bugie, dannate bugie e statistiche

Sembra impossibile, ma stamattina non riesco a trovare un puntatore al testo delle chiacchiere del nostro Pres. del Cons. in margine alla presentazione del DPEF, e quindi dovrò chiosarle a braccio, limitandomi a questo riassuntino.
Di per sé anche io, come Mantellini, sono fondamentalmente d’accordo con Silvio. Beh, diciamo che scegliere come esempio di diffusione del telefonino la classe di suo figlio non è stata una mossa molto riuscita, ma tutti noi possiamo accorgerci di come i ristoranti di lusso siano sempre pieni, e le autostrade sono piene non solo di camion (che qualcosa porteranno pure in giro) ma anche di macchinoni. Che gli imprenditori facciano utili non sembra troppo vero, ma che gli imprenditori suoi amici sì credo siano in pochi a negarlo.
Premesso tutto questo, non è che sia necessariamente vero che tutti questi – tranne i compagni di classe di Luigi per ovvie ragioni anagrafiche – siano degli evasori fiscali. Sicuramente la cosa aiuterebbe :-), ma la risposta è molto più semplice. La ricchezza complessiva in Italia è rimasta più o meno costante; la popolazione pure, anche considerando gli immigrati; quindi la ricchezza media è la stessa. Ma allora, dato che molta gente ha visto diminuita la propria ricchezza, ci deve essere stato qualcun altro che l’ha aumentata. Semplice, vero? e sarebbe persino coerente con il pensiero politico della destra. Peccato che l’effetto Superciuk – il personaggio creato da Magnus per Alan Ford che rubava ai poveri per dare ai ricchi – non aiuti molto in campagna elettorale.

Ultimo aggiornamento: 2005-07-15 10:50

5 pensieri su “bugie, dannate bugie e statistiche

  1. .mau.

    no, questa è la parte ufficiale. Sono le chiacchiere che ormai vengono nascoste in modo che i posteri non le possano chiosare :-(

  2. delio

    forse qui? non posso controllare, in questo momento hon ho player sotto mano.
    http://www.governo.it/GovernoInforma/Multimedia/dettaglio.asp?d=25631
    comunque concordo con te. mi sembra evidente che da qualche anno in italia sia in corso una precisa tendenza americanizzatrice dell’economia: il divario tra ricchi e poveri si allarga, un po’ come nel periodo 1975-1985 negli usa. come dici tu, questo progetto neoreaganiano si inserisce perfettamente nelle tesi economiche della destra, e anzi reagan e’ riuscito a farcisi eleggere presidente due volte: perche’ non dirlo chiaramente?

  3. Apis

    Sei giunto, per via matematica, a conclusioni simili a quelle che ho sentito trarre, con riferimento al mercato delle auto, dall’ad di Bmw Italia qualche giorno fa’ su radio24.
    Veniva spiegato come il mercato automobilistico, Italia, si sia polarizzato su auto molto costose e su auto di basso prezzo, a scapito dei modelli intermedi. Ciò spiegherebbe l’indubbio successo di modelli di elevato costo e confermerebbe l’evoluzione del nostro Paese verso una situazione simile a quella dei paesi del terzo mondo, ove il divario tra le classi agiate e quelle povere è molto ampio e tende ad allargarsi.

  4. .mau.

    Delio, ci sono alcune piccole differenze tra l’Italia e gli USA: provo ad elencarne qualcuna, ma tieni conto che sono spesso interallacciate.
    Là c’è un’etica protestante (se hai i soldi significa che Dio ti vuole bene) mentre qua c’è un’etica cattolica (non si parla di soldi, e se possibile li si tiene da parte).
    Poi gli americani – l’ho appena letto, magari proprio da te – sono convinti di essere più ricchi di quello che sono in realtà, quindi si sentono rappresentati da un politico che parla a favore dei ricchi.
    Anche il fatto che negli USA le percentuali di votanti siano minori, e che molti poveri non vadano a registrarsi alle liste elettorali, ti rende più semplice avere una maggioranza di voti in un’elezione se parli ai ricchi. In Italia, ai tempi dell’arco costituzionale, il partito più “dei ricchi” era quello liberale. A parte l’exploit del 1960, hai presente quanti voti pigliava, no?

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