Magari vi è capitato di sentire la polemica tra Gilberto Simoni e Ivan Basso alla fine della penultima tappa del Giro d’Italia. Il trentino ha accusato il varesino innanzitutto di avergli promesso la vittoria di tappa ma di essersene poi andato via; in un secondo tempo ha anche detto che Basso gli aveva chiesto dei soldi per lasciarlo vincere la tappa.
Avendo guardato per tv la tappa (ebbene sì, ogni tanto interrompo il mio digiuno televisivo :-) ) e conoscendo abbastanza quello che capita nel ciclismo, provo a buttare giù la mia versione dei fatti. Sicuramente nella discesa dopo il Mortirolo i due, che erano arrivati in cima insieme, si sono parlati. Basso infatti aveva iniziato la discesa in testa sbagliando tutte le curve, e dopo un minuto o due Simoni era passato in testa ma senza dannarsi. È abbastanza intuibile che Basso abbia detto a Simoni che in caso di arrivo insieme gli avrebbe lasciato la volata – facendo perdere un po’ di soldi non tanto a lui quanto alla squadra. Nella leggera salita finale verso l’Aprica, però, Simoni si è letteralmente piantato; non c’è stato nessuno scatto da parte dell’altro, che si è limitato a fare il diesel sul suo ritmo. Diciamo che Basso avrebbe fatto meglio a fare il bel gesto di rallentare un po’ almeno all’inizio, salvo poi probabilmente andarsene comunque per conto suo dopo un po’, visto che l’altro era in crisi vera. È anche vero che Simoni non è esattamente il prototipo del ciclista simpatico… Insomma, una di quelle belle liti che servono per far dimenticare almeno per un po’ i sospetti di doping che ormai accompagnano costantemente il ciclismo. Non parliamo di questo Giro, dove Basso ha dato più di nove minuti al secondo in classifica (Gutierrez Cataluña), dodici al terzo (Simoni, appunto) e diciotto a Cunego, quarto ma senza mai essere entrato in gara. Ormai a pensar male ci si porta spesso solamente avanti col lavoro.
Ultimo aggiornamento: 2006-05-29 10:18