Avevamo prenotato gli alberghi per la gitarella di Capodanno in Francia via Internet. Al ritorno, mi sono arrivati due questionari per dare il gradimento sugli alberghi. Fin qua nulla di strano: avrei preferito fosse più chiaro che i commenti arrivano sul sito anonimi, ma agli albergatori in chiaro, ma lo si poteva comunque capire.
Quello che però mi ha lasciato interdetto è vedere tra le tipologie di viaggiatori, oltre alla classica “lavoro/svago”, la contrapposizione “coppia eterosessuale/coppia omosessuale”. Ci ho pensato su, ma non sono riuscito a capire quale possa essere la differenza nella fruizione di una stanza se si è un maschio e una femmina, oppure due persone dello stesso sesso. E a questo punto, perché allora non chiedere “coppia gay”/”coppia lesbian”? Le esigenze non sono ben diverse?
Ultimo aggiornamento: 2005-01-16 20:03
Penso che l’idea di fondo sia misurare quanto l’albergo possa essere – ahem – “gay friendly” senza chiedere direttamente “quando il portiere si è accorto che nella suite romantica con letto ultramorbido a tre piazze e vasca idromassaggio doppia ci andavate in due maschietti/due femminucce vi ha squadrato da capo a piedi mormorando qualcosa sulla dissoluzione dei costumi nella società occidentale o ha mantenuto un perfetto aplomb professionale?”. Almeno, credo.
in certi settori e a certi livelli i pareri di un omosessuale valgono molto più di quelli degli etero: scelte adatte al gusto più raffinato riconosciuto alla maggior parte degli omo che si muovono per il mondo, saranno apprezzabili anche per gli etero, ma non viceversa.
e questo vale in particolare per il marketing di strutture alberghiere di charme (altra definizione da “marketing di un certo livello” :-)))