Culicchia è uno di quegli autori il cui stile non lascia indifferenti: o lo si ama o lo si odia. Confesso che non ho mai letto un suo libro “serio”, ma in compenso ho sempre apprezzato le sue rubriche più o meno surreali. Questo libro (Giuseppe Culicchia, Torino è casa mia, Laterza – Contromano 2005, pag. 163, 9, ISBN 88-420-7584-1) non è altro che una di queste rubriche allungata fino alla dimensione di un’opera. Se qualcuno ve l’ha venduta come una guida a Torino, vi ha preso in giro. Si parla di Torino, certo: ma l’impressione che ho avuto è quella di una chiacchierata fatta per chi la città la vive – o, come nel mio caso, l’ha vissuta – e vuole scoprire qualcosa di nuovo, o riassicurarsi a riguardo delle proprie certezze. La “cartina” allegata, ancorché perfettamente in scala, è infatti assolutamente inutile per orizzontarsi, e i temi trattati esulano spesso da quanto un turista vero o presunto cerchi. Ma che ci si può aspettare da uno che per anni ha tenuto la rubrica Muri e duri dove veniva fatta un’improbabile esegesi delle scritte sui muri sabaudi? Lettura ampiamente consigliata per autoctoni e assimilati: per gli altri, a loro rischio e pericolo.
Ultimo aggiornamento: 2005-08-13 17:04
Io l’ho letto l’altroieri, tutto d’un fiato ! BELLISSIMO !!! Fra l’altro concordo su quasi tutte le “osservazioni” fra le righe (a parte una cosa: non attacca apertamente l’igloo di Mertz, che a me già disturba solo per l’orientamento errato dei punti cardinali, prima ancora dell’obbrobrio che è)
forse ne avevamo già parlato, ma l’igloo a me non dà molto fastidio, come pure mi piacciono i lampioni di corso Mediterraneo (lo so, sono in minoranza estrema…)
Concordo che averlo messo coi punti cardinali sbagliati lo rende un obbrobrio. Possibile che nessuno abbia pensato di rigirarlo?