Anche a noi, per la precisione ad Anna, è arrivata la letterina di Silvio Berlusconi che inizia con «mi permetto di disturbarLa per invitarLa a votare “sì”».
Bisogna dire che come sempre i comunicatori di destra sono bravi: spiegano che la riforma «è già stata votata quattro volte in Parlamento dall’intera maggioranza della Casa delle Libertà» e come primo punto fa notare che il numero di parlamentari è ridotto di 175 unità. Non manca il pianto contro i cattivoni «della sinistra massimalista e radicale» (no, stranamente non è comunista questa volta), «il cui governo ha come programma solo quello di distruggere le riforme del nostro governo»; il concetto dell’indegnità è espresso in maniera più forbita, visto che «partecipare al suo ammodernamento [della Costituzione] non è solo un diritto, è anche, e prima ancora, un dovere di ogni cittadino». Il quale cittadino magari non si accorge che mettendo questa frase insieme a quella iniziale si ottiene qualcosa che si può sintetizzare in “noi abbiamo fatto tutto, purtroppo dei cattivoni non sono d’accordo, ma tu fidati di noi”: bella considerazione.
Bisogna aggiungere che i ragionamenti logici iniziano a vacillare nel volantino allegato con le BUGIE della sinistra: ad esempio,
la bugia 2 (“la riforma porta alla dittatura del premier”) sarebbe sbugiardata dal fatto che i poteri maggiori del premier erano presenti nella bozza della Bicamerale, e la 5 (“la devoluzione aumenta il divario economico e sociale tra Nord e Sud”) dal fatto che il divario non è colpa della devoluzione che ancora non c’è. Tradotto in italiano corrente: “se c’era già una bozza, anche se mai votata, non può essere male” e “se adesso c’è il divario, in futuro non può che diminuire”.
Ma il meglio è come al solito nel testo in corpo 4 che racconta di come faccia il movimento politico Forza Italia ad avere l’indirizzo di casa nostra. I dati «sono stati estratti da un archivio elettronico di proprietà di Postel», archivio in cui «sono stati registrati negli scorsi anni dati ricavati da elenchi telefonici ed altri registri pubblici, all’epoca conoscibili da chiunque, e già utilizzati per inviarLe in passato materiale di propaganda elettorale o politica» (neretto mio).
Rispetto al passato, bisogna dire che almeno abbiamo un’informazione più completa. Però… Un annetto fa Telecom ci ha mandato una letterina in cui ci chiedeva se volevamo che nell’elenco del telefono il nostro nome venisse associato a un’iconcina “ok pubblicità”, e abbiamo risposto di no. La logica vorrebbe che dal momento in cui noi diamo il nostro dissenso, e fino a quando non diamo eventualmente di nuovo un assenso, nessuno possa utilizzare i nostri dati. E invece no! Come il peccato originale, quei dati sono ormai conservati e spammabili per l’eternità, visto che c’è stato un momento nella nostra vita in cui non avevamo detto che non volevamo pubblicità. Ad essere buoni, si fa per dire, la frase successiva può configurare un tentativo di opt-out (“ti abbiamo già scritto e non ti sei incazzato, quindi vuol dire che la cosa ti va bene”). Peccato che anche l’opt-out sia vietato dalla legge italiana.
Sto pensando di lanciare una campagna “cambia indirizzo”: scriviamo tutti (anzi, mandiamo un’email da un indirizzo usa-e-getta) e chiediamo ai sensi della legge della privacy… di modificare il nostro indirizzo. Proporrei quello della sede locale di Forza Italia, ma va benissimo un qualunque posto lontano da casa nostra. In questo modo chi vuole utilizzare quelle basi dati spenderà i soldi di spedizione, il che fa sempre bene perché muove l’economia…
Ultimo aggiornamento: 2006-06-23 17:32
Le liste elettorali sono pubbliche. Mi chiedo se siano autorizzati a usarle per inviare propaganda agli elettori.
Se n’era parlato qua.
Però la legge dice che ti possono spammare perché il candidato ha diritto di farsi conoscere: con un referendum non giurerei sia la stessa cosa.