Il primo gennaio il valore del nostro buono pasto è passato da 5.16 a 6 euro (lordi, si pagano le tasse sopra i 5.29€; quindi in pratica l’aumento è stato di 54 centesimi a buono.
Oggi il pasto in mensa è passato da 5.38 (insomma, con il buono vecchio prendevi primo secondo e contorno, l’acqua la pagavi a parte) a 6 euro (col buono nuovo, bontà loro, ci sta anche la bottiglietta d’acqua), con un aumento di 62 centesimi.
Tra l’altro, per chi afferma che le gabbie salariali sono ingiuste: nella sede di Santa Palomba lo stesso pasto costa 4 euro e 27, e si mangia anche meglio.
Aggiornamento: visti i commenti, forse è meglio che precisi che non mi sto lamentando perché mi danno pochi soldi per il buono pasto, né mi lamento troppo per il 12% di aumento in un anno; mi sembra però di essere fregato, perché la mensa ha ritenuto che il nostro aumento fosse automaticamente “cosa sua”.
Ultimo aggiornamento: 2004-01-15 15:04
A Roma (e dintorni) si mangia bene a prescindere… a parte che, se è la mensa che penso io, è sufficientemente nota proprio per la qualità dei pasti.
Beh, di che ti lamenti? Al Politecnico il buono non è aumentato, ma dal primo gennaio hanno cambiato gestione della mensa con aumenti del 30-50% dei prezzi, senza particolari miglioramenti nella qualità. Ma in fondo non è troppo un mio problema, a me il buono mensa non lo danno.
Qui Trento,
ai dipendenti dell’università danno un buono di 4.65 euro; si puo’ mangiare in mensa studenti aggiungendo 1 o 2 euro a seconda della quantità di portate, al cinese o ad un self-service o una pizza aggiungendo dai 2.5 ai 3 euro.
.mau. non ho ben capito: tu per mangiare devi aggiungere 6 euro al buono?
allora su questo fronte mi ritengo fortunata, in compenso gli stipendi sono da fame :-(
Confermo gli aumenti alla mensa PoliTo, ma avendo vissuto anche l’altro lato (cioè, anni fa, di membro del CdA che dava l’appalto) posso dire che erano i prezzi precedenti ad essere un po’ troppo bassi… sai com’è, 1,50 euro per un primo o 2,10 euro per un secondo non stavano veramente nè in cielo nè in terra, anche in una mensa agevolata (peraltro una mensa dipendenti, non una mensa studenti); il peso della sovvenzione sul bilancio dell’Ateneo non era indifferente (se non ricordo male, erano alcune centinaia di milioni l’anno); e io mi ero sempre chiesto perchè l’Ateneo dovesse sovvenzionare fino a quel punto il pasto anche ai dipendenti da cento milioni l’anno.
Adesso, comunque, 5,20 euro per un pasto completo (primo, secondo, contorno, pane e acqua) mi sembra sempre un buon prezzo.
L’effetto positivo è che ora si riesce quasi a trovare un posto a sedere…
X vb. Beh, i buoni mensa devono sono cmq da pagare, fa poca differenza se attraverso un maggior peso del singolo buono, o sotto forma di finanziamento diretto alla mensa. La scelta è più che altro politica e non economica: se il buono pasto vale di più hai più scelta e te lo puoi spendere anche all’esterno, mentre se il contributo va direttamente alla mensa ti conviene mangiare lì. Però questo ragionamento vale per i dipendenti “normali”, cioè tecnici, ammnistrativi e personale docente inquadrato. Anche nell’università però si va sempre di più verso contratti atipici (ad esempio i ricercatori spariranno e diventeranno dei precari a lungo termine), con il perdurare del blocco delle assunzioni quasi tutti i nuovi campano mediante assegni di ricerca, e nessuno di questi ha i buoni mensa. In parole povere si avvera sempre di più il discorso che da un po’ vb porta avanti sul suo blog: con l’aumento delle singole portate ed il mantenimento del potere di acquisto del buono pasto (i 5.20 euro) si dà la mazzata di maggior peso alle categorie più deboli. Ma non è un male del tutto, perché uno furbo dovrebbe trarne le conseguenze e non accettare più una simile situazione, le mazzate sono un ottimo metodo per vincere l’inerzia.