A gennaio le tariffe per spedire posta sono state rimodulate. Per la precisione, il costo di un invio in posta prioritaria è sceso da 62 a 60 centesimi, mentre quello per l’invio standard è salito da 41 a 45 centesimi.
Ora, se qualcuno considerasse la definizione pratica di “posta prioritaria”, che ci mette anche cinque giorni da Milano a Milano, trova incredibile che esista questa tassazione aggiunta. Ma si sa, la priorità è un concetto relativo, non assoluto.
Il punto che volevo far notare è però un altro. Esiste ancora in giro una notevole quantità di francobolli da 62 centesimi: e passi. Si sprecherà qualcosa alla faccia dell’indice dell’inflazione, ma si può fare. Ma esiste anche in giro una notevole quantità di francobolli da 41 centesimi. In una nazione efficiente, avrebbero iniziato qualche mese fa a produrre i nuovi valori. In una nazione pragmatica, avrebbero cominciato a produrre francobolli da 4 centesimi, per non sprecare quelli vecchi. Ma noi siamo in Italia.
Ieri, dopo tre settimane dal cambio di tariffa, Anna è andata in posta – non dal tabaccaio, faccio notare – per prendere i francobolli per i nostri famosi biglietti di ringraziamento. Risultato? ha dovuto prendere ottantotto francobolli da 41 centesimi, e centosettantasei da due centesimi. E non le hanno nemmeno dato in omaggio la spugnetta per inumidirli.
L’unica speranza è di non sorpassare la fascia di peso, a furia di incollare roba.
Ultimo aggiornamento: 2004-01-22 11:28