Autorevoli autorità

Ieri il professor Catricalà Antonio, intervistato da Lucia Annunziata, disse: «Non si può porre un tetto al fatturato, perché la raccolta pubblicitaria è il fatturato di un’azienda, perché così se ne deprime la crescita e l’entusiasmo imprenditoriale». Quando per sicurezza l’Annunziata gli ha chiesto se si riferisse al progetto di legge Gentiloni e a Mediaset, la risposta è stata un quasi laconico «Io penso di sì».
Ora, l’affermazione del professor Catricalà Antonio è indubbiamente degna di rispetto, e sono sicuro che parecchi economisti concordino con lui. E poi lui è un professore, mica un tapino come il sottoscritto. Però è anche vero che Catricalà Antonio, oltre che essere un professore, è anche il Presidente dell’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato, per gli amici Antitrust. Nella mia beata ignoranza ero convinto che l’antitrust cercasse di impedire le concentrazioni, ma il professor Catricalà Antonio mi ha fatto scoprire che se un’azienda non si può o non si vuole diversificare in altri campi (un sistema come un altro per far salire il fatturato…) allora la crescita del fatturato diventa più importante della concentrazione.
Il tutto ad ogni modo mi rende molto felice: partendo da queste ipotesi, Telecom Italia – e io, povero suo dipendente, con lei – può dormire sonni tranquilli almeno da questo fronte!

Ultimo aggiornamento: 2007-01-29 17:26

8 pensieri su “Autorevoli autorità

  1. sciasbat

    Beh, entrambi in questo caso girate intorno al problema… Privatizzando la RAI magicamente nessun privato avrebbe una posizione dominante.

  2. .mau.

    io leggo (non so se sia vero) che Mediaset ha il 57.5% del mercato pubblicitario televisivo italiano. Cambierebbe qualcosa se la Rai fosse privata? Cambierebbe qualcosa se fosse la Rai (rimasta pubblica) ad avere il 57.5% del mercato pubblicitario? Dal mio punto di vista, no.
    ps: grazie per il plurale majestatis :-)

  3. chartitalia

    azz… non vale; avevo deciso di trattare lo stesso argomento con le stesse argomentazioni nel mio post serale e vedermelo già scritto da te mi secca un po’ e, se voglio scrivere di questa cosa dovrò inventarmi qualcos’altro…
    scherzi a parti, certo che se l’antitrust è il primo ad essere a favore del trust siamo conciati molto peggio di quello che credevo

  4. Apis

    Mi risulterebbe che non sia previsto nessun limite sul fatturato, bensì un limite sulla quota di mercato, che è cosa ben diversa ed in linea con la funzione storica delle normative antitrust.
    Catricalà è, nella migliore delle ipotesi, disinformato.
    Nella peggiore …. lasciamo perdere.

  5. .mau.

    Se un’azienda non è diversificata ma opera principalmente su un settore, quota di mercato e fatturato sono molto correlate tra di loro, no? :-)

  6. Apis

    A parità di ampiezza del mercato c’è; se il mercato cresce, dipende dall’abilità del management dell’azienda, che peraltro può stimolare la crescita dello stesso e, come osservavi tu, espendersi in settori attigui o diversificare in settori non correlati.
    D’altra parte, come dicevo prima, lo scopo delle normative antitrust è quello di limitare la dominanza sul mercato e lo strumento attuativo è porre dei limiti alle quote di mercato, non limitare il fatturato di un’azienda, cosa che sarebbe veramente illegittima.

  7. ALG

    In teoria si, in pratica no. Dipende dal tipo di politica che utilizza. Si può ottenere un fatturato molto alto concentrando nelle proprie mani una grande quota del mercato con prezzi bassi oppure avendo una piccola quota di mercato, ma praticando prezzi molto alti.
    Ovviamente tutto è legato alla qualità di ciò che si offre. Se per esempio si offre pubblicità per una fascia di pubblico molto ben individuato (le tv monotematiche) si possono spuntare prezzi più alti; se si offre pubblicità per trasmissioni di forte richiamo si possono spuntare prezzi molto alti. Per esempio uno spot all’interno della finale dei mondiali di calcio vale molto di più di uno spot all’interno di un programma di scarso richiamo come le previsioni del tempo.
    Nel loro piccolo anche i programmi culturali di qualità possono spuntare prezzi relativamente alti perchè si rivolgono ad un pubblico alto, tipicamente caratterizzato da una maggior disponibilità finanziaria.
    Perciò fatturato e quota di mercato non sono correlati tra loro. C’era uno studio, credo di Pralhad e Hamel che mostrava come il coefficiente di correlazione dei due indicatori fosse molto basso, tipo 0,2.
    Ciao

  8. ALG

    mmm… nel commento precedente ho fatto un errore!!!
    Ovviamente nello studio citato (non ho ancora controllato chi siano gli autori) non si parla di fatturato ma di ROS (Return on Sales) e ROI (Return on Investments).
    Ho scritto ovviamente perchè il fatturato è un indicatore economico farlocco, che non da alcuna indicazione sullo stato di salute e sulle performance di un’azienda.
    Non sono un economista, ragion per cui non approfondisco oltre…
    Ciao

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