Oltre a discettare della eurobocciatura di Rocco e delle traduzioni inglese-bergamasco della parola gay, molte delle fonti che leggo hanno tuonato contro i “permessi premio” concessi a Giovanni Brusca. Ci si è messo anche Gramellini nel Buongiorno di oggi sulla Stampa.
Eppure, per quanto io rabbrividisca al pensiero di come Brusca abbia ammazzato uomini, donne e bambini senza nessuna remora, non riesco a unirmi a questo coro. I morti non rivivranno più, è vero. Ma non mi sembra una ragione sufficiente per fare morire un’altra persona (e un ergastolo non è poi così diverso da una condanna capitale) solo per dire “occhio per occhio, dente per dente”.
Ultimo aggiornamento: 2004-10-13 16:58
Commento banale: e se grazie a questi permessi a morire, sul serio, fosse qualcun altro?
Abbastanza d’accordo, mi chiedo solo come mai uno con quel po’ po’ di fedina penale riesca ad accedere a dei benefici già dopo otto anni (se non mi sbaglio) di pena. Che è un’eternità da passare in galera, ma tutto sommato un tempo breve nel computo totale della pena.
Concordo pienamente con sciasbat. Teoricamente la galera dovrebbe servire per “redimere”, ma in casi come questo credo che sia come credere a Babbo Natale. Meglio allora chiuderlo in una cella e buttare via la chiave, per evitare (come purtroppo accade spesso) che chi esce con un permesso rientri in carcere con altri morti alle spalle. Anche perchè il signore in questione, dopo aver assassinato in modo barbaro (eufemismo) uomini e bambini, esce in permesso con soggiorno in albergo tutto pagato dallo stato, che saremmo poi noi e gli stessi familiari delle vittime… vogliamo parlare di morale…?