differenza di orario

Questo weekend siamo andati a Chiavari, per cercare di prendere un po’ di sole e portare le gatte al loro soggiorno estivo dai genitori di Anna. Il secondo punto è significato in pratica prendere l’auto. All’andata i cartelli a messaggio variabile indicavano non meglio identificate code che alla fine ci hanno fatto perdere mezz’ora. Abbiamo provato ad ascoltare Isoradio, che però ha autostrade di serie A e di serie B, e la Milano-Serravalle è di questa seconda categoria. Aggiornamenti casuali, e le code sono “per traffico intenso” (no, c’è un punto in cui si va a una sola corsia, troppi stronzi che si fanno la corsia di emergenza e nessuna pattuglia della polizia a togliere patenti). Ma questa è un’altra storia.
Quello di cui volevo farvi partecipi sono i collegamenti di Isoradio con Trenitalia. Non tanto per i collegamenti in sé, anche se mi chiedo la loro utilità almeno fino a quando anche le aree urbane potranno ascoltare bene le loro frequenze, quanto per la terminologia utilizzata. I treni infatti non sono più “in ritardo”: è un termine troppo retrò per essere pronunciato in una trasmissione telefonica. Adesso il treno ha una differenza di orario di tot minuti. Differenza, esatto. Un termine assolutamente neutro, che dovrebbe nascondere o perlomeno indorare la pillola esattamente come quando decisero che il ritardo di un treno non si misurava in ore ma in centinaia di minuti.
Però a pensarci bene potremmo sfruttare opportunamente questa rinormalizzazione lessicale. Il deficit di bilancio diventerà una differenza di bilancio; le penalizzazioni nel campionato di calcio, una differenza di punti; i furti, una differenza di contante e/o attrezzature. Un bijoux, no?

Ultimo aggiornamento: 2006-07-17 14:52