il Codacons e Tex Willer

Filippo Facci racconta (qua e qua, stranamente con i commenti disabilitati) del comunicato del Codacons che canta vittoria perché nelle ristampe dei fumetti di Tex Willer che stanno uscendo su Repubblica il ranger “fuma meno, e la sigaretta sembra spenta”, ricordando la loro campagna del 1999 contro il vizio dell’eroe dei fumetti. Dimostrando una conoscenza filologica niente male, Facci fa notare come queste sono le ristampe dei primi numeri di Tex, in cui Galep aveva un disegno molto scarno senza le volute di fumo; inoltre nei numeri seguenti avrebbe avuto più spesso la sigaretta in mano.
Per una volta però non vorrei sparare sulla Croce Rossa, pardon sul Codacons, ma soffermarmi invece su un altro punto. Sergio Bonelli ha più volte raccontato – un esempio lo potete lettere su komix.org di come negli anni ’50 ci furono numerose proposte di legge per avere una censura sui fumetti, tanto che parecchie case editrici decisero di autocensurarsi creando il marchio MG (Garanzia Morale), che “si concretizzava nel ricoprire scollature e spacchi femminili, nel far sparire pistole e coltelli lasciando gli eroi in posizioni di sparo buffe e inspiegabili. Oltre alle immagini dovevano essere riformulati tutti i testi contenenti riferimenti tendenziosi o allusivi”. Pensateci un po’ su: in mezzo secolo l’orientamento è virato di centoottanta gradi. Nudo e violenza sono ormai cosa di tutti i giorni, ma diventa tabù fumare e bere alcolici. Non vi sembra comico? :-)
(ps: Tutte le volte che scrivevo Tex, mi veniva da digitarlo come TeX. Le abitudini sono dure a morire)

Ultimo aggiornamento: 2007-02-28 21:47

5 pensieri su “il Codacons e Tex Willer

  1. xarface

    letto il pezzo di Facci, ho pensato proprio questo: il tex di 50 anni fa è straordinariamente “veloce” e non ha tempo per pause tabagiste.
    Una scazzottata, allora, durava una sola vignetta, le storie sono un incredibile concentrato di “fatti”.
    Successivamente, il ritmo narrativo si è allentato, l’avventura scorre in maniera più fluida (se nelle strisce d’inizio viene da pensare a un film muto di Tom Mix, oggi i tempi sono quelli de “Gli spietati” di Clint Eastwood).
    Nello straordinario Texone disegnato anni fa da Magnus c’è una sequenza di 3/4 pagine in cui il tempo è scandito dal rito della sigaretta: Tex tira fuori il tabacco dal taschino, poi le cartine, arrotola la cicca, l’accende e fuma… alla parete le lancette di un orologio proseguono *lentamente* i loro giri… la fine della sigaretta coincide col la fine del dialogo… e riparte l’avventura…
    Comunque, il tasso di “nudo e violenza” in Tex è rimasto praticamente immutato, dal 48 a oggi.

  2. .mau.

    xarface: Tex non è mai stato un fumetto per gli amanti del nudo: l’allungamento delle gonne serviva semplicemente a spostare l’ordo da metà coscia a sotto il ginocchio. La violenza “sbianchettata” era quella delle pistole e dei coltelli, la scazzottata credo sia sempre stata considerata una cosa adatta all’italico maschio.
    Il punto che volevo fare notare non era però l’aumento della violenza, quanto il fatto che a parità di eventi l’accento viene posto su cose diverse.
    Per quanto riguarda le storie, infine, ci sono almeno due punti che hanno portato al loro allungamento.
    Il primo è che Tex è nato come “striscia”, e quindi con uno spazio per fare le storie molto ridotto, pur considerando il tentativo di non farle terminare con l’albo per costringere il lettore a comprare anche il successivo. Se guardi i primi numeri in formato standard, le storie duravano anche meno di un numero; sono passate a una media di una storia per numero quando sono finite le ristampe delle strisce.
    Il secondo coincide con il sempre maggior potere di Sergio Bonelli nella casa editrice. Non è un mistero che a lui delle scazzottate non gliene sia mai importato più di tanto; anche lasciando perdere Mister No, se andate a verificare quali sono le storie texane sceneggiate da Nolitta scoprirete che sono quelle con El Morisco, Mefisto, Yama… insomma quelle tendenti al fantastico, e che hanno bisogno di un certo spazio per potersi dipanare. Sono abbastanza convinto che Bonelli jr abbia appositamente scelto sceneggiatori che amassero anche loro le lunghe storie.

  3. mestesso

    Un mio amico lavora alla Bonelli, e ha tentato di scrivere sceneggiature per le storie (anche, ma non solo) di Tex.
    E’ un lavoro assai complesso: le direttive sono rigidissime, la selezione durissima.
    Ad esempio: il wording (le parole che dicono i personaggi) va *obbligatoriamente* pescato da un dizionario specifico, il Tex-speaking. Le scene di violenza vanno dipanate secondo modalità ferree, ed il politically correct è assoluto verso gli indiani.
    Per quanto riguarda la lunghezza, deriva da un fattore di marketing, che se vuoi è pure sociologico: nei primi tempi il costo del fumetto doveva essere limitato per essere vendibile, quindi meno carta. Oggi questo vincolo non esiste (il costo maggiore risiede prima della stampa), e i lettori vogliono qualcosa che duri un po di più.
    Mi duole dire che, come per tutta l’editoria, l’editore conta sempre meno. Contano i lettori. In particolare, visti gli alti costi di gestione (la manodopera per fare le tavole…) se una pubblicazione Bonelli va sotto le 20000-25000 unità, chiude, che Bonelli voglia o meno.
    Per ora Bonelli guadagna abbastanza da chiudere le linee che non danno utili, ma indovinate cosa potrebbe succedere se incominciasse a perdere tiratura sul mitico Tex…per ora tiene ottimamente, e “prodotto che vince non si cambia”.
    Da qui la blindatura ferrea sui prodotti più forti.

I commenti sono chiusi.