Oggi si votano i presidenti di Camera e Senato. Mentre nel primo caso il subcomandante Fausto dovrebbe farcela, il segreto dell’urna potrebbe favorire al Senato quel giovinotto di Giulio Andreotti. Il problema non è tanto l’età: tanto per dirne una, in Nepal il primo ministro che tornerà al potere dopo quattro anni di dittatura del re ha 85 anni (mi scuso per il link in inglese: che volete, queste notizie sui nostri quotidiani online non arrivano). Resta il fatto che il divo Giulio è stato riconosciuto colpevole di partecipazione ad associazione per delinquere (mafiosa) fino al 1980, anche se è scattata la prescrizione. Intendiamoci: per i fatti dopo il 1980 l’assoluzione è con formula piena, e da buoni cattolici non possiamo che rallegrarci perché una pecorella smarrita è tornata all’ovile. Però mi rimane il dubbio che ho evidenziato nel titolo. Secondo voi, possiamo parlare di un pentito (visto che ha anche contribuito a una legislazione più dura contro i mafiosi) o di un semplice dissociato?
Ultimo aggiornamento: 2006-04-28 10:18
Pentito, dissociato o… preveggente?
Ma come faceva a sapere che doveva smetterla proprio nel 1980, per poter essere prescritto tanti anni dopo?
Conoscendo ben più di un dissociato della lotta armata (insomma, ex terroristi), ti dirò che l’idea di accostare loro il nome di Andreotti mi fa venire un po’ i brividi!
O potremmo parlare di solita sentenza capracavolista: così hanno dato ragione tutti. L’accusa può dire che era mafioso, Andreotti di essere stato assolto.
Se Andreotti dice di essere stato assolto, non dice la verità.
Il giudice, pronunziando la sentenza, deve assolvere se la sua decisione è per l’assoluzione; diversamente, nel caso di Andreotti, non ha assolto ma dopo averlo giudicato colpevole nel merito, ha dovuto applicare l’intervenuta prescrizione. In altre parole, se l’imputato è innocente, il giudice non applica la prescrizione.
Andreotti è stato mafioso. Punto.
(“e va bene così….senza parole” (Vasco).