Come anche Alessio fa notare, è passata inosservata in Italia la notizia dell’appoggio praticamente incondizionato di Giorgino Bush al sedicente “piano di pace” presentatogli da Sharon. Per chi si fosse perso le puntate precedenti, il premier israeliano ha benignamente concesso di togliere i coloni ebrei dalla striscia di Gaza (360 Kmq per 1.300.000 abitanti, vi lascio immaginare che bel posto debba essere), ma non toglierà affatto gli insediamenti nella Cisgiordania, che ovviamente sono stati messi nei posti migliori o meno peggiori che dir si voglia; né smantellerà il “muro”.
Io non sono un filopalestinese, in realtà. Comprendo che il “diritto al ritorno” dei palestinesi è impossibile in pratica, anche se teoricamente dovuto: a parte che credo che per la maggior parte di essi il termine “patria” è il campo dove sono nati e vissuti, e che i loro “fratelli arabi” non sono stati certo così ospitali con loro. Può anche darsi che sia vero, come molti destrorsi dicono, che lasciare le colonie attuali in mano ai palestinesi significa mandarle in rovina: se capiterà per loro eventuale ignavia e non per qualche strozzinaggio occidentale, peggio per loro. Ma i confini ante 1967 sono l’unico modo per arrivare non dico a una cosa qua, ma almeno comprensibile.
Ma per gli statunitensi questo è un concetto incomprensibile. Meglio dichiararsi amici dell’Arabia Saudita.
Ultimo aggiornamento: 2004-04-15 11:54