pronta (sì, il tutto fa parte dello spettacolo, o almeno viene ripreso alla fine); poi continua a parlare, spesso con un sottofondo musicale, e si sposta senza difficoltà da un’immagine all’altra. Ecco, quello che però non dovrebbe fare è cantare. Non perché sia stonato, ma perché tende a fare il rapper, con effetto cacofonico verso le voci del trio.
Punto 2: i Mercanti di Liquore sono bravi. Un trio con due chitarre/bassi e una tastiera/fisarmonica si penserebbe un po’ vuotino, e invece sono bravissimi a inserire la propria colonna sonora per riempire lo spettacolo.
Punto 3: il testo però mi sembra un po’ debole, o forse troppo connotato.
Andrea Bajani, il coautore, ha fatto sicuramente un gran lavoro, e le associazioni tra Khomeini e la Thatcher (ma dove ha trovato che avrebbe l’Alzheimer?) che sono andati al potere nello stesso anno – il 1979 – sono intriganti, come anche continuano ad essere le storie di Nicola, l’alter ego di Paolini stesso. Però è come se mancasse qualcosa, che non saprei definire e che emerge solo dopo lo spettacolo.
Ciò detto, ritengo comunque che valga davvero la pena andare a vederlo: due ore tirate – ieri non ha nemmeno fatto l’intervallo – e tanti spunti. Per i milanesi, lo spettacolo resta in cartellone al Piccolo fino al 18 marzo.
Ultimo aggiornamento: 2007-03-04 12:26
nono, qui e’ risaputo che ce l’abbia. e mi fermo qui perche’ lo sai che maggie e’ una delle persone che detesto di piu’ su questo pianeta :)