In una vecchissima barzelletta, un tizio dice a un suo amico: “Sai, quando non sto bene, vado dal medico a farmi prescrivere delle medicine: poverino, deve vivere anche lui. Poi vado dal farmacista a comprarmele: anche lui ha pure da vivere. Infine arrivo a casa e le butto via.” “Ma come?” fa l’altro. “Beh, devo pur vivere anch’io, no?”
Ecco, a sentire tutti gli strepitii contro i Pacs mi è tornata in mente questa barzelletta. Mi pare comprensibile, pur non essendo d’accordo, che la Cei tuoni contro la legalizzazione delle coppie di fatto: in un certo senso è il loro lavoro. Che i giornali riprendano la notizia, è di nuovo il loro mestiere: anche qua a dire il vero nessuno li obbliga a dare tutto quello spazio, ma mi sa tanto che la cosa sia considerata alla pari del gossip e quindi molto importante per l’italica carta stampata.
Ma perché i nostri parlamentari non si limitano a dire “prendo atto che alcuni cittadini italiani non concordano con noi”?
Ultimo aggiornamento: 2007-01-31 14:45
Gia’ in politica e’ necessario trovare SEMPRE una mediazione. Anzi pare che sia auspicabile scontentare tutti. Lo scontento generale per una nuova legge e’ quasi una metrica del fatto che questa sia emersa da una serrata dialettica parlamentare.
Meglio la dialettica parlamentare o il buonsenso?
Mi viene da pensare che anche scontentare qualcuno abbia un valore….
Perché il problema non sono gli “alcuni cittadini” in assoluto, ma quanti ALTRI cittadini i quegli “alcuni” di partenza possono influenzare…