Questa che stai leggendo è la millesima voce di queste Notiziole, scritte man mano in questi quasi tre anni. A dire il vero, i conteggi non sono troppo precisi. Ad esempio, ci sono in realtà 995 notiziole diverse, dato che cinque sono state cancellate (prove, e un doppione). È però anche vero che la prima voce è datata settembre 2001 – prima dell’11, se te lo stavi chiedendo – ma sono riuscito a cancellare quasi tutto quello che avevo scritto in quel mese: diciamo che ho fatto una copia di backup nella direzione errata. E ancora, se noi avessimo dodici dita dovrei ancora aspettare settecentoventotto post per vedere la cifra tonda, mentre a Topolinia un mio equivalente tetradattilo in questo momento starebbero sfiorando i “duemila” messaggi. Insomma, questo messaggio celebrativo non si sa bene cosa celebri, a parte il mio ego che ad ogni modo non mi sembra così da buttare via. Lassù poi c’è sicuramente un bel numero identificativo.
Detto questo, sfrutto l’attimo per arrivare finalmente al sempreverde pippone “cos’è un blog?”, che fa tanto fine. Lo faccio però nella mia maniera, anche perché ho scoperto molto tardi che questo era un blog: un po’ come il calabrone che non sa che gli studiosi hanno sentenziato che non può esere in grado di volare…
Inizio con lo stimare la mia audience. Una stima conservativa mi dà venti lettori fissi e una trentina di saltuari; ad essere ottimista potrei raddoppiare questi numeri. Sono pochi? non credo. Per fare un confronto, io leggo una dozzina di blog e dò uno sguardo a un’altra ventina, quindi il mio bilancio leggi/scrivi è per così dire in attivo. Poi c’è una cosa che mi impedisce a priori di cercare di diventare una blogstar: non ho nessuna voglia di dover seguire gli umori del pubblico. Già è una scocciatura non potere scrivere qui tutto quello che mi passa per la mente, visto che è uno spazio visibile da tutti; ma almeno voglio non dovere scrivere quello che vogliono gli altri. D’accordo, questo lo si capiva subito, dato che qui sopra salto di palo in frasca. Nessuno ha comunque avuto ancora il coraggio di lamentarsi di questo mio mix.
Continuiamo: la cosa più difficile di un blog è indubbiamente scriverci regolarmente. Rispetto ad avere un sito qualche vantaggio c’è: è molto più veloce scrivere ogni tanto qualche sciocchezzuola che aggiungere documenti in maniera organica. Bastano infatti pochi minuti e la notiziola è bell’e sfornata. Però non si può dire “va bene, scrivo una volta la settimana”, a meno che uno non pensi al proprio blog come una specie di “colonna giornalistica periodica elettronica”. Il trucco penso sia non lasciarsi prendere dal panico se un giorno non si ha nulla da dire. Ci si può benissimo prendere un periodo sabbatico, anche se in tal caso sarebbe simpatico avvisare i propri lettori: non per obbligo ma per cortesia.
Lo stile di scrittura, sia inteso come argomenti trattati che come lunghezza dei singoli articoli, mi sembra invece il minore dei problemi. Conosco blog di tutti i tipi, e ciascuno ha il suo fascino – oppure non mi attira per nulla – indipendentemente dal suo stile. Penso che ciascuno debba seguire la sua strada; almeno si divertirà a scrivere, e non lo sentirà come un obbligo. Non è che la fuffa sia meglio o peggio delle serissime discussioni; sono strade diverse. Confesso però che trovo buffa la scelta di chi mette su blog diversi per stili e/o argomenti diversi. A parte che non so dove trovino il tempo per scrivere tutta quella roba, mi pare tanto un segno di schizofrenia. Piuttosto studiate ortografia e sintassi: ricordate che chiunque potrà vedere le vostre produzioni e sbertucciarvi! Le correzioni ortografiche sono sempre possibili e anzi doverose, per quelle di contenuto onestà intellettuale vorrebbe che fossero evidenziate come tali.
Commenti o non commenti? Io sono andato avanti per due anni senza permettere commenti, prima perché non erano previsti dal programma che usavo al tempo, poi perché non ne avevo voglia. Dopo che li ho introdotti, ho dovuto moderarli per evitare lo spam. Per fortuna non ce ne sono così tanti. A volte capita l’idiota, ma ho deciso che ha il diritto di essere idiota, e quindi il commento resta visibile. Più interessante vedere chi scrive pubblicamente e chi anonimamente; ogni tenutario sa chi preferisce rispondergli in privato, a volte si vede chi riprende l’argomento nel suo blog. Chissà poi quanti tacciono… ognuno ha i suoi gusti.
La storia dei rimandi tra un blog e l’altro è a mio parere sopravvalutata. In verità, ciascuno di noi scrive un blog per un sano egoismo, vale a dire per fare sentire la propria voce. Ma pensateci un attimo su. Nessuno crea un blog di notizione globali manco fosse il Corsera; al massimo si limita al suo orizzonte locale. Nella maggior parte dei casi, quello che si fa è commentare una notizia. Riportare la fonte della notizia costa poco, e anzi se si vuole controbattere gli argomenti altrui sei costretto a presentarli. Un link costa poco e non lo si nega a nessuno. Io sono fuori standard perché non aggiungo la bella lista statica dei miei blog favoriti: gli è che il principio non mi piace, perché mi ricorda tanto una casta. Tanto se sono un assiduo lettore di un blog, prima o poi lo cito…
Termino con le aggregazioni: uso il termine in senso lato, per indicare sia gli esperimenti di blog a più voci che le raccolte di vari blog in un unico frame. Li leggo, a volte mi ci aggiungo anche io, ma mi ci riconosco poco, forse perché sono un isolazionista telematico o magari perché sono egoista e voglio che la gente arrivi direttamente da me o magari perché non mi sento degno di cotal compagnia. C’è chi non sembra poterne fare a meno, invece!
Chiusura: non facciamoci tante pippe sui blog, cercando di classificarli. Ci sono, in futuro continueranno probabilmente ad esserci, e sono variegati a piacere loro. Io ho il mio, e me lo tengo così com’è.
(ps: sarebbe stato simpatico cambiare grafica per il “compleanno del blog”. Peccato che non abbia idee su cosa fare. Sarà per un’altra volta)
Ultimo aggiornamento: 2004-04-23 10:52