Premessa: questa mia notiziola è un pippone non informato – altrimenti l’avrei messo nelle sfrucugliate… – e quindi se qualcuno ha delle informazioni ulteriori gliene sarei grato.
I giornali di questi giorni stanno facendo articoloni sulla situazione della “scuola islamica” di via Quaranta. La sede è stata chiusa ufficialmente per ragioni igieniche, e per protesta ieri i bambini hanno avuto le loro lezioni sul marciapiede: come scrivono i giornali, “in arabo e sul Corano”.
Solo che le cose non sono così semplici come si legge, mi sa tanto. Innanzitutto, la scuola non è “islamica” ma “egiziana”. Questo non è un semplice vezzo linguistico: significa che invece che fare i programmi scolastici italiani vengono insegnati quelli egiziani. La lingua araba e il Corano sono insomma due aspetti non dico secondari, ma diciamo da ridimensionare.
Ma se uno ci pensa un attimo su, gli viene in mente che in italia esistono delle scuole che si chiamano “francese – americana” e così via, che sono regolarmente riconosciute. E all’estero esistono delle “scuole italiane”: chiunque abbia fatto la maturità sa della leggenda metropolitana “cerchiamo un antipodale che ci dica con qualche ora di anticipo i temi di esame”. Come ho detto, non so assolutamente quali siano i loro programmi né se queste scuole diano un titolo di studio valido sia da noi che nell’altra nazione; però mi resta la sensazione che né da parte italiana né da quella egiziana si stia cercando una soluzione su queste stesse linee, che permetta ai genitori che vogliono che i propri figli abbiano un’istruzione superiore nella loro patria di avere un programma non italocentrico, ma faccia in modo che i bambini abbiano comunque un’istruzione anche sulle nostre particolarità. È davvero impossibile?
Ultimo aggiornamento: 2005-09-20 12:28
Posso capire benissimo il fatto che vogliano che i loro figli mantengano cognizione delle usanze del loro popolo.
Vorrei solo fare una domanda: vengono in Italia volendo mantenere le loro usanze, le loro regole, le scuole a modo loro. Questa si chiama “integrazione” o “stato nello stato”?
Ho sentito qualcuno, a Radio 24 se non erro, dire che in 15 anni la scuola Egiziana non ha fatto nessun percorso di parificazione. Come le scuole francesi e americane.
Questo sarebbe bastato a sistemare tutto, come nota Gigi. Nelle scuole parificate si svolge il programma italiano più materie ad-lib.
Della sedizione parleremo un’altra volta.
In realtà in questa vicenda c’è qualcosa che non quadra, come implicitamente suggeriva .mau. nel suo post.
Le prime notizie, infatti, parlavano di scuola islamica, di insegnamento di arabo e Corano, senza riferimento ai programmi effettivamente svolti.
Poi si è scoperto che trattavasi di scuola egiziana e che venivano svolte anche tutte le altre materie di normale insegnamento, incluso l’italiano. In questo non differiva dalle altre scuole straniere presenti in Italia (non solo a Milano), per le quali nessuno si è sentito di accusare gli svizzeri, i tedeschi o gli statunitensi di non volersi integrare.
In queste condizioni, l’argomentazione circa la volontà di non intergrasi mi pare perda gran parte della sua efficacia.
Quello che mi stupisce, tuttavia, è l’assoluta mancanza di un’inchiesta giornalistica approfondita sulla questione, che ci dica come veramente stiano le cose, incluso il problema (vero) del non riconoscimento.
In definitiva, quindi, stiamo discutendo, secondo me, disponendo dati di fatto insufficienti, perchè i giornalisti hanno preferito la notizia “a sensazione” piuttosto che verificare l’effettiva situazione.