Da da da era una canzone – se vogliamo utilizzare il termine in modo sufficientemente ampio – dei Trio, gruppo tedesco di inizio anni ’80 che non merita nemmeno una pagina nella wikipedia italiana. Tutto questo non c’entra nulla, visto che il titolo della mostra che abbiamo visitato ieri è “Dadada” e parla del dadaismo, che quest’anno festeggia il novantenario. Come? Il novantenario non è un anniversario canonico? Beh, dovreste spiegarlo ad Achille Bonito Oliva, che non solo ha curato la mostra ma ha voluto scriverlo direttamente sugli striscioni, subito sotto il titolo. Nemmeno Marco Goldin si mette a fare una cosa del genere, e ho detto tutto. Ma non è finita qua…
La mostra (fino al 17 dicembre: biglietto 9 euro, stranamente c’è uno sconto per chi ha la cartaPiù di Feltrinelli) si trova al Castello Visconteo di Pavia, che a vederlo mi pare tanto una copia – non so se precedente o seguente – dello Sforzesco. L’esibizione si trova su due piani del castello: sopra ci sono le opere dei primi decenni del ‘900, mentre sotto ci stanno quelle degli emuli contemporanei. Per passare da sopra a sotto devi uscire, fare un quarto di perimetro, scendere, fare un altro quarto di giro e rientrare: per fortuna ieri non pioveva. Ma anche questo non è poi così importante.
Di opere ce ne sono davvero tante: più di 250, con nomi anche famosi, e generalmente godibili. Una selezione si può vedere qua, per i curiosi. Ma c’è un ma. Achille Bonito Oliva saprà sicuramente tante cose sull’arte: ma vuole assolutamente evitare che altri vengano in contatto con la sua conoscenza. Chi come noi si rifiuta per motivi religiosi di prendere un’audioguida, infatti, si ritrova in una mostra dove non c’è una riga di spiegazione. Non chiedo che si parli del singolo quadro, per quello magari avrei anche potuto prendermi la guida: ma almeno di avere una visione complessiva del movimento, e capire le scelte di mettere opere che dada non possono essere visto che il dadaismo è ufficialmente terminato nel 1920. Talune opere, per la mia scarsa conoscenza almeno, virano verso l’arte concettuale; altre sono surrealiste o naïf; un disegno senza nessuna qualità di Julius Evola (sì, quello là) è infilato nel mezzo quasi per nobilitare il tutto; paradossalmente il dvd con spezzoni di film di Totò, con i suoi titoletti ogni tanto, era più comprensibile per gente come me. Abbiamo provato a dare un’occhiata al catalogo della mostra, ma anche lì di testo ce n’è ben poco.
Considerando che l’accesso alla mostra non è proprio regalato, è proprio così difficile pensare di aggiungere qualche tabellone esplicativo? Bonito Oliva sta cercando di farmi rivalutare persino Sg…Sgarb… (no, non ce la faccio a scriverlo, è più forte di me)?
Ultimo aggiornamento: 2006-09-25 10:55
mi incuriosisce il rifiuto dell’audioguida …
cos’ha di male?
L’audioguida ti costringe a un percorso fisso, che ti fa vedere solo quello per cui è stata fatta una registrazione, ed essendo uno strumento sostanzialmente sequenziale o senti tutta la spiegazione o la salti tutta, a differenza di un testo scritto che puoi scorrere molto più in fretta.