Sfruttando la meritevole iniziativa dell’Elfo, che per 35 euro ti dà cinque biglietti per la prima settimana di rappresentazione dei suoi spettacoli (costa meno che andare al cinema…) sabato scorso siamo andati a vedere Il giardino dei ciliegi, con la regia di Ferdinando Bruni e con Elio De Capitani e Ida Marinelli come protagonisti: insomma, i pezzi grossi della compagnia.
Ho commesso un grave errore, però: non sono andato a leggermi prima la trama (scusate per il link in inglese, ma è il più completo che ho trovato, e almeno non è in russo!). Avrei ad esempio capito che anche se Cechov aveva pensato l’opera come una commedia, Stanislawski la rappresentò come una tragedia; oppure non mi sarei stupito a vedere una differenza di trattamento tra le due sorelle Anja e Varja, visto che quest’ultima in realtà è una figlia adottiva. La messa in scena di per sé è fatta molto bene: tenete conto che gli interpreti sono molti, e quindi bisogna anche avere un posizionamento in scena che non rubi il fuoco a chi parla. Ma la Compagnia dell’Elfo ormai è ben esperta, e lo si vede.
Sull’opera in sé, a me sembra che siano tutti dei vinti. I due fratelli Ljuba e Gaev, che non riescono a capire che il tempo in cui la nobiltà viveva tranquilla è finito. Ma è un vinto anche Lopachin, il borghese di umili origini che si compra la tenuta per raderla al suolo e fare tante ville, ma a cui rimane sempre dentro di sé la propria origine che lui sente come una macchia; è un vinto il vecchio servitore Firs, fermo come i suoi padroni in quel mondo che non esiste più; ed è un vinto anche lo studente Trofimov, che me lo vedo pronto ad essere falciato dalle truppe zariste nella rivoluzione russa (quella del 1905, claro). Gli unici personaggi che si salvano sono la giovane Anja, la vera eroina della storia, e il vecchio Piscik, che essendo matto come un cavallo non si accorge di nulla… Sì, aveva ragione Stanislawski a rappresentarlo come una tragedia.
Ah, del giardino se ne parla sempre ma non lo si vede mai!
Ultimo aggiornamento: 2015-11-29 19:06