Non lasciatevi trarre in inganno dal titolo del libro (Albert-László Barabási, Link – la scienza delle reti [Linked – The new science of networks], – 2004 [2002], pag. 254, 23, ISBN 8806169149, trad. Benedetta Antonielli d’Oulx). In effetti questo è un testo assolutamente serio, anche se – a causa della famosa massima di Feynman “ogni formula in un libro dimezza le sue vendite” – alla fine al lettore rimane un’immeritata sensazione di generalismo. Bisogna però dire che i concetti di invarianza di scala nelle reti e di nascita degli hub sono spiegati in maniera molto chiara, anche se forse un po’ pedante nello stile americano di domande più o meno retoriche che terminano le varie sezioni del libro. Sarebbe interessante vedere quali risultati si potrebbero trovare limitando la ricerca ai blog: gli hub esistono sicuramente, ma credo ci siano molte “isole nascoste”.
Purtroppo la traduzione non è sempre all’altezza. Due esempi: negli scacchi non abbiamo il “cavaliere” ma il cavallo, e che “i macchinari dell’ATM” non sono chissà che cosa, ma molto più banalmente gli sportelli Bancomat…
Ultimo aggiornamento: 2006-03-24 12:08
Su questo e Lolli pareri simili. Barabasi allunga un po’ il brodo, però.
Barabasi oramai si è americanizzato. Quello è il classico stile americano, ripetere almeno due volte tutte le cose in modo che le cose entrino in testa.
Non per nulla i libri condensati sono nati con l’americano Reader’s Digest!
Io ne ho letto l’inizio (in originale, ovviamente) poi mi è mancato il tempo e anche un po’ la voglia per andare avanti, ma di certo lo riprenderò in mano. Dai primi capitoli mi è sembrato che tutta la scienza del mondo sia stata inventata in Ungheria o è solo una mia impressione?
perché, non è così? ;-)
(a parte gli scherzi, mi interessavano più i concetti che i loro inventori)