Premessa: spesso nelle mie notiziole scrivo di cose che non conosco, da Vero Tuttologo quale io sono. Questa volta è peggio del solito, e su un argomento anche più ostico e finanche pericoloso. Se qualcuno vuole commentare e correggere, sarà il benvenuto; evitate però scomunica e fatwa, grazie! Aggiungo anche che non intendo affatto dare giudizi di merito: a dire il vero, non lo ritengo nemmeno possibile, perché la fede non può per definizione essere definita scientificamente.
Il tema che inizio oggi a trattare è semplice da esporre: come fanno le grandi religioni rivelate a venire a patti con il testo dei loro libri sacri? Se li si legge attentamente, infatti, si scoprono molte contraddizioni interne, e passi difficili da trattare: questo non è esattamente bello, per un’opera ispirata da Dio/YHWH/Allah. Ma gli uomini sono ingegnosi, e hanno trovato varie soluzioni, che presento in due puntate.
Una soluzione molto elegante – uso il termine in senso matematico: poche ipotesi ad hoc – è quella che afferma che la Divina Parola è quella che è stata scritta, e nessuno può cambiarla. Se non erro, anche gli ebrei ortodossi seguono questa linea di pensiero, ma essa è portata alla massima estensione dagli islamici, per cui il Corano è la Parola definitiva di Allah, che non dirà più nulla.
Ciò porta a una serie di conseguenze niente affatto banali. Innanzitutto, non è possibile tradurre la parola sacra. Per molti secoli le versioni del Corano in altre lingue sono state vietate, e ancora adesso non sono considerate valide: la preghiera è sempre in arabo. Corollario? I musulmani devono conoscere l’arabo, tanto che spesso si definiscono sbrigativamente “arabi” tutti gli islamici. Vaglielo a dire a un indonesiano o a un nigeriano, o se per questo a un arabo cristiano! Questa cosa porta indubbiamente dei vantaggi: anche se gli accenti sono molto diversi, due islamici in genere possono comprendersi tra loro. Ma in un certo senso questo è anche un blocco per lo sviluppo della lingua: se il testo sacro è quello, le parole non possono cambiare significato nel tempo.
Un altro corollario meno immediato è che eventuali contraddizioni nel testo sacro non danno alcun problema. Allah è grande, e può cambiare idea quanto vuole. Le sue vie sono per noi imperscrutabili: dobbiamo semplicemente essere sottomessi e tenerci solo l’ultima sua Parola come quella definitiva.
Facile? Mica tanto. Innanzitutto, non c’è nessuna certezza che Egli non cambi ancora idea e non invii un nuovo profeta che aggiorni quanto detto a Maometto. Presumo che questo sia semplicemente un atto di fede. Dove invece la ragione la deve necessariamente fare da padrona è nella scelta di quale tra le due Parole discordanti nel testo è quella da scartare, perché anteriore. Eh sì, le Sure del Corano, tranne la prima, non sono ordinate temporalmente ma per lunghezza decrescente; l’esegesi cerca di valutare quale possa essere il loro ordine.
Passando agli ebrei, il discorso si fa un po’ più difficile. La maggiore antichità della lingua ebraica rispetto a quella araba, o perlomeno alla versione usata da Maometto, dà indubbiamente un vantaggio tecnico. Addirittura nei secoli scorsi alcuni studiosi affermarono che l’ebraico è sta la prima lingua parlata dall’umanità, prima di Babele; diventa pertanto naturale che YHWH l’abbia usata per donarci la Sua Parola. Per questa stessa ragione, alcuni tardi libri biblici che erano stati scritti in aramaico non sono stati ammessi nel canone ebraico: e a volte mi chiedo come abbiano fatto ad ammettere qualcosa oltre la Torah. Un esempio interessante è dato dalla Versione dei Settanta. Essa è la traduzione in greco della Bibbia: non esattamente quella usata adesso dagli ebrei, perché a quel tempo non era ancora stato codificato il canone. Questa versione aveva una sua ragione d’essere: gli ebrei si erano espansi nel bacino mediterraneo, e iniziavano ad esserci gruppi di lingua greca, che avevano difficoltà con l’ebraico. Non è così strano, visto che persino in Palestina c’erano comunità ellenistiche; basti pensare agli apostoli Andrea e Filippo, i cui nomi non sono semitici ma greci, e a santo Stefano. Lì ci sarebbe da fare una digressione sulla separazione tra giudeo-cristiani semiti ed ellenici, ma andrei fuori strada.
