Going Postal

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Quando uno si mette a leggere un libro in cui alcuni finanzieri d’assalto confessano di avere ottenuto il controllo di un’azienda comprandola con i soldi dell’azienda stessa, gli viene in mente la realtà corrente. Invece qui (Terry Pratchett, Going Postal, Corgi 2005 [2004], pag. 474, Lst 6.99, ISBN 0-552-14943-8) parliamo del Discworld, sempre più specchio nemmeno troppo deformato della nostra società. La storia narra di un truffatore condannato a morte, che viene salvato da lord Vetinari che lo obbliga a rimettere in sesto l’ufficio postale di Ankh-Morpork, dove da decenni si accumula la posta inevasa. Vedremo l’invenzione dei francobolli, e la lotta contro la compagnia di telecomunicazioni a cui questa nuova situazione non piace molto; e scopriremo come i golem Abbiano Un’Aspirazione: non essere dei semplici martelli.
Una stranezza: credo che questo sia il primo libro della serie del Discworld con i capitoli. In stile settecentesco, ma pur sempre capitoli.

Ultimo aggiornamento: 2006-01-18 12:17

3 pensieri su “Going Postal

  1. Dave

    Immagino sia caldamente consigliata la lettura.
    Hai per caso letto anche “Thief Of Time” o “The Truth”? Il secondo specialmente tratta tematiche simili (il vecchio che si scontra col nuovo: incisori vs. stampatori; aggiornato ad oggi: giornalisti vs. blogger ;) ).

  2. .mau.

    ovvio che sì. Ma è appunto un’abitudine di Pratchett quella di trattare in versione Discworld i temi attuali.
    Aggiungo che la battuta di questa volta (il pappagallo che gracchia “Twelve and a half percent!” non l’avevo mica capita, nonostante avessi avuto l’intuizione giusta. Ho dovuto verificare su wikipedia.

  3. Dave

    Direi che lo prendo domani e lo leggo a breve. :)
    Poi, con un po’ di deja-fu, torno a commentare prima che tu posti il secondo commento. ;)
    P.S. La battuta del pappagallo non l’ho ancora capita; spero che risulti evidente quando l’avro’ letta. In effetti Pratchett scrive con un inglese abbastanza difficile. Se fossi il traduttore spesso mi mangerei le mani dalla voglia di rendere bene un gioco di parole intraducibile…

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