Ieri sera sono andato a cena con un mio compagno di liceo. Per raggiungere casa sua, ho preso le cosiddette Ferrovie Laziali, una specie di tram a più vagoni che prima o poi dovrebbe diventare una sorta di metropolitana romana. Ma non divaghiamo. Sono salito, e ho cercato una obliteratrice funzionante. Non è stata una cosa semplice: quelle per i vecchi biglietti hanno una fessura troppo stretta, e le prime due per i biglietti magnetici erano fuori servizio. Alla fine ne ho vista una che sembrava funzionare, e ci ho infilato il biglietto. Se l’è regolarmente inghiottito, e se l’è tenuto in pancia… per due minuti. Vabbé, forse esagero. Diciamo un minuto e mezzo, ad ogni buon conto più del tempo tra una fermata e l’altra. Ogni tanto sentivo dei rumori strani provenire dall’interno della macchinetta: ma più che una scrittura del biglietto mi sembravano tentativi di connettersi con la sonda spaziale Spirit. I risultati almeno erano gli stessi.
Quando ero ormai convinto che l’unico modo per riavere il biglietto sarebbe stato lasciare sui binari un riscatto in banconote di piccolo taglio, improvvisamente la timbratrice mi ha risputato il biglietto, con una fascia “da rullo di gomma”, ma apparentemente non timbrato. Verificherò sul campo quest’ultima affermazione, ma mi preoccupa alquanto la schizzinosità del manufatto, accompagnata da una simile meticolosità. “Biglietto sì, ma di qualità”?
Ultimo aggiornamento: 2004-01-29 10:53