Tornando alla nostra Bibbia dei Settanta, sorse indubbiamente il problema di stabilire se la Parola fosse ancora quella reale. La leggenda se la cava affermanto che i settanta studiosi tradussero ciascuno per conto proprio i libri sacri, e quando si riunirono scoprirono che tutte le versioni erano identiche; più prosaicamente credo che da lì iniziò quella che è una caratterstica precipua degli ebrei, e cioè la discussione rabbinica. di nuovo, la logica dietro questo modo di operare non è affatto stupida, e si può riassumere così: “La Parola di YHWH è quella, ma l’uomo è limitato e non può sempre riuscire a metterla per scritto correttamente; altrimenti sarebbe anch’egli divino. Compito del rabbi e del rav è studiarla – più corretto amarla – per riuscire a comprenderla, naturalmente con il Suo aiuto. Il Talmud, con le discussioni non sul testo biblico ma sui commenti dei Maestri, assume improvvisamente un senso diverso: il processo di interpretazione della Parola è continuo, e anche le discussioni passate contengono la scintilla divina. Inoltre il problema “perché YHWH non parla più” viene risolto anche in questo caso elegantemente: man mano che l’uomo cresce ha bisogno di meno “aiutini”. Si parte con i miracoli, per passare ai profeti (“parlo per”), ai maestri e infine ai commentatori e agli esegeti.
Fidarsi così del testo scritto della Parola porta però anche a un altro effetto: la Cabala. Lo studioso cabalistico parte dal testo nudo e crudo – e l’ebraico è la lingua divina! – e afferma che il significato è intrinseco in quelle lettere, che forse devono essere disposte in modi diversi (Arthur Clarke non vi ricorda nulla?), o banalmente rese vive (il Golem). Non pensiate che questo sia limitato agli studiosi di ebraico, o ai maghi: andate ad esempio a cercare l’Ars Magna di Raimondo Lullo, che sicuramente è stato influenzato dalla Cabala. Insomma, in questo caso il testo sacro non ha “contraddizioni” per definizione: a noi sembra che ci siano delle contraddizioni, ma è solo perché noi non siamo degli iniziati, e quindi non sappiamo come deve essere letto.
Per cosa fanno i cristiani, vi rimando alla prossima puntata!
Ultimo aggiornamento: 2004-05-26 12:22
Pezzo narrato in modo gustoso
Domanda marginale: all’inizio parli di “religioni rivelate”. Mi ricordo che una volta usai lo stesso termine per definire le tre principali religioni monoteistiche, perché hanno in comune l’essere direttamente basate sulla Parola di Dio. Allora venni letteralmente aggredito perché solo la religione Cristiana poteva considerarsi rivelata, in quanto insegnata direttamente da Dio, incarnato in uomo. Io cmq continuo a rimanere della mia idea, che coincide con la tua a quanto pare. Tu che fai? Confermi, precisi, ritratti? :P
Mah. Se uno mi dice “Dio si è rivelato solo nella religione cristiana” posso seguire la logica. Ma nelle tre grandi religioni monoteistiche la Parola arriva sempre direttamente dall’entità divina, quindi la religione per me è rivelata.
letto con avidità. aspetto la seconda parte.
molto interessante.
Complimenti.
Complimenti. Non sembra che tu stia parlando di cose che non conosci. Bando alla falsa modestia :)