Devo ringraziare Fabrizio, che si è premurato di mandarmi copia di un articolo di Repubblica Affari e Finanza di lunedì scorso. D’accordo, è sparare sulla Croce Rossa. Però non posso esimermi.
L’articolo parla di smart card e crittografia, con lo stile che ci si può aspettare dai nostri: ad esempio, parlando di RSA, dice “Si tratta forse dellunico caso al mondo in cui dei matematici hanno ricavato del denaro dai loro studi”. Ma la vera perla è la “spiegazione” della crittografia a chiave pubblica.
Quando si dice numeri, però, si dice una cosa molto complessa. In realtà si tratta di un numero primo che è il prodotto della moltiplicazione di due altri numeri primi.
Presumo che la definizione di numero primo per l’anonimo articolista sia “numero molto complesso e grande”. D’altra parte come si può costruire un numero primo, se non partendo da altri numeri primi? (No, non può essere semplicemente una svista. Ti può scappare scritto “numero primo” perché stai pensando ai suoi fattori primi, ma allora non scrivi che è prodotto “di due altri numeri primi”)
Ultimo aggiornamento: 2005-01-28 14:25
Non lo sono tutti i numeri primi?
Si potrebbe pensare, volendogli bene, che, nella frase incriminata, il primo “primo” gli sia sfuggito. Ma poi c’è la parolina “altri” a confermare lo strafalcione.
eh si dai, un numero primo è il prodotto di 2 numeri primi, 1 e se stesso (1 x 13 = 13) :-P
ma non ha cmq molto senso, nel senso che già si sà :-p
Metti lo slash al b, per favore. Il neretto non ti si addice. E a leggere certi articoli ci si intristisce a sufficienza.
Mi ricorda un festival del documentario scientifico in cui “spazio complesso” era tradotto (in simultanea) con “spazio molto complicato”.
Brr.