Almeno ci sta tentando. Chiamparino, il diessino più a destra che io conosca, ha fatto una cosa di sinistra: il diritto di voto nelle elezioni circoscrizionali torinesi per gli immigrati non UE residenti da almeno sei anni. Se non ho capito male, avranno anche il voto passivo, cioè potranno essere eletti; ma il primo passo è comunque stato fatto. Anche l’UDC ha votato a favore della delibera, che d’altra parte necessitava di una maggioranza qualificata per passare. Le reazioni indispettite del Dentista Verde, che è sì ministro per la Devoluzione ma vuole devolvere solo ai Puri Padani, non si sono fatte attendere: si è subito ativato presso il ministro dell’Interno per fare annullare la delibera. Buon tentativo, ma con ogni probabilità la legge italiana si ferma a livello dei comuni e non mette becco in queste unità minori: ecco probabilmente perché a Torino si sono limitati a quello che oggettivamente non è chissà quale evento. Mi sono oggettivamente più stupito di leggere le lettere contro la delibera pubblicate ieri sulla Stampa (tre contro una a favore), una delle quali in puro stile fallaciano.
Il punto è che mentre nelle elezioni politiche la cittadinanza è un requisito logico – che si approvi o no la cosa è un altro conto – per quelle locali la logica vorrebbe che voti chi vive, per l’appunto. In un certo senso sarebbe quasi logico che io avessi qualche diritto di dire cosa debba fare il comune di Rozzano, visto che volente o nolente ci passo troppo tempo. Aggiungo che l’impegno politico dovrebbe venire facilitato in questi organismi in piccolo, e chissà se mai questo potrebbe far migliorare anche la politica in grande… Sì, sono un utopista.
Ultimo aggiornamento: 2005-07-24 20:04