Così, un po’ coperta dal voto sulla modifica della Costituzione, la Cassazione ha deciso di terminare il processo Andreotti confermando la sentenza di secondo grado, che per chi non se lo ricorda recita più o meno così: “Fino al 1980 Andreotti è stato un compagno di strada dei mafiosi, poi si è improvvisamente ravveduto ed è rigato dritto”. Non scherzo: c’è un’assoluzione con formula piena per l’associazione a delinquere di stampo mafioso che è un reato definito nel 1980 e con tempi di prescrizione maggiori, e una prescrizione per l’associazione per così dire di tipo semplice.
Uno può credere a una conversione improvvisa, ma la cosa pare difficile almeno a me. Non impossibile, badate. Anche i maggiori estimatori del divo Giulio concordano che aveva amici di amici non molto presentabili in Sicilia: e anche i peggiori detrattori hanno dei problemi a giustificare le leggi speciali contro i mafiosi che promulgò negli anni ’80. Non so se l’assoluzione per insufficienza di prove nel primo grado fosse giusta, ma sembrava più logica. Così è forse stato per il presidente dell’Antiimafia Centauro, anche se non ne sono sicuro: ieri sera a Primo Piano su Rai3 è riuscito a dire che “la sentenza di primo grado aveva una logica, condivisibile o no che fosse; quella di secondo grado non era coerente; dunque ha fatto bene la Cassazione a confermare la sentenza”. Se questo è un sillogismo, io sono una carriola. Mi è sembrato molto più logico Claudio Fava, anche se alla fine è andato pure lui un po’ a sbracare… Perlomeno nei dieci minuti che ho visto nessuno ha alzato la voce, e questo mi sembra oggigiorno già un gran risultato.
Resta il fatto che tutti si dimenticheranno della prescrizione – che equivale a una colpevolezza… – ma l’Italia è fatta così.
Ultimo aggiornamento: 2004-10-16 20:09